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Caso Yara, la sorella di Massimo Bossetti cambia cognome

Pubblicato: 01/10/2020 18:22

Laura Bossetti ha deciso che vuole voltare pagina: non vuole più essere la sorella di Massimo Bossetti, con tutto ciò che ne comporta.

La donna ha confidato al settimanale Oggi di non avere più rapporti con il fratello e di voler prendere le distanze da una delle storie di cronaca italiana più efferate degli ultimi decenni.

Chi è Laura Bossetti

In passato tra fratello e sorella (gemelli per nascita, i due sono stati cresciuti dalla madre Ester Arzuffi ed il marito) ci sono stati motivi di acredine. Nello specifico Laura Bossetti aveva addossato a Bossetti la responsabilità del crollo emotivo dei suoi genitori, ed addirittura della loro morte: “Gli ho chiesto scusa per aver detto in passato che papà e mamma sono morti di dispiacere per il dolore di avere un figlio in carcere. Ho sbagliato, comunque è la verità”.

Da anni i due non si vedono, e Laura Bossetti ha intenzione di staccarsi completamente da quel ramo della sua famiglia: “Voglio lasciarmi tutto alle spalle: cambio cognome”.

Oggi, spiega Laura Bossetti, il fratello ha una sua vita indipendente dalla sua: “Ora Massimo ha sua moglie Marita e sta bene così. Io gli auguro tutto il bene possibile. È stata una tragedia e solo chi è dentro sa cosa si prova e cosa si passa. Ho raggiunto la mia tranquillità ed è per questo che ho deciso di lasciarmi il passato alle spalle e cambiare cognome”.

Massimo Bossetti è in carcere a Bollate

Massimo Bossetti sta scontando la sua pena definitiva all’ergastolo al carcere di Bollate. L’ultima istanza di revisione della sentenza, inviata dai suoi legali la scorsa estate, era stata respinta. Spesso, Massimo Bossetti ha continuato a rivendicare la sua innocenza attraverso lettere inviate ai giornali, come l’ultima inviata a Libero nella quale scriveva: “Nessuno può capire davvero quanto sia dura sia fisicamente che psicologicamente. Ogni ora è un giorno ed ogni giorno è una settimana e la sofferenza si abbatte giorno e notte nello status di detenuto, aggravato ancor di più da una accusa infamante quale l’omicidio di una povera bambina”.