Vai al contenuto

Muore a 13 anni dopo una nuotata: ad ucciderlo un’ameba mangia-cervello

Pubblicato: 19/09/2020 23:28

Un ragazzino americano di 13 anni, Tanner Lake Wall, è morto a causa di un’ameba mangia-cervello. Insieme alla famiglia si trovava in vacanza in Florida, quando ha contratto l’infezione durante una nuotata. Dopo giorni di atroci sofferenze passati in ospedale, i genitori hanno deciso di staccare la spina ai macchinari che lo tenevano in vita. Devastati dall’esperienza, cercano ora di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a questa malattia, per la quale ancora oggi non esiste una cura.

Non è il primo caso riportato, però: già lo scorso anno una bimba di 10 anni è morta in Texas, colpita dallo stesso terrificante parassita.

Morto in pochi giorni

La responsabile della morte è la famigerata Naegleria fowleri, un’ameba parassita che vive solitamente nell’acqua dolce e che si è guadagnata il ben poco lusinghiero soprannome di “mangia-cervello”. Entrando in contatto con l’uomo, per esempio attraverso le cavità nasali, è in grado di arrivare fino al cervello, dove poi si moltiplica e si nutre del tessuto cerebrale.

Sembra sia stato proprio questo il caso del 13enne, che nei giorni precedenti aveva nuotato nell’acqua di un lago: “I dottori ci hanno detto che erano dispiaciuti – ha raccontato il padre all’emittente televisiva americana WJXT che i disturbi di nostro figlio non erano causati da una meningite batterica, ma da un’ameba, e che non c’era cura”.

Arrivato all’ospedale con nausea, vomito e mal di testa, Tanner era stato subito aiutato con la ventilazione assistita, ma in poche ore la situazione era poi degenerata. Dopo aver accertato la morte cerebrale, medici e genitori hanno infine optato per staccare la spina ai macchinari.

Una maggiore consapevolezza

La famiglia del ragazzo spera che questa tragedia possa servire da insegnamento per il futuro. L’infezione da Naegleria fowleri è molto rara, ma è un evento che può accadere e che quasi sempre risulta fatale. Alcuni piccoli accorgimenti, come cartelli che segnalino il potenziale pericolo accanto a fiumi e laghi frequentati dai turisti, potrebbero rivelarsi utili: “In tal modo i genitori sarebbero più consapevoli – ha concluso il padre – perché è probabile che non ne siano al corrente, proprio come non lo eravamo noi”.