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Pena di morte per una donna: ha aperto la pancia a una donna incinta per prenderle il bambino

Pubblicato: 19/10/2020 12:27

È stata decisa la data per l’esecuzione capitale di una donna in Indiana, negli Stati Uniti. Il caso sta facendo discutere l’opinione pubblica e le associazioni per i diritti dei detenuti negli usa, in quanto la condannata secondo la difesa avrebbe agito al momento del reato nell’incapacità di intendere e di volere, per via di alcuni abusi subìti da piccola che avrebbero inciso molto gravemente la sua psiche.

Nel 2004 Lisa Montgomery ha strangolato la giovane Bobbie Jo Stinnet –incinta all’ottavo mese di gravidanza-e, dopo averne provocato la morte, con un coltello da cucina le ha tagliato il ventre ed ha tolto il bambino che la donna aveva nella pancia. Nel 2007 è arrivata la condanna a morte.

Riprese nel 2020 le esecuzioni federali

La notizia della sua esecuzione arriva in un anno, il 2020, che è stato caratterizzato dalla decisione di Donald Trump di riattivare le esecuzioni federali delle condanne a morte inflitte negli ultimi anni. Erano infatti 17 anni che in concreto non veniva eseguita una pena capitale, ed invece dall’inizio dell’anno sono già 7 le persone a cui è stata somministrata l’iniezione letale. L’annuncio dell’esecuzione di Lisa Montgomery (fissata per l’8 dicembre) è stata fatto insieme a quello dell’esecuzione di un altro detenuto, Brandon Bernard: alcune associazioni per i diritti dei detenuti sostengono che il duplice annuncio sia una mossa elettorale di Donald Trump in vista delle Presidenziali che si terranno a breve.

Accade 70 anni dopo l’ultima esecuzione su una donna

Il caso Montgomery è singolare non solo per le polemiche sorte dopo la condanna (l’avvocato della donna, Kelley Henry, ha dichiarato che ucciderla è una profonda ingiustizia dato il suo passato (…)Lisa Montgomery si è dichiarata colpevole e non lascerà mai la prigione in cui è rinchiusa”) ma anche perché sarà la prima esecuzione capitale federale su una donna dopo 70 anni. L’ultima fu Bonnie Heady, uccisa tramite camera a gas nel 1953.

La pena di morte negli Usa

Fin dalle loro origini gli Stati Uniti ebbero nel loro diritto la condanna a morte come metodo punitivo legale. Solo nell’ 800 nacque un dibattito e diverse correnti di pensiero cominciarono a discutere su quanto l’esecuzione capitale fosse un metodo punitivo efficace e risolutivo, con il crearsi di un dibattito pubblico e politico che ancora oggi non si placa. Con la nascita del governo federale la pena capitale divenne un argomento trattato in modo diverso di Stato in Stato, in quanto era il governo federale sotto la cui giurisdizione avveniva il fatto a decidere se contemplare la pena di morte tra le possibili condanne da emettere.

Stati abolizionisti

Attualmente in Usa ci sono 22 Stati abolizionisti e che quindi non prevedono la Pena capitale, e 8 in moratoria, ovvero dove c’è di fatto una sospensione delle esecuzioni di pena (ma non delle condanne).

Nel 2005 la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha abolito la pena di morte in caso di condannati di minore età. La modifica, che è avvenuta in tempi relativamente recenti, ha permesso a 70 minori che erano detenuti ed in attesa dell’esecuzione della pena, di vedere la loro condanna commutata in ergastolo.

L’iniezione letale

Negli anni il dibattito etico-politico ed i progressi tecnologici hanno portato all’attuazione di metodi di esecuzione della pena via via più rispettosi della persona e mirati ad evitare torture e sofferenze fisiche. Negli ultimi decenni è stata utilizzata per lo più la tecnica dell’iniezione letale, che consta in un addormentamento del condannato e la successiva somministrazione di una sostanza che paralizza il diaframma e provoca un arresto cardiaco. Negli ultimi anni si è sviluppato un acceso dibattito sull’effettiva assenza di dolore di questo metodo.