Scuola, il Governo parla di ritorno in classe il 7, le Regioni non sono d’accordo
Scuola, il Governo parla di ritorno in classe il 7, le Regioni non sono d’accordo

Mentre il Governo sembra stabile e fermo nell’idea di far tornare i ragazzi a scuola dal 7 gennaio, le Regioni viaggiano con il freno a mano tirato.
La paura di molti governatori è quella di riaprire e poi dover richiudere poco dopo per aumento dei contagi. In molti dunque hanno già firmato ordinanze per non riaprire il 7 e per continuare la didattica a distanza ancora un po’.
Chi non torna in aula il 7 gennaio
Al nord, sono molte le regioni che temono che riaprire il 7 gennaio possa portare solo ad aumentare i contagi e rendere vano, se non nocivo, l’allentamento delle misure complessive.
Veneto e Friuli in primis hanno già deciso e ottenuto di non riaprire le scuole secondarie fino al 31 gennaio. Zaia ha dichiarato: “Ho firmato un’ordinanza per la chiusura delle scuole superiori. Procrastino quindi la didattica a distanza fino a fine gennaio. Tifiamo tutti per la scuola in presenza, ma non pare prudente riaprire le scuole in questo momento”.
Al centro, le Marche tentennano: non conforta l’idea di riaprire il 7, ma non c’è ancora un’ipotetica data di rientro posticipato. Adnkronos parla del 31 gennaio per gli studenti marchigiani, e di un’ordinanza che potrebbe essere emanata in giornata.
Posizione titubante quella della Lombardia, che potrebbe prendersi anche la giornata di domani per decidere se rientrare in presenza il 7 gennaio o posticipare la didattica in presenza. Si attendono dichiarazioni da parte del Presidente Fontana. Diversa e più ferma la posizione dei Sindacati: Tobia Sertori, segretario Cgil Lombardia, ha dichiarato a Repubblica la posizione dei sindacati: “Non ci si rende conto di quanto sia complesso cambiare l’orario con insegnanti che operano in più classi se non addirittura in istituti diversi (…) L’obiettivo è riportare in classe i ragazzi in sicurezza, ma vista la situazione di grande incertezza a pochi giorni dalla ripresa delle lezioni forse sarebbe più sensato ripartire con la didattica a distanza e tornare in classe con il 75 per cento degli studenti dal 18 gennaio.
In questo modo si potrebbe anche monitorare l’evoluzione dei contagi nei prossimi giorni”.
Campania: ritorno graduale per gli studenti
Anche la Campania vuole aspettare: De Luca ha programmato un ritorno ai banchi per l’11 gennaio ma solo per pochi, come da sue stesse dichiarazioni: ““L’Unità di Crisi della regione Campania si è riunita per un’analisi dettagliata dei dati epidemiologici in relazione alla possibilità di un ritorno in presenza a scuola al termine delle vacanze natalizie.
Sulla base di tale analisi e della relazione che confluirà in un’ordinanza entro la mattinata di domani, è stato deciso che le scuole in Campania riapriranno lunedì 11 gennaio 2020“. Dal 18 si valuterà invece il ritorno di tutte le classi delle elementari e, dal 25, di medie e superiori.
Anche la Liguria ha deciso di aspettare.
Giovanni Toti, a TgCom, ha detto: “Di fronte all’incertezza su cosa succederà il 7 e l’8 le scuole in Liguria non apriranno. Mi auguro che il governo si prenda la responsabilità altrimenti farò un’ordinanza, come hanno già fatto altri governatori”.
Chi torna in aula il 7 gennaio
Tornano in aula il 7, invece, tutti gli studenti di Emilia Romagna e Toscana al 50%.
Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana, ha dichiarato: “Saremo minoritari, ma in Toscana le scuole secondarie superiori, complici alcuni dati che indicano che ce lo possiamo permettere” riporta Adnkronos: “Il 7 gennaio ripartiranno al 50% in presenza secondo le indicazioni del ministro Speranza, e dal 15 gennaio al 75% in presenza.
Se i dati epidemiologici peggioreranno, torneremo alla didattica a distanza”.