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Emanuele Scieri, chiuse le indagini: 3 militari indagati per omicidio pluriaggravato

Pubblicato: 12/05/2020 22:25

Sono passati vent’anni dalla morte del 26enne parà Emanuele Scieri. Due decenni, nella maggior parte dei quali la sua morte è stata trattata come un apparente suicidio. Pochi anni fa, la svolta e la riapertura delle indagini da parte della procura militare, che ora ha concluso le sue valutazioni. Sono 3 gli indagati per l’omicidio di Emanuele Scieri.

L’ombra del nonnismo sulla morte di Scieri

La storia del siracusano Emanuele Scieri, laureato in giurisprudenza, inizia il 21 luglio del 1999. Questo è il giorno in cui, arruolatosi per il servizio di leva, entra nella caserma Gamerra, centro di addestramento dei paracadutisti della Folgore, a Pisa. Non passa molto tempo prima della sua scomparsa, che avviene il 13 agosto 1999: il corpo di Scieri venne trovato solo 3 giorni dopo, ai piedi della torretta dell’asciugatoio dei paracadute.

Sin da subito ci furono molte ombre sulla morte del giovane 26enne. La famiglia accusò apertamente il clima di omertà della caserma, specie a fronte dell’analisi del corpo di Emanuele, che presentava numerose abrasioni e segni di lesioni. Dall’altra parte, si è sempre portata avanti l’ipotesi del suicidio. Le indagini non portarono a nessun risultato concreto.

La riapertura delle indagini nel 2017

Passano 18 anni da quella tragica morte che lasciò un senso di ingiustizia e dolore nei genitori; nel 2007 pubblicarono anche un libro dal titolo “Folgore, di morte e di omertà“. Poi, nel 2017, la riapertura delle indagini: nuove prove e la testimonianza di oltre 70 militari sulle violenze e il nonnismo in caserma, permettono questa svolta. Da quel momento, iniziò a trapelare una nuova lettura dei fatti e della morte di Emanuele Scieri.

Le nuove indagini sono arrivate fino ad ora e sono state portate avanti dalla procura militare di Roma, che non ha dubbi sulle conclusioni: Emanuele Scieri fu ucciso, e con estrema brutalità.

La ricostruzione della morte di Emanuele Scieri

Dopo tutti questi anni, quindi, si intravede la luce della giustizia, in fondo al tunnel. Stando a quanto riportano numerose fonti, le conclusioni delle indagini della procura militare hanno portato alla notifica per 3 militari indagati: Andrea Antico, Alessandro Pannella e Luigi Zabara. Tutti, sono indagati dal procurato generale militare Marco De Paolis per violenza ad inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in concorso tra loro.

Sarebbero stati loro 3, infatti, a provocare la morte di Emanuele Scieri, “con crudeltà” secondo le fonti che riportano gli stralci della ricostruzione degli indagini. Le cose, per la procura, sarebbero andate così: la sera del 13 agosto 1999, Antico, Pannella e Zabara scoprirono l’allievo parà Scieri mentre stava per fare una chiamata al cellulare. Punendolo per l’uso illecito del telefono, i 3 militari, suoi superiori, avrebbero esercitato un “abuso di autorità“, costringendolo a flessioni e altre prove. Tra queste, ci sarebbe l’esercizio 9.

Come morì Scieri secondo la procura

Questo esercizio consiste in un’arrampicata con il solo uso delle braccia. Prima di farglielo fare, però, i 3 indagati avrebbero picchiato Scieri con pugni sulla schiena e schiacciandogli le dita con gli anfibi. Quindi l’arrampicata sulla torretta di prosciugamento. Qui sopra, riferiscono le fonti, sarebbe stato seguito da Alessandro Pannella, che l’avrebbe scosso e picchiato, al punto che Scieri perse l’equilibrio e volò nel vuoto per più di 5 metri.

La caduta, però, non gli sarebbe stata fatale quanto il mancato soccorso: “Constatato che il commilitone, sebbene gravemente ferito, era ancora in vita – si legge dai risultati delle indagini – lo abbandonavano sul posto agonizzante“. In questo modo, “ne determinavano la morte; morte, che il tempestivo intervento del personale di Sanità militare, da loro precluso, avrebbe, invece, potuto evitare“.

Lo stesso Marco De Paolis ha espresso “grande soddisfazione” ad Adnkronos: dopo 20 anni ora ci sarebbe un quadro chiaro della situazione, indagati e un capo d’accusa gravissimo. Niente cambierà il passato, ma la voglia di giustizia e verità della famiglia del parà Scieri potrà così iniziare ad essere soddisfatta.