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Alessia Bonari infermiera simbolo della lotta al Covid: il cachet di Sanremo in beneficienza, ecco a chi andrà

Pubblicato: 05/03/2021 12:34

Alessia Bonari ha già abbandonato i lustrini sanremesi ed è ritornata alla vita che ama ed alla quale è fedele: quella come infermiera ospedaliera. La giovane professionista, diventata l’anno scorso simbolo della lotta al Covid-19, ha raccontato come ha vissuto l’esperienza dei riflettori e di cosa abbia deciso di fare con il cachet di Sanremo, ovvero donarlo in beneficienza ad un’associazione che si occupa di cure palliative ai malati terminali.

Alessia Bonari: le parole sul palco

È Repubblica a raccogliere le confidenze post-Festival di Alessia Bonari. La giovane infermiera si è presentata sul palco la prima serata del Festival, in abito lungo Giorgio Armani e trucco semplice, per parlare della lotta alla pandemia globale e di ciò che lei vive ancora, giorno dopo giorno, come operatrice sanitaria. Le sue parole erano state allarmanti, e sintomatiche di come la situazione sia ancora critica: “La situazione è praticamente sempre la stessa di quando ho scattato quella foto, non dobbiamo abbassare la guardia”. Al contempo, aveva voluto dare un messaggio di speranza: “Uniti, sicuramente ce la faremo”.

In questi giorni è occupata a fare un bilancio dell’esperienza sanremese, e racconta: “Quella di Sanremo è stata una bellissima parentesi, ma la mia quotidianità è un’altra. Oggi pomeriggio sarò al lavoro in ospedale”.

L’infermiera Alessia Bonari dopo il Festival: ritorno in ospedale

La sua è stata l’occasione di portare l’esperienza degli operatori sanitari su uno dei palchi più amati e vissuti dall’opinione pubblica italiana: “Ovviamente ero lì come Alessia Bonari, ma ciò che ho detto coinvolge tutto il personale sanitario, che sta ancora lottando in prima linea contro il Covid. Medici e infermieri sono fondamentali sempre, non solo in epoca di pandemia”.

Per quanto riguarda il cachet sanremese, Bonari ha anche comunicato cosa ne farà: “Si occupano di cure palliative, ovvero di garantire l’adeguata assistenza psicologica e infermieristica ai malati terminali che altrimenti non potrebbero permettersela. Mi è sembrata la scelta più giusta”.