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Maltrattamento animale e Coronavirus: quando la violenza non va in quarantena

Pubblicato: 13/04/2020 09:06

Non è stata la solita Pasqua per l’Italia e gli italiani che hanno dovuto ripiegare su festeggiamenti “alternativi” per questi giorni di festa in un contesto però quanto mai drammatico, segnato indelebilmente dall’emergenza Coronavirus. Le violenze sugli animali infatti, come denunciato dalle associazioni, non vanno e non sono andate in quarantena.

È categorica la denuncia che arriva da AWF (Animal Welfare Foundation), Enpa ed Animal Equality, unite nel condannare ancora una volta le anomalie, le irregolarità e le violenze inflitte a migliaia di agnelli che, con l’arrivo della Pasqua, sono stati trasportati in Italia in condizioni indecenti.

Ad entrare nel vivo di quanto accade realmente a migliaia di capi lontano dagli occhi dei consumatori è stata, intervistata da The Social Post, l’avvocato di numerose organizzazioni tra cui AWF e AE, Manuela Giacomini.

ATTENZIONE: NELL’ARTICOLO È PRESENTE UN VIDEO CHE CONTIENE IMMAGINI CHE POTREBBERO LEDERE LA SENSIBILITÀ DEL LETTORE

Pasqua e Natale, ciclici ritorni di violenze

Se per l’uomo l’avvicinarsi delle festività come il Natale e la Pasqua non possono che portare con sé gioia ed entusiasmo, lo stesso non lo possono dire gli animali. Il lato oscuro di quello che è, il più delle volte, un vero e proprio calvario verso la morte, lo denunciano le organizzazioni che si battono da sempre per la tutela e i diritti degli animali quali Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), Animal Equality e AWF che nel periodo Pasquale, rivendicano il diritto degli animali a non subire violenze e sofferenze non necessarie.

Il calvario degli agnelli

Anche quest’anno, come tutti gli anni, migliaia di agnelli hanno viaggiato e viaggiano dall’estero per raggiungere l’Italia dove, appena toccheranno terra dopo ore di viaggio su gomma in condizioni deplorevoli, verranno subito macellati. Così si legge nell’ultimo comunicato delle organizzazioni: “Ogni anno oltre 3 milioni di ovini vengono trasportati all’interno dell’Unione Europea. Di questi più di 2 milioni vengono macellati all’arrivo. L’Italia da sola ne importa circa il 40%“.

Un import che per la maggior parte arriva da Romania, Ungheria e Polonia con destinazione Italia. Ma già il viaggio di per sé, rappresenta per gli animali un supplizio e il Coronavirus non ha impedito il suo ciclico ripetersi: “Quest’anno questo traffico non sembra essere diminuito sostanzialmente nonostante la necessità di ridurre gli spostamenti determinata dal Coronavirus, quindi non possiamo abbassare la guardia sulle condizioni disumane nelle quali vengono trasportati gli agnelli“.

Camion sovraffollati e sofferenza: il viaggio verso l’Italia

Le violenze e le sofferenze cui vengono sottoposti durante il trasporto sono plurime, punite dalla legge: dai camion stessi, il più delle volte inadatti al trasporto di agnelli, sovraffollati di capi; alle stesse condizioni in cui gli animali sono obbligati a viaggiare. Interpellata in merito, così ha dichiarato l’avvocato Giacomini a The Social Post: “Dal 2016 al 2019 AWF ha potuto osservare costantemente gravissime violazioni da parte di trasportatori di alcuni paesi UE verso l’Italia, tra cui:

  •  Durata del viaggio superiore alle 19 ore;
  • Gli animali non hanno ricevuto cibo/acqua appropriati dopo 9 ore di viaggio né sono stati sfamati secondo le loro esigenze;
  • Non tutti gli animali avevano accesso all’acqua;
  • Mancanza di riposo dopo 9 ore di viaggio;
  • Spazio insufficiente sopra gli animali i quali toccano con la testa il soffitto. Di conseguenza, non è possibile un’adeguata ventilazione e gli animali non sono in grado di muoversi; 
  • Gli animali non sono stati controllati in modo regolare;
  • Mancanza di accessibilità per controllare gli animali;
  • Spazio insufficiente;
  • Veicolo non a norma per tale tipo di trasporto”.

Tali irregolarità – prosegue sempre la Giacomini – non sono però imputabili esclusivamente alla compagnia di trasporto ma anche alle autorità competenti del luogo di partenza e del luogo di destinazione in quanto hanno permesso a questi mezzi di viaggiare quando, in realtà, non erano idonei secondo il Regolamento. Dai documenti che mi sono pervenuti dalle associazioni di protezione animale che assisto, ho potuto riscontrare che spesso questi – vista anche la loro fragilità tenuto conto del fatto che si tratta di cuccioli di alcune settimane di vita – vengono sottoposti a maltrattamenti sia fisici che psicologici da parte dei trasportatori e di coloro che dovrebbero garantirne il benessere presso il luogo di destinazione ovvero il macello“.

