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Coronavirus, rischio lockdown a Natale: l’Oms lancia l’allarme

Pubblicato: 14/10/2020 15:56

Sono decisamente preoccupanti le ultime previsioni e proiezioni numeriche diffuse dall’organizzazione mondiale della sanità sull’emergenza Covid-19.

Pare infatti che il quadro globale della pandemia veda nel prossimo futuro perdite enormi e difficilmente riassorbibili in breve tempo, motivi per cui le ultime precauzioni prese anche in Italia con il nuovo Dpcm sembrano essere misure di necessità non ignobili dalla popolazione.

In Italia rischio lockdown a Natale

Andrea Crisanti, virologo, ha fatto allarmanti previsioni per l’inverno e soprattutto per il periodo natalizio, a Rainews a studio 24: Credo che un lockdown a Natale sia nell’ordine delle cose: si potrebbe resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo il sistema è saturo”.

Il problema, per Crisanti, consta anche nel non riuscire ad anticipare l’evoluzione delle cose: “È l’impostazione per cui le misure vengono prese per inseguire il virus e non per anticiparlo. È vero che non c’è un manuale per affrontare la pandemia ma dalla prima ondata avremmo dovuto imparare molte cose”.

690 milioni di persone malnutrite

L’Oms parla di un totale di 690 milioni di persone nel mondo che, dall’esplosione della pandemia ad oggi, sono diventate malnutrite e in precarie condizioni. Il dato più allarmante è però sulla forza lavoro (attualmente quantificabile in 3,3 miliardi circa sul pianeta) che è compromessa al 50%. Pare infatti che la metà della forza lavoro sia a rischio di perdere il proprio reddito. A fornire queste preoccupanti informazioni sono 4 agenzie Onu, ovvero: Oms, Ifad, Ilo e Fao.

Le situazioni più gravi al momento si verificano in Brasile, India e Usa, dove complessivamente si toccano i 38 milioni di casi.

Oms: no a immunità di gregge

Mentre in diverse zone d’Europa si prendono nuovi provvedimenti (in Irlanda del Nord sono state chiuse le scuole per due settimane, così come pub e ristoranti), l’Oms chiude definitivamente ogni strada alla via dell’immunità di gregge. A parlare è stato Tedros Adhamon Ghebreyesus, capo dell’Oms, che ha dichiarato. L’immunità di gregge si ottiene proteggendo le persone da un virus, non esponendole ad esso: “Mai nella storia della salute pubblica l’immunità di gregge è stata utilizzata come strategia per rispondere a un’epidemia, per non parlare di una pandemia. È scientificamente ed eticamente problematico”.

Per ora si sa, oltretutto, che non è affatto certo che una persona che viene infettata una volta non possa esserlo per due volte: “La maggior parte delle persone infettate dal virus che causa il Covid-19 sviluppa una risposta immunitaria entro le prime settimane, ma non sappiamo quanto sia forte o duratura quella risposta immunitaria o come differisca per persone diverse. Abbiamo alcuni indizi, ma non abbiamo il quadro completo”.

La Pandemic Fatigue: cosa significa

Intanto si stanno studiando anche gli effetti psicologici che una protratta pandemia può avere sulle persone. Si parla ad esempio di “pandemic fatigue”, ovvero una reazione che molte persone starebbero avendo e che si riconosce per difficoltà a reagire davanti ad una crisi apparentemente senza evoluzione. Ilaria Capua, al Corriere della Sera, illustra esattamente questo concetto: “Si verifica quando i pazienti, ma anche le strutture sanitarie e i decisori politici perdono energie, si immobilizzano. L’antidoto è concentrarsi sulle questioni davvero urgenti e necessarie e lasciare un po’ perdere il resto”.