Lunedì 4 maggio avrà inizio la tanto attesa e discussa fase 2 dell’emergenza coronavirus. Circa 2,8 milioni di italiani riprenderanno il proprio lavoro, interrotto a causa del lockdown dovuto alla pandemia. Il sito di informazione Lavoce.info ha illustrato i dati relativi alle tipologie di lavoratori ai quali sono rivolte le misure meno restrittive previste per la fase 2, mostrando un aspetto preoccupante: la maggior parte di donne e giovani sembrano essere esclusi dalla fascia della popolazione che riprenderà a lavorare il prossimo 4 maggio, e la loro già fragile condizione lavorativa rischia di peggiorare ulteriormente dopo l’emergenza Covid-19.
Il 72% dei lavoratori è composto da uomini
Il 72% dei lavoratori che inizieranno a tornare, seppur in minima parte, alla normalità che caratterizzava il periodo pre-emergenza sanitaria è composto da uomini. Ciò è dovuto al fatto che nella fase 2 potranno riaprire le attività di manifattura, costruzioni e commercio all’ingrosso. La voce.info ha commentato tali dati, raccolti ed analizzati da Alessandra Casarico, professoressa di Scienza delle finanze alla Bocconi, e Salvatore Lattanzio, ricercatore in economia all’Università di Cambridge, evidenziando come questo aspetto dell’allentamento delle misure di contenimento non sia in realtà una sorpresa, in quanto: “le attività manifatturiere e delle costruzioni sono tipicamente a predominanza maschile“.
Lo squilibrio di genere accentuato dalla pandemia
Non bisogna però sottovalutare un’altra conseguenza preoccupante che potrebbe emergere: “questo massiccio rientro al lavoro di uomini finirà per caricare di ulteriori compiti di cura le donne all’interno delle famiglie, rischiando di ridurre ancora di più la loro offerta di lavoro, già minata dalla chiusura delle scuole e dalla assenza di alternative credibili alla gestione diretta dei carichi familiari” ha continuato a spiegare Lavoce.info.
Lo squilibrio di genere quindi continua, e la pandemia rischia di marcare ulteriormente questo gender gap, già elevato nel nostro Paese.
Gli effetti economici dell’emergenza Coronavirus sui giovani italiani
Dai dati analizzati dagli studiosi Alessandra Casarico e Salvatore Lattanzio emerge anche la situazione lavorativa dei giovani italiani. Secondo quanto ha riportato Lavoce.info: “sono i più giovani a sopportare le maggiori limitazioni a causa del lockdown, dal momento che anche dopo il 4 maggio molti dovranno continuare a restare a casa“.
Sono dati allarmanti quelli diffusi da Casarico e Lattanzio. I giovani rappresentano quella fascia della popolazione per la quale è risultato più faticoso riprendersi dopo la grande recessione: negli ultimi anni si sono trovati a fare i conti con tassi di disoccupazione molto elevati e redditi molto bassi.
L’analisi pubblicata da Lavoce.info ha evidenziato infine che: “L’ulteriore colpo alle loro prospettive lavorative potrebbe essere ancora più difficile da assorbire senza appropriati ammortizzatori“.
Occorre pensare al mercato del lavoro post-coronavirus
La criticità della situazione che stiamo vivendo necessita un’accurata riflessione non solo sui problemi che stiamo affrontando oggi, quotidianamente.
È evidente come, ora più che mai, sia necessario pensare ai possibili scenari futuri per salvare le sorti dell’economia del nostro Paese, immaginando un possibile mercato del lavoro post emergenza coronavirus. Alessandra Casarico e Salvatore Lattanzio hanno inoltre spiegato che i progressi registrati negli ultimi anni in merito alla partecipazione femminile al mercato del lavoro “rischiano di essere vanificati dai vincoli imposti alle famiglie in lockdown, per le quali purtroppo un bonus babysitter o un’estensione del congedo parentale potrebbero non bastare“.