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Coronavirus, trapianto di polmoni a un 18enne: erano completamente distrutti

Pubblicato: 28/05/2020 12:07

Sano, forte, appena 18enne: eppure il Covid gli aveva distrutto completamente i polmoni, tanto da indurre i medici a un trapianto di organi in extremis. È il caso di un giovane di Milano, contagiato da coronavirus, che ha sviluppato in forma talmente grave la malattia da rischiare la vita e rimetterci alcuni organi.

Prima la febbre, poi il crollo clinico

Il caso è stato gestito dall’ospedale San Raffaele di Milano. Il ragazzo aveva cominciato a manifestare febbre alta il 2 marzo scorso ma in pochi giorni la situazione era precipitata. Uno sviluppo drammatico ed inusuale, date le sue condizioni cliniche di base estremamente positive.

Il 23 marzo il ragazzo era ormai così grave che è stato messo in coma farmacologico, rigorosamente intubato. Verso la metà di aprile i medici, vedendo che le cose non cambiavano, hanno deciso insieme alla famiglia di inserire il 18enne nella lista d’attesa per i trapianti. Benché la malattia si fosse infatti esaurita i suoi polmoni erano irrimediabilmente compromessi e non avrebbero più potuto garantire una normale respirazione.

Il trapianto in condizioni estremamente difficili

Dopo una prima falsa speranza (era stato trovato un donatore ma non era risultato idoneo), due settimane fa è arrivata la grande notizia: erano disponibili due polmoni sani di un paziente risultato negativo al Covid. Si è dunque proceduto ad un trapianto estremamente difficile, sia per le condizioni generali del ragazzo che per il fatto che medici e chirurghi hanno dovuto operare con il disagio delle protezioni anti-Covid, come maschere e tute. Il Dottor Mario Nosotti, del San Raffaele, ha spiegato a il Corriere della Sera che i chirurghi si sono trovati davanti ad una situazione drammatica:I polmoni, infatti, apparivano lignei, estremamente pesanti e in alcune aree del tutto distrutti. È stato poi confermato all’esame microscopico un diffuso danno degli alveoli polmonari, ormai impossibilitati a svolgere la loro funzione, con note di estesa fibrosi settale”.

L’operazione è durata 12 ore ed è stata un successo quasi insperato, data la difficoltà dell’intervento, la fragilità delle condizioni del giovane e le condizioni di lavoro di medici e chirurghi. Per garantire ai medici di poter fare adeguatamente il loro lavoro sono stati fissati dei turni, con più equìpe che lavoravano poche ore ciascuna, affinché non sentissero troppo l’affaticamento.

Una ripresa sorprendentemente veloce

Pare che il giovane si sia ripreso piuttosto velocemente: nonostante avesse passato 5 giorni intubato, è stato scollegato dalla circolazione extra-corporea a 12 ore dall’intervento ed ora si affaccia a un lungo periodo di riabilitazione.

Questo tipo d’intervento era stato precedentemente sperimentato, in tali condizioni, solo in Cina, dove essendo il coronavirus arrivato prima, è stato possibile acquisire determinate competenze.

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2020 12:11