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Valeria Lembo, medici sbagliano la chemio: “Uccisa da errori e incompetenza”

Pubblicato: 06/06/2020 17:11

Valeria Lembo è stata uccisa da “gravi errori, omissioni e incompetenza”. La 34enne, madre di un bambino di soli 7 mesi, ricevette una chemio sbagliata che ne causò il decesso nel 2011 al Policlinico di Palermo. Secondo la spiegazione della sentenza dello scorso 27 febbraio, la Corte d’appello di Palermo non ha dubbi circa le dinamiche che hanno portato a quel tragico epilogo. I giudici, scrive il Giornale di Sicilia, hanno tuttavia ridotto le condanne dei medici coinvolti.

La dose sbagliata del farmaco causò una morte atroce

Valeria Lembo era finita in ospedale per un tumore alla spalla, precisamente il linfoma di Hodgkin. A causa del grossolano errore dei medici che l’avevano in cura, la donna morì in agonia il 29 dicembre del 2011. Aveva messo al mondo un figlio solo 7 mesi prima della tragedia. Nonostante i tentativi di depistaggio e manomissione della cartella clinica, la verità è venuta a galla. In primo grado, infatti, il giudice aveva definito la vicenda come “un assassinio in piena regola”. Valeria Lembo fu sottoposta ad un trattamento per la chemioterapia che risultò fatale. Le dosi sbagliate del farmaco Vinblastina che le venne somministrato nel 2011 non lasciarono scampo alla giovane madre. Invece di 9 milligrammi, i medici gliene diedero ben 10 volte tanto. Il risultato di questo grave errore fu una morte atroce.

Condanne ridotte per i medici che uccisero Valeria

Sebbene sia stata riconosciuto che l’allora direttore del reparto di Oncologia, Sergio Palmieri, fosse “solito a delegare pressoché integralmente ai suoi allievi, la gestione dei singoli casi, senza controlli”, i giudici hanno ridotto la sua pena. Da 4 anni e 6 mesi, la condanna è scesa a 3 anni per l’ex primario. Analogo discorso anche per gli altri medici coinvolti. La dottoressa Laura Di Noto ha visto la sua condanna ridursi da 4 anni e 8 mesi a 3 anni e 3 mesi. Lo specializzando Alberto Bongiovanni, dai 4 anni e 4 mesi del primo giudizio in appello, ha ricevuto invece una pena di 3 anni e 5 mesi. Infine, la Corte ha assolto l’infermiera Clotilde Guarnaccia. Scongiurata quindi l’ombra della prescrizione, ma il dolore della famiglia di Valeria brucia come 8 anni e mezzo fa.