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Crisi politiche nel mondo: non solo l’Italia è così pazza e imprevedibile

Pubblicato: 01/02/2021 17:25

Con le dimissioni di Giuseppe Conte e la fine del Conte bis si è aperta in Italia l’ennesima crisi di governo, la 67esima dall’istituzione della Repubblica nel 1946. 

Di fatto le consultazioni e le cronache giornalistiche che le accompagnano sono diventate un genere letterario a sé per appassionati, i quali costituiscono una nicchia neanche tanto piccola. Con tanto di aneddotica gustosa, soprattutto quanto più si va indietro nel tempo, all’epoca della Prima Repubblica, quando ancora più di oggi le crisi erano ordinaria amministrazione, essendocene state 51 in 46 anni. 

Come spesso succede però c’è un trade off tra quantità e qualità, e il grande numero di crisi di governo si accompagnava spesso a una risoluzione rapida, si trattava delle cosiddette “crisi pilotate”, risolte in pochi giorni, differenti da quelle “al buio” come quella attuale per intenderci.

Ogni genere letterario ha anche un suo gergo e termini tipici, e questo non fa eccezione in fondo. 

L’Italia è atipica nel panorama europeo ed occidentale da quanto punto di vista, è vero, ma non unica. Le crisi di governo e l’instabilità interessano anche altri Paesi, tipicamente le democrazia parlamentari con sistema di voto proporzionale. E anzi, non sono rare nel mondo consultazioni per formare un governo che durano mesi, governi di minoranza, magari scaturite da elezioni in cui vince chi ha avuto meno voti.

Belgio, Irlanda, Paesi Bassi, stare senza governo è quasi normale

Se ne è parlato anche in Italia, per alcuni è stato un modo per dimostrare quanto bene vivremmo anche senza governo, per altri un’occasione per affermare che “allora non siamo i peggiori”. Il caso del Belgio e dei tempi eterni per formare un esecutivo hanno attirato l’attenzione di tutta Europa

Il record spetta alla formazione del governo Di Rupo, ben 541 giorni tra il 13 giugno 2010, data delle elezioni politiche e il 6 dicembre 2011, durante i quali rimase in carica per gli affari correnti, come si dice, il predecessore Leterme. Più recentemente si è ripetuto qualcosa di simile per la formazione dell’esecutivo De Croo, per cui ci sono voluti 494 giorni. Il motivo sta nell’estrema frammentazione del panorama politico belga, diviso non solo per famiglie politiche classiche (liberali, socialisti, cristiano-democratici, verdi, ecc), ma anche per appartenenze etniche. Per quasi ogni partito esiste la versione fiamminga e vallona. Difficilissimo trovare un equilibrio. L’attuale governo è formato da ben 7 partiti, quello Di Rupo era appoggiato da 6.

I vicini olandesi, anch’essi con un sistema proporzionale, hanno avuto tempi lunghi più volte. Per confermare l’attuale premier Rutte dopo le elezioni del 2017 e formare il governo, tra l’altro durato fino a pochi giorni fa, ci sono voluti 225 giorni. Recentemente, nel 2020, anche l’Irlanda è entrata tra i Paesi con consultazioni infinite, quando per dare vita al governo Martin, di coalizione, i giorni necessari sono stati 140.

Giorni per formare un governo
Fonte: Wikipedia, Rielaborazione di Momento Finanza

Un’alternativa, governare in minoranza come in Svezia

In alcuni Paesi l’ipotesi di lasciare il Paese senza governo per lungo tempo è vista in modo particolarmente negativo. Se in alcuni casi si ricorre al voto anticipato, andando alle urne anche 2 o tre o più volte nel giro di un paio d’anno, come in Spagna o in Israele, se in altri si arriva a grandi coalizioni tra rivali storici, come in Germania, in alcuni Paesi è normale, o quasi, avere governi di minoranza, in cui a sedere nel Consiglio dei Ministri sono i rappresentanti di partiti che non hanno la maggioranza in Parlamento.

Il governo Lovfen in Svezia ne è un chiaro esempio

I 16 seggi dei Verdi e i 100 dei socialdemocratici rappresentano solo un terzo dei 349 del Parlamento svedese, eppure governano, grazie all’astensione nel voto di fiducia del 2018 di liberali, centristi agrari e sinistra radicale. Una fiducia ottenuta nonostante i voti a favore siano stati meno dei contrari, ma l’opposizione non ha avuto la maggioranza assoluta e Lovfen è stato confermato in carica. 

