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M5S, Stati Generali finiscono in lotta fratricida: Di Battista spara a zero

Pubblicato: 15/11/2020 12:05

Il Movimento 5 Stelle paga la crisi d’identità che da tempo lo colpisce, cristallizzata dalla nomina di Vito Crimi, un nodo che vede sullo sfondo le diverse correnti in lotta tra loro. Gli Stati Generali in streaming si trovano davanti il difficile compito di decidere le regole del gioco per il futuro del Movimento, ma le difficoltà non mancano, così come le rese dei conti.

Mentre il premier Giuseppe Conte interverrà oggi, i padri fondatori Beppe Grillo e l’erede Davide Casaleggio non parteciperanno. E Alessandro Di Battista, ex punta di diamante, lancia un duro affondo contro l’ala governista dei 5 Stelle. Preannunciando il duello con Di Maio, che parlerà subito dopo di lui.

Alessandro Di Battista: “Diffamato e screditato”

L’ultima pugnalata al Movimento 5 Stelle che fu arriva da Alessandro Di Battista. L’attivista è tra i 30 delegati votati per fare da oratori negli Stati Generali, che si concludono oggi, e per entrare nel futuro organo collegiale che i grillini studiano per evitare la rottura completa. Dibba però si toglie qualche sassolino dalle scarpe e affila le armi contro le correnti che vorrebbero limitarne l’influenza.

Da quando sono uscito – per mia scelta – dal Parlamento hanno, costantemente, provato a denigrarmi. Mi hanno diffamato, hanno screditato il mio lavoro abituati evidentemente a ex-parlamentari che si fanno piazzare nelle partecipate di Stato“, scrive su Facebook. Alessandro Di Battista difende il suo operato contro quelli che “l’unica posizione che conoscono è la genuflessione davanti ai loro padroni“, auspicando un ritorno alle priorità del Movimento 5 Stelle delle origini.

L’affondo ai governisti di Di Maio

L’intransigente del Movimento continua prendendo di mira proprio i sostenitori del governo Conte: “Negli ultimi mesi per le mie posizioni – evidentemente dissimili da quelle assunte da parte del ‘gruppo dirigente’ – sono stato definito eretico, dissidente. Hanno scritto che le mie idee erano minoritarie, che mi trovavo all’angolo, non considerato. Leggo di fantomatici piani per isolarmi (tra l’altro mai smentiti) perché rappresenterei una minaccia“.

Il post Facebook di Alessandro Di Battista
Il post Facebook di Alessandro Di Battista

Alessandro Di Battista rigetta le accuse di voler minare l’accordo di maggioranza che sostiene il governo. E allude alla decisione di includerlo nel processo decisionale che vedrà la luce negli Stati Generali: “Oggi mi viene chiesto a gran voce di entrare in un organo collegiale che non è stato ancora votato dagli iscritti. Perché? Perché forse le nostre idee non sono così minoritarie come qualcuno vorrebbe far credere“.

Il pasionario chiede che vengano pubblicati i voti “che ciascuno dei 30 delegati nazionali ha ottenuto. Perché è giusto conoscere il peso specifico delle idee di coloro che sono stati scelti e per smetterla una volta per tutte di definire ‘dissidenti’ coloro che, su molti aspetti, hanno il solo torto di non aver cambiato opinione“.

Il Movimento 5 Stelle perde i padri ispiratori

Quello che doveva essere il momento di riunione per il Movimento 5 Stelle vira sui toni del redde rationem. Non solo non ci sarà Beppe Grillo, ma lo stesso Davide Casaleggio ha deciso di non partecipare agli Stati Generali. “Ho ricevuto ieri l’invito a partecipare nella discussione di domenica.Ho deciso di declinare perché ritengo che se ci sono delle regole di ingaggio, queste debbano essere rispettate“, ha scritto su Facebook il patron di Rousseau, accusando “che molte decisioni sono già state date per acquisite“.

Il post Facebook di Davide Casaleggio
Il post Facebook di Davide Casaleggio

Cosa si decide agli Stati Generali

Le questioni aperte sono molto e tutte delicate. Agli Stati Generali si dovrà decidere cosa fare del limite del secondo mandato, regola aurea del Movimento 5 Stelle che sta creando non pochi problemi. Tra le proposte per aggirare il limite c’è quello di concedere un terzo mandato “per meriti speciali. Un escamotage, per molti, per salvare la dirigenza, da Luigi Di Maio ad Alfonso Bonafede.

Allo studio anche il futuro della piattaforma Rousseau, che alcuni pentastellati vorrebbero vedere limitata e far diventare un semplice fornitore di servizi. Qui sta la vera rottura con Casaleggio e il Movimento 5 Stelle delle origini, che alla prova del governo degli ultimi anni vede mutare il suo DNA. Dal “Vaffa” alla politica partitica vecchio stile il passo è stato breve, è bastato il passaggio al potere. Che a quanto pare logora chi ce l’ha.