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I mercati salgono nonostante la pandemia: perché?

Pubblicato: 10/09/2020 18:18

Le preoccupazioni per la pandemia da coronavirus hanno interessato quasi tutte le principali economie del Mondo, con i Paesi più avanzati che hanno visto crollare l’economia a due cifre e a livelli record nel corso del secondo trimestre. USA, Eurozona e Cina hanno subìto un duro colpo a seguito dei lockdown imposti dai governi per arginare il diffondersi del virus che è partito dalla città di Wuhan, in Cina, a fine 2019.

Ma, nonostante i cali notevoli del Prodotto Interno Lordo delle economie più avanzate, nonostante le previsioni cupe di governi, banche centrali ed enti terzi e dopo che i casi sono tornati a crescere sul finire di questa strana estate con la mascherina, i mercati azionari – in particolare quelli in USA – hanno preso un certo vigore.

Il Nasdaq e l’S&P 500 hanno registrato livelli record, il Dow Jones ha registrato il miglior agosto da oltre trent’anni a questa parte e, toccando corde italiane, il FTSE Mib è salito di 5.000 punti dai minimi di metà marzo, quando scese sotto i 15.000. Certo, il principale indice milanese è ancora sotto di 3.000 punti da inizio anno, ma il recupero di Piazza Affari – comunque meno intenso di quello dei panieri americani – è stato assai repentino. Oltre alla pandemia, mettiamoci nel calderone anche il crollo del prezzo di un barile di petrolio, le proteste anti-razzismo nel Mondo e le imminenti elezioni americane.

L’indice che misura l’andamento del portafoglio azionario di Warren Buffett, uno dei migliori – se non proprio il migliore – trader della storia, mostra che, in relazione al PIL, il rendimento dell’oracolo di Omaha non è ai massimi di sempre, ma poco ci manca. Detto questo, viene da chiedersi: cosa spinge i mercati al rialzo nonostante una crisi sanitaria senza precedenti come quella che stiamo vivendo?

consultazione indice mercato smartphone
consultazione indice mercato smartphone (Fonte: Pixabay)

La domanda è stata posta a Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, che si è detta quasi sorpresa dall’andamento delle borse: “Abbiamo assistito a una ripresa molto forte nei mercati azionari globali, più negli Stati Uniti che nell’area dell’euro, e la stiamo analizzando. È interessante vedere da dove proviene questo fenomeno nell’Eurozona. Il calo iniziale delle azioni è stato in gran parte determinato da un aumento dei premi per il rischio. Ma questo è stato per la maggiore invertito a causa delle misure politiche adottate sul lato fiscale e monetario. Allo stesso tempo, le aspettative sugli utili sono diminuite”.

“Nel complesso – ha proseguito la Schnabel – ciò che stiamo vedendo è che le azioni sono fortemente guidate dalle variazioni dei premi al rischio. Ciò significa che c’è un ritorno della fiducia, riflettendo anche la convinzione che le politiche fiscali e monetarie rimangano favorevoli. Da un lato, questa evoluzione dei prezzi delle azioni è buona perché allevia le condizioni finanziarie, ma dall’altro c’è il rischio di riprezzamento”.

“Vorrei inoltre sottolineare che molti investitori rimangono più cauti. Abbiamo visto grandi afflussi nei fondi del mercato monetario e c’è una forte domanda di oro, il che suggerisce che c’è anche una domanda di copertura”. Giusto, l’oro ha toccato livelli mai visti recentemente e la domanda è stata elevata, forse per via del fatto che i timori di una seconda ondata del virus non sono ancora dissipati. Ma ciò è andato di pari passo con la crescita dei mercati azionari.

A spingere le azioni in rialzo sono state anche le mosse delle varie banche centrali

Banca Centrale Europea, Federal Reserve e Bank of England su tutte hanno ridotto allo zero i tassi. Con questi livelli dei rates, è più semplice per le aziende accedere al credito, migliorando la propria redditività, allargando ulteriormente il divario con le società di più piccole dimensioni. Gli investitori istituzionali – fondi comuni di investimento, fondi pensione, Sicav etc… – tendono a premiare i più forti, quelli più “resistenti” agli urti dell’economia più generale, investendo sulle big. E, di conseguenza, “trascinano” i piccoli investitori verso i titoli più comprati.

Insegna banca centrale
Insegna banca centrale (Fonte: Pixabay)

Sul perché il mercato tenda a reagire in maniera del tutto distaccata da quello che è l’andamento dell’economia reale è intervenuto anche il premio Nobel e docente dell’Università di Yale, Robert Shiller, studioso della finanza comportamentale e padre del Case-Shiller Index, oltre a essere stato uno dei primi ad aver scommesso sulla bolla che ha condotto alla crisi immobiliare del 2008-2009. E divide il suo ragionamento in tre fasi.

“Ci sono tre fasi separate del puzzle negli Stati Uniti: l’aumento del 3% dell’S&P 500 SPX, l’1,58% dall’inizio della crisi del coronavirus, dal 30 gennaio al 19 febbraio; il calo del 34% da quella data fino al 23 marzo; e il rialzo monstre dal 23 marzo a oggi”, esordisce l’accademico. “La prima fase è iniziata quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il nuovo coronavirus “un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” il 30 gennaio. Nei successivi 20 giorni, l’S&P 500 è aumentato del 3%, raggiungendo il massimo storico il 19 febbraio. Ritengo che gli investitori abbiano preso sotto gamba l’evento, non avendo mai affrontato una pandemia nella loro vita”.

