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Chi ha inventato il Bitcoin?

Pubblicato: 30/04/2020 15:45

Il 31 ottobre 2008, in una mailing list di crittografia, un utente scrisse un messaggio nel quale sosteneva di aver creato un nuovo sistema di denaro elettronico. Il messaggio era firmato da Satoshi Nakamoto, l’ideatore del Bitcoin.

Da quel giorno sono passati molti anni, il Bitcoin è divenuta la criptovaluta più famosa al mondo e la curiosità intorno al suo inventore è esplosa. Tanti tentativi sono stati fatti per cercare di smascherarlo, tante sono state le ipotesi e gli scoop giornalistici che si sono susseguiti nel tempo. La domanda però resta sempre la stessa: “Chi è Satoshi Nakamoto?”.

Facciamo luce su questo fitto mistero per scoprire chi si nasconde dietro l’invenzione del Bitcoin. Per tentare di risolvere il mistero dobbiamo necessariamente partire dai messaggi che Satoshi Nakamoto ha inviato durante gli anni, in particolare sugli aspetti linguistici (sempre che si tratti di una sola persona, non tutti ne sono convinti…)

I primi indizi: un gentleman inglese

Dalla prima e-mail prodotta nel 2008, Nakamoto ha scritto decine di altri messaggi sia nella mailing list di crittografia, sia sul forum della “p2p foundation” e successivamente anche sul “Bitcoin Forum” con l’intento di spiegare il suo progetto, rispondere ai dubbi degli utenti e anche per cercare collaborazioni interessanti per lo sviluppo del protocollo Bitcoin.

Da una prima analisi linguistica dei messaggi si ipotizza che Satoshi Nakamoto possa essere una persona in grado di scrivere in perfetto inglese e probabilmente di lingua madre. Lo si deduce dalla scelta di alcuni termini utilizzati; inoltre, il fatto che possa trattarsi di un cittadino inglese, potrebbe essere confermato dalla decisione di inserire nella prima transazione di Bitcoin in assoluto, il titolo del quotidiano Times di quel giorno, celebre testata giornalistica con sede a Londra.

Per di più, il linguaggio informatico utilizzato per la scrittura del codice originario sul quale si basa l’intero protocollo Bitcoin, definito di vecchia generazione e old school, può suggerire che si tratti di un signore di mezza età.

tazza di thè
tazza di thè fonte: pixabay

Satoshi Nakamoto: uno o tanti?

Sempre sulla base dell’analisi testuale dei messaggi inviati da Satoshi Nakamoto, è stata proposta un’altra spiazzante teoria.
Sembrerebbe, infatti, che i messaggi firmati tutti con il medesimo pseudonimo possano appartenere in realtà a persone diverse. In effetti vi è molta varietà tra i testi: alcuni appaiono estremamente formali e dal linguaggio raffinato ed erudito, altri propongono abbreviazioni e usano un linguaggio molto più informale contaminato da slang, altri ancora sono firmati con il solo nome Satoshi.

Alcuni sono molto tecnici e cercano di spiegare aspetti specifici di crittografia e programmazione, altri seguono dei riferimenti di natura più politico-filosofica, altri poi espongono tesi economiche molto raffinate.

Dati tutti questi indizi, potrebbe non essere così azzardato affermare che dietro questo personaggio così misterioso si celi in realtà un gruppo formato da più persone, probabilmente studiosi di economia, informatica e crittografia. Una tesi affascinante che ben si adatta alla complessità del sistema Bitcoin.

lente con punto interrogativo
lente con punto interrogativo fonte: pixabay

L’omonimo Dorian Satoshi Nakamoto

Il 6 Marzo 2014 la celebre rivista americana “Newsweek” pubblicò un articolo intitolato “The Face Behind Bitcoin” firmato dalla penna di Leah McGrath Goodman, nel quale si sosteneva la tesi per cui la vera identità dell’inventore di Bitcoin fosse stata finalmente smascherata.

L’autrice dell’articolo iniziò ad indagare sull’argomento partendo da un semplice assunto: Satoshi Nakamoto non era uno pseudonimo, ma il nome di una persona realmente esistente. Dopo una serie di verifiche, la giornalista individuò un certo Dorian Satoshi Nakamoto, un ingegnere di origine giapponese emigrato da bambino con la famiglia in California e che aveva lavorato per anni come ingegnere informatico.

Molti indizi sembravano portare a questa identità, ma proprio quando pareva che il rebus potesse essere risolto, lo stesso Dorian Nakamoto negò di essere il creatore di Bitcoin e pure di essere stato coinvolto in uno qualsiasi dei progetti legati alle criptovalute.

Per fugare ogni dubbio il 7 marzo 2014 Satoshi Nakamoto scrisse un messaggio nel quale affermava: “Non sono Dorian Nakamoto”. La trama della storia a quel punto si infittì ulteriormente anche perché ormai erano passati molti anni dalla pubblicazione dei primi messaggi. Per questo motivo prese vita l’ipotesi secondo cui proprio questo ultimo annuncio non fosse stato prodotto dal vero Satoshi Nakamoto, ma da un impostore riuscito a violare la sua casella di posta per appropriarsi dell’account originario.

monete in mano
monete in mano fonte: pixabay

Il bitcoin è il denaro della C.I.A.?

