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Omicidio Elena Ceste: il dramma di una madre uccisa per oppressione

Pubblicato: 18/10/2021 07:31

Il 23 gennaio 2014 Elena Ceste, giovane madre di Costigliole d’Asti, scompare nel nulla. Sarà il marito Michele Buoninconti a denunciare la sua scomparsa, ma il corpo di Elena verrà ritrovato senza vita, sulle rive del Rio Mersa, solo 10 mesi dopo. Il suo caso ha tenuto il paese con il fiato sospeso per un anno ed ha fatto conoscere una realtà familiare estremamente complessa, all’interno della quale si è sviluppato il contesto poi sfociato in un omicidio premeditato.

Elena Ceste uccisa a Costigliole d’Asti

Il caso di Elena Ceste rappresenta una delle pagine più drammatiche della cronaca italiana. Madre di 4 figli, nata nel 1977, aveva 36 anni quando è stata uccisa. Avrebbe festeggiato il suo 37° compleanno il 25 ottobre, ma quella data sul suo calendario non sarebbe mai arrivata. Elena Ceste è scomparsa il 23 gennaio 2014, e per 10 lunghi mesi di lei non si è saputo più nulla. Fino alla drammatica scoperta.

La scomparsa di Elena Ceste

La denuncia della scomparsa venne fatta il giorno stesso in cui Elena sparì nel nulla: il marito disse che forse la moglie era sconvolta, perché il giorno prima gli aveva confidato di aver intrattenuto dei rapporti telematici compromettenti, via sms, con un uomo. A suo dire, la donna doveva essere uscita di casa completamente nuda.

Michele Buoninconti: gli indizi contro di lui

Nonostante Michele Buoninconti abbia parlato fin dall’inizio di un allontanamento volontario, i sospetti degli inquirenti si sono subito concentrati su di lui. Diversi sono stati gli elementi che da subito non hanno convinto chi indagava: le cimici messe in casa Buoninconti rivelano che l’uomo ha un carattere aggressivo ed oppressivo con i figli, al punto di minacciarli e dire loro che verranno portati via da lui se racconteranno a qualcuno dei litigi furiosi che c’erano spesso tra marito e moglie. Al contempo, l’uomo non pare devastato dalla scomparsa della moglie, tanto che intrattiene nei mesi di ricerca del corpo rapporti telefonici con altre donne.

Il ritrovamento del corpo

Il 18 ottobre 2014 le ricerche si concentrano nella zona del Rio Mersa, dove il corpo in avanzata decomposizione di Elena Ceste viene ritrovato. Dalle analisi sul corpo appare evidente che Elena è stata strangolata e gli inquirenti cominciano a ricostruire i fatti: Michele Buoninconti avrebbe ucciso Elena Ceste la mattina, dopo aver portato i figli a scuola, in preda ad un attacco di rabbia: poi avrebbe caricato il corpo in macchina insieme ai vestiti trovati sul letto (Elena si era appena fatta la doccia al momento dell’omicidio).

Gli errori di Buoninconti

Durante il tragitto Buoninconti ha commesso un errore: ha fatto squillare più volte il cellulare della moglie probabilmente per trovarlo, per poi scoprire che era tra i vestiti della donna. In questo modo gli inquirenti hanno ricostruito il percorso del telefono (che si è agganciato a diverse celle telefoniche) e così il percorso fatto dal corpo di Elena.

Michele Buoninconti, dopo il ritrovamento del corpo, è stato arrestato con l’accusa di omicidio premeditato ed occultamento di cadavere.

Perché Buoninconti ha ucciso Elena Ceste

Il movente dell’omicidio si inscrive nel complesso e violento rapporto, ormai probabilmente incancrenito, tra Elena Ceste ed il marito Michele Buoninconti. Lei viene descritta da tutti come persona estremamente schiva e riservata, disposta ad aprirsi solo quando è lontana dal marito.

Lui, al contrario, viene descritto come uomo oppressivo e violento nei confronti dei figli e della moglie, che tende a voler assoggettare le persone che vivono con lui.

Elena Ceste, dal canto suo, pare che effettivamente stesse intrattenendo rapporti via sms con altri uomini e che il marito fosse venuto a saperlo: l’ipotesi è che la Ceste volesse liberarsi del giogo del marito, e che invece Buoninconti non avesse intenzione di separarsi da lei. Oltretutto con un divorzio Buoninconti avrebbe perso anche la casa ed avrebbe avuto ripercussioni di tipo economico.

I processi

Michele Buoninconti non ha mai ammesso l’omicidio della moglie: nel 2015 è stato condannato a 30 anni di carcere, poi confermati in appello. Buoninconti ha anche perso la patria potestà dei suoi 4 figli, che sono stati affidati ai nonni.

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2021 09:30