È stato assolto Antonio Gozzini, accusato di aver ucciso la moglie Cristina Maioli. L’uomo, un 70enne con problemi di depressione, avrebbe vegliato per ore il cadavere, per poi confessare il femminicidio durante l’interrogatorio.
La Corte d’Assise di Brescia ha riconosciuto che Gozzini avrebbe agito “in vizio di mente per un delirio di gelosia“, accogliendo la linea della difesa. Durissima la reazione delle attiviste per i diritti delle donne.
Uccide la moglie, poi tenta il suicidio: assolto
Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore, è stata uccisa dal marito Antonio Gozzini nel 2019. La donna è stata prima colpita con un mattarello nel sonno, perdendo i sensi, per poi essere accoltellata alla gola. Il marito l’avrebbe vegliata per ore, per poi chiamare la Polizia denunciandosi. “Non c’era un motivo particolare per cui ho deciso di uccidere mia moglie. So solo che stavo malissimo: in depressione possono succedere queste cose“, sarebbero state le sue parole durante l’interrogatorio, come riporta Sky Tg24.
La sentenza della Corte d’Appello di Brescia
Antonio Gozzini è stato assolto dalla Corte d’Assise di Brescia, che avrebbe attribuito il femminicidio a uno stato di incapacità dell’uomo, dichiarando la presenza di un “totale vizio di mente per delirio di gelosia“. Accolta quindi la posizione dei legali della difesa, che avevano avanzato l’incapacità di intendere e di volere dell’imputato nel momento dell’omicidio.
La pm Claudia Passalacqua aveva invece chiesto la condanna all’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Nella sentenza si ritiene infatti che Gozzini fosse mosso dalla paranoia derivata dal suo stato mentale, credendo che la moglie lo tradisse.
La gelosia sarebbe stata dunque il movente, una versione rigettata da Passalacqua, la quale ipotizza che Antonio Gozzini abbia ucciso Cristina Maioli “per vendetta, perché la moglie voleva farlo ricoverare in ospedale per la sua depressione. È pericoloso far passare il messaggio che in quel momento non era capace di intendere e volere perché geloso“. La Procura di Brescia ha dichiarato per bocca del pm che ricorrerà in appello.
Le parole dei legali di Antonio Gozzini
Gli avvocati della difesa non erano in Aula oggi, ma dopo la sentenza hanno fatto filtrare la loro reazione. Jacopo Berzoletti ha dichiarato: “Siamo soddisfatti perché la sentenza rispecchia quanto emerso nel dibattimento e cioè che il mio assistito non era capace di intendere e volere“.
Gozzini uscirà dal carcere e sarà ricollocato in una Rems, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Si tratta di una struttura sanitaria che accoglie persone affette da disturbi psichici che si sono macchiate di reati, facendole entrare in un percorso di riabilitazione.
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“Non è un raptus, è un femminicidio”
Si sono espresse duramente contro la sentenza le associazioni per la difesa della donna e sono stati fatti paragoni con il delitto d’onore, che i giudici sono stati accusati di riesumare. Non Una Di Meno ha etichettato come “giustizia patriarcale” l’assoluzione di Gozzini: “Non è un raptus, è femmincidio“, ha scritto su Twitter.

Monica Cirinnà ha espresso la sua preoccupazione: “Solitamente non commento le sentenze, ma di fronte a un’assoluzione per ‘delirio di gelosia’ credo non si possa tacere. Aspettiamo le motivazioni, ma il senso è purtroppo chiaro e terribile: questo femminicidio non è stato riconosciuto come tale!“, ha twittato.
