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Coronavirus, appello dei ginecologi: favorire l’aborto farmacologico

Pubblicato: 08/04/2020 22:31

Nell’Italia che lotta ogni giorno contro l’emergenza Coronavirus, sono molte le questioni che magari non sono in piena luce, ma che richiedono attenzione. Tra queste c’è anche quella delle interruzioni di gravidanza, permesso grazie alla legge 194 del 1978. Nell’Italia del Coronavirus, però, anche una pratica del genere va incontro a ostacoli che le associazioni dei ginecologi cercano di risolvere.

L’appello dei ginecologi per gli aborti

Sono molte nelle ultime ore le voci che stanno mettendo in primo piano la questione. Repubblica condivide anche alcune testimonianze di donne che, a causa delle misure di quarantena, starebbero avendo problemi e intoppi a usufruire di una pratica garantita dalla legge. Gli ospedali avrebbero garantito che le interruzioni di gravidanza rientrano tra le pratiche indifferibili durante l’emergenza, ma il problema sarebbe anche un altro.

Come riportato da SkyTg24, il Presidente della Società Italiana di Ginecologia Antonio Chiantera e quello dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani Nicola Colacurci avrebbero chiesto misure per garantire tale procedura e al contempo garantire la sicurezza dai contagi.

Andare in ospedale è troppo rischioso

Il problema secondo Colacurci, infatti, è che il percorso tradizionale per l’aborto chirurgico “prevede numerosi accessi ambulatoriali espone la donna a un numero eccessivo di contatti con le strutture sanitarie“. Interrompere la gravidanza chirurgicamente, insomma, favorisce il rischio di contagio: gli ospedali infatti sono già al collasso e alcuni potrebbero aver favorito il diffondersi dell’epidemia, nelle prime fasi.

Sul banco quindi c’è la proposta di associazioni di ginecologi italiani che chiedono di favorire l’aborto farmacologico attraverso la somministrazione della pillola Ru486 per tutelare le pazienti, evitando loro ingressi negli ospedali già alle prese con l’emergenza Coronavirus.

Favorire l’uso della pillola Ru486

Le proposte avanzate dagli esperti, quindi, sono rivolte a limitare l’accesso agli ospedali. Per farlo, andrebbe favorito l’aborto farmacologico e l’utilizzo della pillola Ru486. Nello specifico, riporta SkyTg24, le proposte riguarderebbero diversi punti. Tra questi, spostare il limite dell’interruzione di gravidanza a 9 settimane, quindi non raccomandare il ricovero e anzi somministrare il mifepristone (steroide sintetico utilizzato  per l’aborto) e poi far assumere a casa le necessarie prostaglandine.

La procedura richiesta sarebbe simile a quanto già avviene in altri Paesi come Francia e Regno Unito, dove le IVG sono monitorate tramite servizi telemedici.

Lettera aperta al Ministero per l’aborto farmacologico

Nonostante le proteste delle associazioni Pro Vita, che sottolineano come in questo modo si favorirebbe il ritorno agli “aborti in casa” tanto combattuti negli anni passati, sono numerose le associazioni che stanno lottando per favorire l’aborto farmacologico.

Pro-Choice e altre hanno inviato una lettera aperta al Ministero della Salute, in cui richiede appunto che si possa garantire l’interruzione di gravidanza anche “da casa”. Tra i firmatari figurano anche Laura Boldrini, Roberto Saviano e decine e decine di altri grandi nomi.

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2020 22:47