Sarà “Joe Biden vs Donald Trump” la grande sfida alle presidenziali americane. Bernie Sanders, pochi minuti fa, ha annunciato in un video in diretta su Facebook di aver deciso di sospendere la sua campagna.
Le recenti sconfitte
Ultimamente, le cose non andavano bene per Bernie Sanders, uno dei due sfidanti alle primarie democratiche. Le votazioni avevano portato a una sconfitta in diversi Stati tra cui Florida, Arizona, Illinois, Missouri, Mississipi e Michigan. Difficile, dunque, che ci fosse grandi possibilità per Sanders di vincere le primarie.
La seconda corsa alle primarie
Bernie Sanders aveva già corso alle primarie nella scorsa tornata elettorale, quando aveva comunque dovuto lasciare il passo a Hillary Clinton, sfidante in carica per i dem.
Tra primarie e coronavirus
Nel mondo sospeso in cui viviamo a causa della pandemia, anche le votazioni per le primarie avevano subito uno stop: il testa a testa tra Biden e Sanders, che gli ultimi seggi avevano visto il primo trionfare sul secondo, era di fatto cristallizzato. Si era creata dunque una situazione decisamente difficile in cui non era chiaro quando si sarebbe definito il nome del vero sfidante democratico alla Casa Bianca, e novembre cominciava a non sembrare dopotutto così lontano.
Nel suo discorso di ritiro, Sanders ha voluto esprimere grande gratitudine a tutti i suoi sostenitori e tutti coloro che hanno collaborato alla campagna elettorale del senatore 78enne. “Oggi sospendo la mia campagna”, ha dichiarato Sanders, “ma se la campagna finisce, la lotta per la giustizia continua”
Bernie Sanders, l’audace progressista
Nella gara alle primarie, se Biden rappresentava il candidato moderato, Sanders è stato il “progressista”. Nel mirino di Sanders c’erano le classi più agiate, a cui si sarebbe chiesta una quota di tasse “più equa”, e l’annullamento del principio del “too big to fail”, ovvero “troppo importante per essere punito”.
Sanders avrebbe previsto grandi cambiamenti in ambito di politica estera, tra cui lo stop al sostegno Usa agli interventi di appoggio delle forze saudite in Yemen, una graduale eliminazione delle forze militari in Afghanistan, Siria e Iraq e nuovi accordi sul nucleare in Iran.