Secondo Shiller, la seconda fase è iniziata quando l’S&P 500 è crollato del 34% dal 19 febbraio al 23 marzo, un calo simile al crollo del mercato azionario del 1929. Tuttavia, al 19 febbraio, c’era stata solo una manciata di morti per il Covid-19 segnalate al di fuori della Cina. “Ciò che ha cambiato il pensiero degli investitori in quell’intervallo non è stata solo una narrazione, ma una costellazione di narrazioni correlate”.

Infine, la terza fase: “L’inizio della terza fase, quando l’S&P 500 ha iniziato il suo rialzo monstre, è stato segnato da alcune notizie autentiche sia sulla politica fiscale che monetaria. Il 23 marzo, dopo che i tassi di interesse erano già stati ridotti praticamente a zero, la Federal Reserve ha annunciato un programma aggressivo per stabilire linee di credito innovative. Quattro giorni dopo, Trump ha firmato la legge CARES da 2.000 miliardi di dollari, promettendo uno stimolo fiscale aggressivo. Entrambe queste misure, insieme ad azioni simili in altri Paesi, sono state descritte come somiglianti alle azioni intraprese per contrastare la Grande Recessione del 2008-2009, seguita da un aumento graduale ma in definitiva enorme dei prezzi delle azioni. L’S&P 500 è quintuplicato dal minimo del 9 marzo 2009 al 19 febbraio 2020”.

In sostanza, “in tutte e tre le fasi del mercato azionario durante il Covid-19, sono evidenti gli effetti delle notizie autentiche. Ma i movimenti dei prezzi non sono necessariamente una risposta rapida e logica a esse. In effetti, lo sono raramente”, ha concluso il docente. Tornando al discorso delle puntate sulle big, c’è un ulteriore passaggio da sottolineare: le trimestrali delle grandi società quotate – italiane e non solo – sono state pesantemente negative. Gli utili sono crollati per gran parte delle big di tutto il Mondo, fatta eccezione per pochi casi – Amazon, Zoom, Alibaba, ad esempio – ma gli investitori hanno comunque continuato a premiarle: perché?

Grafico crollo degli utili
Grafico crollo degli utili (Fonte: Pixabay)

Avner Meyrav di eToro prova a dare una risposta: “Mentre molti settori, come i viaggi, il tempo libero e il commercio al dettaglio in negozi fisici hanno subìto un duro colpo durante la pandemia da coronavirus, ad altri comparti è stata data l’opportunità di mostrare i loro meriti. Uno di questi è l’eCommerce. Gli ordini online sono diventati la norma e, mentre molte aziende stavano licenziando i dipendenti, le società che offrono servizi di shopping online, come Amazon, assumevano per soddisfare la domanda crescente. Perciò, non c’è da meravigliarsi che il nostro portfolio che si concentra proprio sui rivenditori online abbia avuto un secondo trimestre incredibile, crescendo di oltre l’80% per raggiungere un totale di oltre il 40% di ritorno nel primo semestre”.

Secondo Niel Dutta, editorialista di Business Insider, “non è tanto il fatto che l’economia degli Stati Uniti sia irrilevante, ma che i settori più colpiti dal lockdown – ristoranti, cinema, vendita al dettaglio – non abbiano molta importanza per il mercato azionario statunitense o per l’economia per quella materia”. In effetti, la quota del PIL privato per ristoranti, hotel e servizi ricreativi è inferiore al 5%. “Le azioni statunitensi riguardano più la tecnologia e gli industriali, non i film o le cene fuori: Apple e Boeing, non AMC o il tuo ristorante locale”, ha aggiunto Dutta.

Infine, Ryan Guina, esperto di finanza personale e firma di Forbes, ci spiega che i mercati azionari sono saliti durante la pandemia in quanto “i tassi di interesse sono crollati, con la maggior parte dei conti bancari, CD e titoli di Stato che pagano molto meno dell’1% di interesse. Molti investitori che sono alla ricerca di rendimenti si sono rivolti al mercato azionario e ai dividendi come un modo per generare un ritorno sul loro investimento. La pandemia da coronavirus non ha avuto un impatto finanziario negativo su tutti. Ma ha cambiato il numero di persone che spendono i loro soldi – ha proseguito l’esperto -. Un ottimo esempio è la spesa che sarebbe stata destinata alle vacanze estive. Meno persone viaggiano, soggiornano in hotel o mangiano al ristorante. Ma questo non significa che non stiano spendendo soldi altrove. Invece di spendere soldi per biglietti aerei, hotel e ristoranti, potrebbero fare acquisti online o spendere più soldi per hobby o miglioramenti domestici. E, naturalmente, parte di quel denaro potrebbe essere finito in borsa, spingendo ulteriormente verso l’alto i prezzi delle azioni”.

Negli ultimi due giorni di scambi, i titoli statunitensi si sono allontanati dai loro massimi record, coi listini affossati soprattutto dai titoli tech, ma restano comunque a livelli elevati se considerato il momento storico-sanitario-sociale che stiamo attraversando.

Secondo numerosi analisti, il trend a medio termine non risentirà ancora di cali, anche se le scommesse sul VIX – l’indice che misura la volatilità attesa dai mercati – fanno intendere che i trader si stiano preparando a nuovi ribaltoni negativi tra le equity. Insomma, per dirla con le parole di Quincy Krosby, chief market strategist di Prudential Financial, “il mercato sembra sempre senza cuore, senza emozioni, senza preoccupazioni, senza empatia. Ma questa è la natura del mercato. Gli algoritmi quasi certamente non hanno brandello di empatia. Non dovrebbero”.

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2021 11:28