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Piccole dimensioni ma alto potenziale: l’ecosistema italiano secondo Fintech District

Pubblicato: 06/11/2020 19:53

Fintech District è un ecosistema per il fintech e per l’innovazione dell’industria dei servizi finanziari in Italia. È una community in cui gli operatori fintech, nazionali ed internazionali, hanno l’opportunità di collaborare con corporate e istituzioni finanziarie tradizionali per dare vita a progetti di open innovation. MomentoFinanza.it ha intervistato Clelia Tosi, Business Development Manager Fintech District per tracciare l’identikit dell’ecosistema Fintech italiano, in questo particolare momento storico.

Chi sono i membri della community Fintech District?

Dal 2017 la crescita del Fintech District è stata costante. A oggi sono 160 le startup che hanno aderito alla community riconoscendo il valore dell’approccio collaborativo promosso (all’inizio erano solo 32 ). E sono 15 i corporate member (Amazon Web Services, Axa, Auriga, Banca Sella, Boston Consulting Group, Cerved, Cirdan, Credem, Crif, EY, Gruppo Bancario Cooperativo ICCREA, IBM, OCS Organizzazione Consulenza Sistemi, UBI Banca, Zurich), raddoppiati solo nell’ultimo anno. A Fintech District ha aderito anche un’ampia rosa di professional member (BonelliErede, Carbonetti Studio Legale, Leyton, Linklaters, NoDoubt, StartupBootcamp, Value 4 You, Wexplore) che mettono a disposizione dei membri della community la propria professionalità attraverso sessioni consulenziali gratuite. Sono numeri importanti per un progetto giovane e riflettono la sempre maggiore attenzione che nel nostro Paese sta richiamando questo settore.

L approccio collaborativo è alla base della filosofia di Fintech District – foto: Fintech District

Quali sono le caratteristiche dell’ecosistema Fintech italiano?

L’ecosistema Fintech italiano è eterogeneo, di piccole dimensioni ma ad alto potenziale. Questo è quanto emerge dall’indagine “FinTech waves – The italian FinTech ecosystem”, recentemente realizzata da Fintech District e EY. In particolare, il numero di Fintech nel nostro Paese è cresciuto dalle 11 del 2011 alle 345 del 2020. Di queste 345 startup, il 74% è Fintech, mentre il restante 26% si colloca tra le TechFin, cioè startup che presentano un modello di business incentrato sulla tecnologia al servizio dell’industria finanziaria (es. blockchain, analytics…).

Qual è l’identikit delle startup Fintech italiane?

Il panorama italiano delle Fintech è guidato dalle startup di Crowdfunding (71), seguito da quelle che si occupano di Data Analytics, Machine Learning e Artificial Intelligence (35), dalle Fintech che offrono pagamenti smart (34) e da quelle che offrono servizi di Lending (30). Queste si trovano per la maggior parte in uno stadio intermedio di crescita (Early Stage ed Early Growth) e sono finanziate tramite risorse personali o business angel. Da un’analisi delle top 20 Fintech italiane per fondi raccolti emerge che l’età media dei founder è di 46 anni, contro un’età media dei team, per il 56%, inferiore ai 32 anni. Inoltre, i team che lavorano nelle FinTech sono generalmente di piccole dimensioni con un valore mediano di 8,5 dipendenti per startup. Al contrario delle aspettative iniziali, il gender gap è comunque molto marcato, in quanto nell’81% delle startup le donne rappresentano meno del 50% dei membri del team.

In cosa si differenzia l’ecosistema italiano da quelli di altri Paesi?

In Italia il settore risulta ancora ridotto rispetto ad altri Paesi come UK e Germania. Questi ultimi sono sicuramente mercati più maturi che non presentano alcuni limiti tipici del nostro Paese, come la complessità e frammentarietà del panorama normativo. All’estero, inoltre, i player tradizionali hanno già maturato piena consapevolezza del fatto che le FinTech non rappresentino una minaccia, bensì un’opportunità per collaborare e sviluppare servizi digitali, verticali e convenienti che possano rispondere a specifiche esigenze del grande pubblico. Inoltre, all’estero, un ruolo chiave è sicuramente giocato dal mondo accademico e dagli acceleratori e incubatori: il primo incentiva la cultura dell’imprenditorialità e i secondi favoriscono lo sviluppo di progetti, seguendo le startup sin dalle prime fasi della loro crescita.

