Nel 2020 soffre il mercato immobiliare: fatturato in calo di oltre il 10% in Europa, del 15% in Italia. L’Europa non è l’unica a essere in questa situazione di incertezza: si prevede un calo di quasi il 10% per il mercato immobiliare statunitense. Dopo il forte impatto che la pandemia ha avuto e continua ad avere nel 2020, le previsioni per il futuro sono più ottimistiche. Le previsioni per gli ultimi mesi del 2020 sono meno negative di quelle, catastrofiche, attese del primo trimestre. Dopo i vari lockdown i mercati hanno ripreso una modesta attività in Europa e nel quarto trimestre si dovrebbe tornare ai trend normali in tutti i Paesi dell’area UE. Nel 2021 si prevede un ritorno alla crescita di quasi l’8%, secondo i dati che emergono dall’European Outlook 2021 realizzato dall’istituto di studi e ricerche Scenari Immobiliari. Ad ogni modo, gli effetti della pandemia cambieranno profondamente il real estate e le aspettative di investitori e utilizzatori anche a lungo termine.
Lo scenario europeo
Tra i Paesi del vecchio Continente, è la Spagna a registrare le perdite di fatturato più significative, arrivando a segnare un -18,3%. Il fatturato immobiliare francese è previsto in calo dell’11,9%, quello tedesco dell’11,8%. Dopo un incremento delle compravendite residenziali di quasi un quarto negli ultimi cinque anni, il trend si è fermato in tutta l’UE mentre per l’anno prossimo si attende un incremento di circa il 10%.
Per il 2021 sono attesi rimbalzi importanti in tutti i Paesi, tra cui la Germania con un +10,7%, la Francia (+9,5%) e il Regno Unito (+8,6%).
Il mercato immobiliare italiano
Sul territorio nazionale si distinguono in negativo sia il comparto residenziale che il commerciale. E i dati con segno “meno” sono confermati anche dai report trimestrali dell’Agenzia delle Entrate. Il fatturato del mercato immobiliare italiano nel 2020 registrerà un calo del 15,2% rispetto al 2019. Mentre il comparto residenziale perde il 10%, l’alberghiero si contrae del 70% e il terziario di quasi il 30%. Riduzioni importanti anche nel settore commerciale, dove il calo di scambi si accompagna a una netta discesa delle quotazioni. A differenza di ciò che si registra nel settore residenziale, dove i prezzi delle case non calano.
Gli investimenti: tiene Milano
Sul fronte degli investimenti nel 2020 in Italia non si dovrebbero superare i 5 miliardi di euro, contro i 12 dello scorso anno mentre per il 2021 è atteso un ritorno sui livelli medi dello scorso decennio (oltre 8 miliardi).
In tale scenario, la città che non ha sofferto è stata Milano, città che nel primo semestre 2020 ha raggiunto gli 1,8 miliardi di euro di investimenti real estate, confermando di fatto l’ammontare dello stesso periodo del 2019. I risultati sono diversi a seconda delle asset class: buone performance per uffici – in attesa dei possibili effetti dello smart working su larga scala e della conseguente riorganizzazione degli spazi di lavoro – e logistica, spinta dalla significativa crescita dell’e-commerce nel periodo di lockdown. Calano, invece, gli investimenti nei settori maggiormente colpiti dalle misure restrittive, come retail e ospitalità.

Le compravendite nel settore residenziale
Crollano i volumi di compravendita nel settore residenziale: nel secondo trimestre 2020 il tasso tendenziale registra un calo pari a -27,2%, con oltre 43 mila transazioni in meno rispetto allo stesso trimestre del 2019. L’andamento negativo è generalizzato e colpisce tutta Italia, capoluoghi e non capoluoghi. I dati mensili del secondo trimestre del 2020 illustrano un mercato delle abitazioni nazionale in picchiata (-57,7%) nel mese di aprile, a causa del lockdown. La tendenza negativa continua anche nei mesi di maggio e giugno ma, con la progressiva riapertura di quasi la totalità delle attività economiche, con tassi meno elevati: rispettivamente -21,2% a maggio e -6,1% a giugno.

Segno “meno” anche per il non residenziale
Il settore terziario-commerciale, dopo il -16,5% del I semestre 2020, ha segnato nel secondo trimestre un vero e proprio crollo dei volumi di compravendita. Il tasso tendenziale del -32,1% è inferiore anche a quelli registrati nella crisi del mercato del 2012. In termini assoluti si sono perse quasi 9.000 compravendite rispetto al secondo trimestre 2019. Passando da circa 27 mila a poco più di 18 mila unità immobiliari scambiate. Sono tutti negativi i tassi relativi alle otto principali città.
Il settore produttivo, costituito prevalentemente da capannoni e industrie, già fortemente segnato nel primo trimestre 2020 (-22,8%), cala ulteriore arrivando al 30,9% nel secondo trimestre dell’anno. I dati sono particolarmente negativi nelle regioni settentrionali: -37,9% nel Nord Est, -32,4% nel Nord Ovest