Una delle teorie più cospirazioniste tende a inquadrare il Bitcoin come il frutto di un lavoro svolto dalle agenzie di intelligence americane; effettivamente il Bitcoin utilizza molte tecnologie alle quali C.I.A., F.B.I. e N.S.A. hanno sicuramente lavorato, come la crittografia, la rete internet e il denaro elettronico.

Il Bitcoin sarebbe una sorta di dollaro 2.0 utile alla C.I.A. per finanziare le proprie attività e vantaggioso per il Governo degli Stati Uniti che potrebbe disporre di una vera e propria valuta mondiale svincolata dal controllo delle banche centrali. In più, e grazie alla blockchain, la C.I.A. sarebbe in grado di controllare in tempo reale tutte le transazioni finanziarie eseguite nel mondo.

Queste tesi sono sicuramente affascinanti, ma urtano con lo spirito che sta alla base del Bitcoin e anche con la filosofia più volte espressa dallo stesso Satoshi Nakamoto che si è sempre posto l’obiettivo primario di creare una forma di denaro libera da ogni tipo di controllo da parte di qualsiasi autorità.

simboli top secret
simboli top secret fonte: pixabay

Craig Steven Wright: “Satoshi Nakamoto sono io!”

Craig Steven Wright è un imprenditore australiano, attivo nel campo della ricerca tecnologica, che nel 2015 è stato il primo ad aver sostenuto pubblicamente di essere il vero Satoshi Nakamoto.
Nel 2019 ha registrato presso un ufficio di brevetti statunitense il white paper del Bitcoin, sostenendo di esserne l’autore.

Tuttavia, questo non risolve affatto il mistero, poiché Wright non è mai riuscito a dimostrare di essere il vero creatore di Bitcoin e nonostante i suoi vari proclami non ha mai fornito prove concrete e dirimenti.

uomo con maschera
uomo con maschera (fonte: pixabay)

Nick Szabo: il precursore del Bitcoin

Un’altra interessante teoria ha individuato il creatore di Bitcoin nella figura di Nick Szabo, un cittadino americano di origini ungheresi, esperto di crittografia e scienza dei computer.
Szabo è un personaggio illustre nell’ambiente informatico grazie ai suoi progetti di ricerca sul denaro digitale. Szabo è stato l’inventore degli smart contracts e il padre di ciò che viene definito il precursore del Bitcoin: il Bit Gold.

Il Bit Gold era una forma di moneta elettronica che utilizzava una struttura basata sulla crittografia e sul calcolo computazionale che prevedeva un funzionamento molto simile a quella che poi è stata la blockchain del Bitcoin. Tuttavia, il Bit Gold non riuscì mai a diffondersi su larga scala perché non si è mai dimostrato completamente immune dagli attacchi informatici. Szabo ha sempre negato di essere Satoshi Nakamoto e ha chiesto di rispettare il suo diritto alla protezione della privacy.

uomo con bitcoin sul petto
uomo con monete sul petto fonte: pixabay

Milioni di euro perduti per sempre. Satoshi Nakamoto è morto?

Una delle ultime e-mail sicuramente scritta da Satoshi Nakamoto è datata 23 Aprile 2011 e con questa comunicava al programmatore Mike Hearn di essersi spostato verso lo sviluppo di altri progetti. Da allora la comunicazione di Satoshi Nakamoto si è interrotta bruscamente. Questo ha spinto molti a sostenere che l’inventore del Bitcoin fosse deceduto.

A rafforzare questa ipotesi c’è il fatto che le chiavi private collegate ai Bitcoin di proprietà di Nakamoto non sono mai più state utilizzate e che i primi Bitcoin creati non sono mai stati spostati dall’indirizzo originario che li ha ricevuti. Se questa tesi fosse giusta, vorrebbe dire che migliaia di Bitcoin sarebbero perduti per sempre.

uomo con cappuccio
uomo con cappuccio (fonte: pixabay)

L’importanza del mistero

Ad oggi la figura di Satoshi Nakamoto rimane ancora avvolta nel mistero. Come già affermato, nel corso degli anni sono state tante le ipotesi avanzate per risolvere questo enigma e fra queste ce ne sono alcune molto fantasiose o addirittura complottiste, ma nessuno è mai riuscito a sostenere con prove concrete la validità delle tesi proposte.

Tuttavia, non dobbiamo sottovalutare l’importanza del fatto che nessuno, fin dall’inizio, abbia mai rivelato la reale identità dell’inventore del Bitcoin. La scelta di utilizzare un’identità fittizia è stata un’intuizione geniale e lungimirante in grado di proteggere l’inventore del Bitcoin da ogni tipo di pressione, manipolazione o ricatto; solo così il sistema si è potuto sviluppare al meglio senza che vi fossero interferenze.

La vera storia sull’identità del creatore di Bitcoin resta un giallo che muove ancora interesse e curiosità ma il perdurare del mistero aiuta a protegge una grande rivoluzione del nostro secolo. Quello che non sappiamo può renderci incontentabili eppure, proprio come affermava Omero secoli fa: “Il fascino dell’ignoto domina tutto”.

punto interrogativo
punto interrogativo (fonte: pixabay)