La pandemia e le dinamiche di mercato 2020 come hanno influito sul settore?

Il processo di digitalizzazione dei servizi finanziari ha sicuramente registrato una crescita notevole dall’inizio della pandemia. Sono aumentati sia il numero di clienti acquisiti online dalle banche (+75% tra aprile 2019 e aprile 2020), che il ricorso a servizi digitali per la gestione degli investimenti (+40%). Il settore Fintech ha dimostrato di essere anticiclico e resiliente: il 54% delle startup non ha subìto alcun impatto negativo (fonte Politecnico di Milano 2020). In questo contesto, alcuni settori Fintech hanno più di altri giocato un ruolo chiave nel fronteggiare la crisi, come è accaduto per il settore dei pagamenti digitali o quello del digital lending, che si è affiancato al sistema tradizionale bancario nell’erogazione del credito alle imprese. Realtà come October e Credimi sono anche state inserite tra i soggetti che possono avvalersi delle garanzie statali.

Quello dei pagamenti digitali è stato uno dei settori in crescita nel 2020 – Foto: Unsplash

Quali sono i vostri progetti in corso?

Al momento ci sono diversi progetti nel cantiere Fintech District. È stata recentemente lanciata un’Academy, che ha l’obiettivo di aumentare la diffusione della cultura Fintech sul territorio. Il primo progetto è quello delle Fintech Masterclass: un corso online di più di 18 ore con la testimonianza degli imprenditori più promettenti della Community. È stato poi da poco lanciato un corso sul Crowdfunding, in partnership con Two Hundred Crowd, una delle nostre fintech. Inoltre, per supportare la crescita complessiva dell’ecosistema e gli investimenti da parte di Corporate Venture Capital su segmenti early stage di startup, abbiamo sviluppato insieme a Startupbootcamp e Digital Magics, il primo Hyper Accelerator dedicato al Fintech in Italia. In un arco temporale di 3 anni, grazie alle metodologie e agli approcci nostri e dei partner, puntiamo ad “accelerare” circa 50 realtà italiane e internazionali tra Fintech e Insurtech. L’aggettivo “Hyper” indica che l’acceleratore continuerà a finanziare le fintech e le insurtech, facendo leva sul capitale pre-committato da parte di corporate e altri attori istituzionali, che verrà indirizzato alla crescita delle startup una volta terminato il percorso di accelerazione pura.

Ci sono diversi progetti nel cantiere Fintech District – Foto: Fintech District

Quali i progetti dal respiro internazionale?

Per offrire al nostro ecosistema nuovi stimoli in un’ottica internazionale, verrà organizzato in collaborazione con Yes Milano e Fiera Milano, il Milan Fintech Summit. Si tratta del primo evento verticale sul tema Fintech a Milano. La prima edizione si terrà in modalità digitale il prossimo 10 e 11 dicembre. Avrà l’obiettivo di puntare il faro dei principali interlocutori esteri sul nostro Paese, attraverso speech di player italiani e internazionali. L’11 dicembre ci sarà una pitch session cui parteciperanno numerose startup. E alla quale sono stati invitati come audience VC, Business Angel e investitori da tutto il mondo.

Quali sono le prospettive per il futuro e le vostre ambizioni?

Vogliamo contribuire alla crescita del settore affinché possa esprimere tutte le sue potenzialità. E siamo consapevoli che, per questo, sia necessario agevolare la collaborazione tra realtà Fintech e incumbent. Vogliamo rappresentare sempre più un punto di riferimento per tutti gli stakeholder coinvolti. Per questo ci adoperiamo quotidianamente per costruire un dialogo non solo con le startup ma anche con i player tradizionali, le istituzioni e il grande pubblico.

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2020 10:42