Nonostante si sia conclusa la vicenda processuale del caso Elena Ceste, con la condanna in terzo grado per omicidio premeditato del marito Michele Buoninconti, ora potrebbe clamorosamente riaprirsi. Proprio i legali della difesa, che puntato al riesame del caso, denunciano che sarebbero spariti dei reperti dal tribunale.
La denuncia dei legali di Michele Buoninconti
Si solleva un nuovo polverone sul caso di Elena Ceste, la mamma 37enne scomparsa da San Pancrazio a Motta a Costigliole d’Asti e ritrovata morta circa 10 mesi dopo quel tragico 24 gennaio 2014, sono stati. A riportare la vicenda sulle prime pagine, sono gli investigatori ingaggiati dalla difesa di Michele Buoninconti, il marito condannato a 30 anni di carcere. Come riporta Ansa, l’investigatore privato Davide Cannella – che recentemente ha iniziato a lavorare anche al caso di Roberta Ragusa – e il biologo forense Eugenio D’Orio hanno denunciato la sparizione di alcuni reperti.
Non viene specificato di quali prove si tratti, ma gli uomini della Falco Investigazioni avrebbero già presentato un esposto: i reperti sarebbero spariti proprio dal tribunale di Asti, e ora viene chiesto di inviare degli ispettori per indagare sulla vicenda.
Il caso di Elena Ceste, la donna uccisa dal marito
La notizia della sparizione dei reperti ha ravvivato il fuoco della speranza negli avvocati difensori di Buoninconti: “Venendo meno i reperti viene di conseguenza meno la possibilità di esercitare i diritti alla difesa“. Se fosse così, potrebbero esserci gli estremi per far ripartire le indagini sul caso di Elena Ceste.
Scomparsa il 24 gennaio 2014 da casa sua, la 37enne madre è stata ritrovata il novembre successivo in una zona paludosa nelle acque del Rio Mesa. Il corpo era pesantemente segnato dalle intemperie, ma durante il processo è stato indicato che Elena Ceste era stata strangolata. Dal marito, secondo tutti i gradi di giudizio che hanno condannato Michele Buoninconti in via definitiva a 30 anni per omicidio premeditato e occultamento di cadavere.