Sono molti i Paesi in cui governi di minoranza sono al potere, tra questi la Spagna, che si appoggia su alcuni autonomisti, il Portogallo, e in passato l’Italia, con monocolori DC, che però non duravano molto. Al contrario di ciò che accade in Paesi come la Svezia dove l’approccio è più consensuale e il Parlamento ha ancora un potere notevole di indirizzo.

Governo Lovfen - Svezia
Fonte: Wikipedia, Rielaborazione di Momento Finanza

C’è chi governa dopo avere “perso” le elezioni

I Paesi con un sistema elettorale proporzionale hanno il problema della formazione dei governi e degli accordi di coalizione. Della difficoltà nell’incastrare le esigenze e gli orgogli di partiti che avevano promesso agli elettori di essere intransigenti e si vedono obbligati invece a scendere a compromessi.

Quelli con un sistema maggioritario sulla carta possono godere di una maggiore governabilità, ma in realtà insito in questo sistema elettorale è anche la possibilità di avere più voti e perdere le elezioni, cosa che probabilmente per un partito è la prospettiva peggiore.

Basta avere molti voti concentrati in pochi seggi in cui si vince con amplissimo margine ma perdere di poco nella maggioranza dei collegi. 

È accaduto più volte. Nel Regno Unito in Inghilterra, quando Churchill ebbe più della metà dei seggi con meno voti dei laburisti, che si sono rifatti nel febbraio 1974 con più seggi dei Tories nonostante qualche decimale in meno. 

In Canada è ancora più frequente. Qui il fato ha arriso a Trudeau, che nel 2019 ha avuto la fortuna di vincere pur avendo una percentuale di voti inferiore ai principali avversari. Complice la presenza di più di due partiti competitivi nei collegi e del voto tattico da parte di alcuni elettori. Il suol Liberal party ha ottenuto il 33,1%, meno del 34,3% dei conservatori, ma ben 36 seggi in più, 157 a 121, potendo proseguire a governare, pur senza una maggioranza assoluta. Ha così in un certo senso “vendicato” il padre Pierre che nel 1979 nonostante il 40,1% aveva ottenuto solo 114 scranni contro i 136 del rivale conservatore Clark che era però stato votato solo dal 35,9% degli elettori.

Elezioni canadesi, 2019
Fonte: Wikipedia, Rielaborazione di Momento Finanza

Per trovare un premier durato a Palazzo Chigi per quasi 8 anni dobbiamo andare indietro a De Gasperi

Nonostante le vittorie “mutilate” alle urne, quelle di chi in realtà avrebbe perso, nonostante i governi di minoranza o quelli nati dopo mesi di estenuanti consultazioni, nonostante l’obbligo di governare con gli avversari, sia in Canada che in Germania, sia nei Paesi Bassi che in Svezia i premier solitamente riescono a durare di più che in Italia. L’olandese Rutte è al potere dal 14 ottobre 2010, lo svedese Lovfen dal 3 ottobre 2014, Justin Trudeau dal 4 novembre 2015. E di Angela Merkel, cancelliera dal lontano 2005, sappiamo tutti.

In Italia dobbiamo ritornare ad Alcide De Gasperi per trovare un Presidente del Consiglio durato quasi 8 anni, dal dicembre 1945 all’agosto 1953, 2.485 giorni contando quelli effettivi, non in disbrigo degli affari correnti. Comunque meno di Rutte, di Merkel, di Kohl, di Thatcher, di Blair, e di molti altri.

E dire che con la Seconda Repubblica la speranza di vita politica media dei premier è cresciuta, tanto che dopo De Gasperi vi è Berlusconi, che ha governato in modo ininterrotto tra il 2001 e il 2006, per 1783 giorni. L’ex Cavaliere è anche al quarto posto per i 1.283 giorni tra 2008 e 2011, dietro a Moro, per 1583 giorni a Palazzo Chigi a metà anni ‘60, ma davanti Renzi e Andreotti, che sono rimasti premier per 1019 e 991 giorni consecutivi.  

Tempo consecutivo al governo
Fonte: Wikipedia, Rielaborazione di Momento Finanza

L’instabilità della nostra politica appare una costante che non sembra venire meno nel prossimo futuro. Quello che accade altrove, in Paesi ricchi e avanzati dove pure per certi versi la politica appare ancora tanto quanto o più imprevedibile e ricca di colpi di scena della nostra ci fa capire che non possiamo usare la politica come alibi per i nostri ritardi in economia e le nostre inefficienze. Sarebbe troppo facile.

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2021 17:30