Guarda il video:

ATTENZIONE: NEL VIDEO SONO PRESENTI IMMAGINI FORTI

Il video-denuncia delle associazioni

La richiesta alle istituzioni da parte di Animal Equality, Enpa e AWF

Di fronte a queste violenze non necessarie, il tono delle organizzazioni si alza chiedendo una risposta da parte delle istituzioni e soprattutto la revisione del Regolamento UE 1/2005 sì da poter porre un limite massimo e inderogabile di 8 ore di trasporto dall’allevamento al mattatoio per tutti gli animali destinati alla macellazione.

A riguardo, l’avvocato Giacomini sempre a The Social Post: “Il Regolamento (CE) n. 1/2005 disciplina la protezione degli animali durante il loro trasporto. L’art. 3 prevede le condizioni generali per il trasporto degli animali e ribadisce il principio fondamentale, di cui anche al Considerando 11, in base al quale: ‘Nessuno è autorizzato a trasportare o a far trasportare animali in condizioni tali da esporli a lesioni o a sofferenze inutili’. Tra i vari requisiti previsti dal Regolamento ritengo rilevanti per il caso di specie: l’organizzatore deve prendere tutte le disposizioni necessarie per ridurre al minimo la durata del viaggio e assicurare i bisogni degli animali durante il viaggio; i mezzi di trasporto devono essere progettati, costruiti, mantenuti e usati in modo da evitare lesioni e sofferenze e assicurare l’incolumità degli animali; acqua, alimenti e riposo devono essere offerti agli animali, a opportuni intervalli, e devono essere appropriati per qualità e quantità alle loro specie e taglia“.

A ciò si aggiunge la richiesta di una maggiore protezione degli animali più vulnerabili; la negazione per legge del trasporto di animali non svezzati per lunghe distanze; controlli serrati da parte delle autorità competenti circa le violazioni (spesso ripetute) e le false dichiarazioni sul benessere degli animali.

Più controlli e più sanzioni soprattutto ai tempi del Covid-19

Come già evidenziato, la richiesta di controlli più ferrei e sistematici porrebbe fine a violenze che, con l’emergenza Coronavirus, non hanno fatto altro che acuirsi: “Sarebbe anche opportuno bloccare temporaneamente il trasporto di animali vivi tra paesi europei e dall’Europa verso Stati terzi dal momento che, a causa dei tempi ormai biblici di attesa alle frontiere, non è praticamente più possibile rispettare i tempi di viaggio previsti dal Regolamento – spiega l’avvocato – con la conseguenza che gli animali passano anche più di 30 ore ammassati sui camion. Situazione certamente non tollerabile in vista dell’estate“.

La consapevolezza dei consumatori

Discorrendo sul tema sempre con l’avvocato delle associazioni animaliste, si rende nota la deposizione a inizio del 2020 di una denuncia che attualmente si trova già al vaglio della magistratura ma laddove ancora si richiede un intervento delle autorità, ancor più di fondamentale importanza si rende la presa di coscienza di tutto ciò che avviene da parte dei consumatori che, troppo spesso, non sono a conoscenza di questa catena di sofferenze. “Credo che le associazioni stiano facendo un ottimo lavoro per informare i consumatori. Forse, purtroppo, da parte di qualcuno manca ancora quella sensibilità necessaria per considerare gli animali da allevamento al pari dei nostri animali domestici. Riterrei utile però se da parte delle aziende coinvolte in questa filiera ci fosse maggiore trasparenza sui metodi di allevamento e sulla provenienza degli animali di modo che i consumatori siano pienamente consapevoli di ciò che stanno comprando“, chiosa Giacomini.

Giacomini: “Riflettiamo sulle nostre scelte quotidiane

E proprio ai consumatori si rivolge il messaggio dell’avvocato, un monito verso un acquisto consapevole: “Mi sembra ormai evidente che il nostro stile di vita che ci ha contraddistinti negli ultimi decenni non è più sostenibile. Pertanto, credo sia arrivato il momento di avere coraggio e di fare scelte compassionevoli non solo verso l’ambiente che ci circonda e ci ospita ma anche nei confronti degli animali in quanto esseri senzienti, ovvero capaci di provare dolore e sofferenza ma anche gioia e amore – evidenzia l’avvocato – Riflettiamo quindi sulle nostre scelte quotidiane, cambiare non è poi così difficile“.