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La lingua del calcio

Pubblicato: 07/12/2020 07:37

Dopo la notizia della morte di Diego Armando Maradona, il calcio per diversi giorni è stato il protagonista indiscusso di giornali, telegiornali e di trasmissioni tivù, facendo impallidire persino il coronavirus.

Questa grande condivisione mondiale del dolore per la scomparsa del Pibe de oro, ha confermato una volta di più quanto questo sport riesca a unire (e spesso anche a dividere) con facilità persone di tutte e da tutte le parti del mondo e di estrazioni sociali più diverse.

La lingua del calcio

Il calcio non solo è lo sport più amato e seguito nel nostro paese, ma riesce ogni quattro anni ‒ quando la nostra nazionale è impegnata a disputare i campionati del mondo ‒ a riunificare l’Italia e il tifo da Nord a Sud. Il linguaggio che veicola questa passione è talmente potente ed efficace che in alcuni casi è riuscito a superare anche il rettangolo verde di gioco. Anche se non si è appassionati di questo sport, in termini di lingua, di parole e di espressioni, dobbiamo molto al gioco del pallone. Parliamo spesso, nella vita di tutti i giorni, la lingua del calcio, e forse senza saperlo

Il dribbling in zona Cesarini

I giornalisti o le persone poco gradite si dribblano, quando non si vuole rilasciare loro nessuna dichiarazione o, per estensione, quando non si vuole essere scocciati; quando ci si salva in calcio d’angolo (o incorner), invece, si riesce con un colpo di fortuna a scampare da una situazione molto delicata; di pari passo, quando ci si salva all’ultimo si parla di zona Cesarini; il mio professore del liceo adorava questa espressione pallonara (pallonari, per lui, erano in generale i tifosi di calcio) e la usava per sfottere chi cercava con tutta fretta di rispondere alle ultime domande di un compito in classe, quando il tempo ormai stava per scadere. L’espressione fa riferimento a Renato Cesarini, un calciatore della Juventus degli anni ’30, il quale realizzò diversi gol nei minuti di recupero.

C’è chi la tocca piano e chi la serve sul piatto d’argento

Quando qualcuno mi prende alla sprovvista, mi coglie in contropiede, termine inventato dalla straordinaria mente del giornalista Gianni Brera (a lui dobbiamo la creazione di decine di neologismi calcistici, e non solo, come il libero, disimpegno, goleador, incornata, pretattica, ecc.), che nel calcio si usa per indicare quel contrattacco rapido e improvviso, mentre la squadra avversaria è completamente sbilanciata in avanti. Quando un soggetto ne attacca un altro tramite dichiarazioni violente o atte a screditare e ridicolizzare il destinatario del posto di un testo di qualsiasi tipo, si ricorre a un’antìfrasi, dicendo che chi parla o chi scrive la tocca piano (riferito alla palla) o l’ha toccata piano.

Chi serve un bel assist crea delle condizioni favorevoli per far segnare il proprio compagno; parlando di noi comuni mortali, invece, quando si fa un assist, si facilita la vita di un’altra persona tramite un aiuto o si mette in condizione l’altro di poter formulare una battuta (vedi anche te l’ho servita su un piatto d’argento).

Forza Italia!

Persino la politica non ha potuto fare a meno di usare termini calcistici per dare più efficacia alla sua comunicazione; si pensi alla famosa metafora dello scendere in campo, che Berlusconi utilizzò nel famoso discorso preregistrato del 26 gennaio 1994, quando annunciava la sua decisione di darsi alla politica: Ho scelto di scendere in campo, espressione potente che evoca valori di sacrificio e responsabilità, e che successivamente all’intuizione berlusconiana, fu riproposta più volte da altri esponenti politici e da giornalisti.

Il medesimo ragionamento va fatto per il nome del suo partito, Forza Italia, urlo che al tempo, prima della fondazione di quella forza politica, veniva associato solo all’amore per la nazionale di calcio; oggi, invece, si penserebbe decisamente più al partito che ai nostri Azzurri.

È arrivato Maradona!

Tutte parole o espressioni che richiamano all’unione e all’amore per la Patria. Non posso non riportare l’uso delle numerose figure retoriche, metafore e similitudini, che accompagnano ogni ragazzino e ragazzina, che si avvicini al mondo del calcio, sia per semplice passione in campetti di periferia o nel cortile di casa; sia quando il fortunato o la fortunata, riesce a muovere i primi passi tra i professionisti: il più forte della squadra, il dieci,  è sempre il o la Maradona, Sei come Maradona! si dice di uno o di una molto bravo o brava, che dà del tu al pallone; mentre lo stesso nome usato in una struttura diversa ed espresso in un certo modo, magari accompagnando l’esecuzione verbale con un gesto della mano, può intendere tutt’altro: Ecco, Maradona! o È arrivato Maradona!, e quest’ultime, di solito, si riferiscono a un soggetto che cerca di fare o vorrebbe fare cose straordinarie con il pallone tra i piedi con scarsi risultati, facendo solo delle figure barbine.

Il sacro e il profano

A volte però capita che, nello sport, sacro e profano si mischino, e proprio Maradona, più di tutti è riuscito a far coincidere e sovrapporre questi due mondi così distanti tra loro, e non solo per i novanta minuti di gioco.

Sia per chi lo ha vissuto in piena attività calcistica, sia per chi è nato dopo e lo ha visto solo in “cassetta”, e sia per chi ha vissuto questo sport da “lontano” solo come sportivo e non come tifoso è stato comunque per tutti un dio laico, uno che veniva da un altro pianeta, come si domandò un famoso giornalista uruguaiano durante una concitata e celeberrima telecronaca (¿De qué planeta viniste?) che raccontò il gol del secolo.

I tifosi di calcio e non solo lo hanno salutato con un adiós. In quelle cinque lettere c’è tutto: il distacco più doloroso, il mai più (adiós); il riferimento al suo essere straordinario, il più grande di tutti, quello che maggiormente si è distinto in questo sport (dios), e il numero dieci, che prende il posto momentaneamente delle due lettere “io”, che inevitabilmente noi italiani associamo al pronome di auto-riferimento io. Quest’ultimo simbolo sembra che stia lì a ricordarci eternamente che: anch’io sono stato Maradona.