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Coronavirus, allarme da Wuhan in Cina: dopo 2 mesi ancora positivi al tampone

Pubblicato: 27/04/2020 20:36

Non sono pochi in Cina i casi di “guariti” ancora positivi dopo 2 mesi. L’allarme giunge da Wuhan, la città nella provincia di Hubei dove è scoppiata l’epidemia di Coronavirus, ma nel mondo si stanno registrando fenomeni simili. Dopotutto anche l’Oms ha dichiarato che al momento non ci sono prove di eventuali immunità per i guariti.

Un’altra segnalazione arriva dalla Corea del Sud. Anche in Italia si è riscontrata una situazione del genere, più di preciso a Bologna, dove una ragazza racconta di essere ancora positiva dopo 55 giorni. Casi anomali ma ormai non più straordinari, come spiegato su Repubblica attraverso le parole di un esperto. “Può accadere che un paziente guarito risulti negativo ai primi test e poi si ripositivizzi in capo a 2 o 4 settimane“.

Guariti positivi al Coronavirus

A parlare è il professore Massimo Andreoni, responsabile Malattie Infettive derl Policlinico di Tor Vergata, a Roma. Sono eventi non frequenti ma neanche eccezionali. Ci sono persone che si negativizzano e tornano a essere positive dopo molto tempo. Covid-19 è una malattia che comunque va misurata in più settimane“.

Dunque guarito, quando si parla di infezione da SarsCoV2, non è sinonimo di un incubo finito. La Cina, dove si sono riscontrati casi di guariti positivi anche a distanza di 50, 60 e 70 giorni, non sono stati rilasciati ancora dati precisi sul fenomeno.

Due scenari possibili

Fenomeno, a quanto pare, ancora sotto l’osservazione di medici e scienziati. Non è chiaro se ha colpire il paziente è un nuovo virus o quello originario. “Non ci sono studi che ci dicano con precisione se si tratta di un nuovo virus o del primo” prosegue l’esperto.

Al momento ci sono una serie di ipotesi al vaglio che intendono spiegare questi casi particolari. “Gli scenari possibili sono due. Nel primo, il paziente “guarito” viene infettato da una persona o perché gli anticorpi sviluppati durante la prima infezione non funzionano oppure perché circolano virus diversi che possono quindi “attaccare” e infettare il paziente più volte. L’immunizzazione sviluppata nel corso della malattia precedente non funziona con i nuovi virus“. E ancora: “Si potrebbe pensare a un virus che si modifica per “ingannare” il sistema immunitario. Ma ritengo questa ipotesi poco probabile“.

Cosa potrebbe accadere quando il virus resta in circolo

Potrebbe darsi la situazione che dopo una prima terapia d’attacco il virus si indebolisca al punto da risultare sconfitto dai primi tamponi post-cura. Ma che poco dopo torni a palesarsi.

Lo spiega bene Andreoni. “L’ipotesi è che quando l’individuo guarisce il virus non viene distrutto completamente. Rimane nelle vie respiratorie e si nasconde con replicazioni modeste. Nei primi tamponi, che vengono fatti per dichiarare guarito il paziente, non si vede, ma nel tempo si riprende e a quel punto si manifesta. E qui i medici scoprono ancora una volta che la persona è positiva a diversi giorni di distanza dalla prima diagnosi“.

Quanti casi in Italia

Il dottore specifica che si tratta di una percentuale ridotta di casi. “Va detto che si tratta di percentuali basse: a oggi parliamo dell’1-2% dei pazienti“.

In Italia abbiamo un caso, quello della 23enne di Bologna. Tuttavia non si esclude l’ipotesi che ce ne siano di più. “Ma potrebbero essere di più perché in Italia non c’è l’abitudine di ricontrollare nel tempo i guariti“. Come accade anche nel caso di altri virus, nelle circostanze di guariti positivi c’è da dire che la carica virale si affievolisci, per cui sì risulterebbero infetti, ma dalla virulenza depotenziata. Ma il dottore mette comunque in guardia: “Se il paziente è guarito anche se il virus dovesse riprendere a replicare, ha meno capacità di essere trasmesso in quanto l’eliminazione virale è ridotta. Questo è un fenomeno che accade anche con altri virus. Comunque ci dobbiamo ricordare di continuare a fare attenzione: il coronavirus è un virus complicato“.

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Ultimo Aggiornamento: 27/04/2020 20:38

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