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Il lusso riparte dalla Cina

Pubblicato: 11/02/2021 10:14

La Cina è l’unica economia a essere cresciuta nell’anno del Covid. Ha registrato una crescita del 2,3% nel 2020 e del 6,5% nell’ultimo trimestre dello scorso anno, secondo i dati diffusi dall’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino. La Cina, quindi, sembra essere il primo Paese a riemergere dalla pandemia e sarà importante per il mondo della moda e del lusso, osservarne la ripresa. Per quanto riguarda il segmento moda e lusso, infatti, alcune dinamiche stanno mutando il mercato e la domanda. Si prevede che entro il 2025 i cinesi saranno il 50% del mercato del lusso globale.

I trend in atto

Il 2021, secondo gli analisti, sarà caratterizzato da un miglioramento dei fondamentali macroeconomici, seppur non omogeneo, con la regione dell’Asia-Pacifico a guidare la ripresa seguita da Emea e Stati Uniti, ancora alle prese con continue chiusure e aperture dei negozi. Se la crescita sarà in Asia, a vincere saranno i brand più forti e al passo con le strategie di punta di quel mercato, sia sui social media che a livello retail e di esperienza offline. In Cina crescono i consumatori locali e aumenta la richiesta di lusso “at home”. È in corso lo shift generazionale, con le nuove generazioni che tra cinque anni rappresenteranno due terzi del mercato del lusso, e l’esplosione dell’e-commerce. Il lusso online ha costituito la metà delle vendite del 2020 e ha influenzato la strategia digitale dei brand per i prossimi anni.

Il lusso riparte dalla cina
Le nuove generazioni in Cina tra cinque anni rappresenteranno due terzi del mercato del lusso (Foto: Unsplash)

Il lusso domestico in Cina fa +48% nel 2020

I consumi interni trainano la Cina. Nel 2020, nonostante lockdown e pandemia, il paese riesce a mettere a segno numeri da record, soprattutto se paragonati al resto del mondo. Secondo le elaborazioni del report “China’s unstoppable 2020 luxury market” stilato da Bain & Company e Tmall Luxury, nel 2020 il mercato dei beni di lusso in Cina continentale dovrebbe crescere del 48%, raggiungendo quota 346 miliardi di yuan (circa 43 miliardi di euro). Il tutto a fronte di un calo atteso del mercato del lusso globale pari al 23 per cento. In questo contesto, la quota di mercato dello shopping interno cinese è quasi raddoppiata, passando dall’11% del 2019 al 20% del 2020.

Le cause del boom

Su questo boom interno hanno inciso diversi fattori. A partire dal 2015 la riduzione dazi, un più attento controllo del mercato grigio e l’armonizzazione dei prezzi internazionali hanno contribuito ad aumentare la crescita del mercato domestico. Cui si è aggiunta, nel 2020, l’effetto moltiplicatore delle restrizioni ai viaggi per l’estero.

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Molti brand stanno cambiando strategia, puntando sul digitale a scapito del retail fisico (Foto: Unsplash)

Meno retail e più e-commerce

Nel frattempo tanti brand del settore moda stanno rivedendo la loro strategia sul mercato asiatico. Ad esempio Mango, che nel 2019, si era alleato con il player locale Hangzhou Jingzhe Clothing per sviluppare una propria rete fisica in Cina aprendo 16 nuovi negozi, cambia rotta e punta al canale digitale. La scelta di investire sul commercio digitale piuttosto che su quello fisico avrebbe causato l’uscita di David Sancho, l’ex CEO di Mango in Cina. Quando Mango ha chiuso i suoi negozi in Cina alla fine di gennaio 2020, possedeva 26 vetrine nel Paese. Stessa sorte per i negozi del colosso del fast fashion Inditex, che chiuderà gli store fisici di Bershka, Pull&Bear e Stradivarius in Cina, per scommettere solo sulla loro presenza e-commerce. Attualmente, Bershka conta 34 negozi in Cina Continentale, Pull & Bear 37 e Stradivarius 22, ma in passato erano di più. Il gruppo ha infatti iniziato a chiudere i punti vendita fisici dei tre brand già lo scorso anno.

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2021 12:01