La scorsa settimana, uno degli errori grammaticali più diffusi ha colpito il fumettista Zerocalcare, che all’interno di un suo nuovo fumetto, vicino alla forma qual ha tracciato una lacrimuccia, quella piccola verga sospesa che indica la caduta di una vocale (a volte anche di una sillaba): l’apostrofo. Ed è stato proprio Zerocalcare a parlarne in un post su Facebook, dopo che diversi utenti gliel’hanno fatto notare.
Qual è con l’apostrofo: l’errore grammaticale in cui cadono in tanti
Per carità, a tutti capita di sbagliare, e nei miei articoli punto sempre il dito sull’errore e mai su chi lo commette, anche perché chi ha commesso l’errore può imparare da questo e non commetterlo più. Siamo esseri imperfetti, ma che possiamo cambiare e imparare dai nostri errori. E poi la cosa che amo più di qualunque altra, che mi dà più soddisfazione, ed è un tema ricorrente nella mia ricerca di appassionato studioso, è domandarmi sempre perché si sbaglia, perché cadiamo in errore, perché commettiamo certi errori e non altri.
Qual è con l’apostrofo: il caso di Roberto Saviano
Nel caso specifico, quello di qual è non è un tema che mette tutti d’accordo, bisogna dirlo, e in passato molti sono scivolati sull’apostrofo. Uno di questi fu Roberto Saviano, che all’interno di un suo tweet usò la forma apostrofata. Quando alcuni utenti gli fecero notare questo errore, pubblicò un altro tweet nel quale sottolineava che avrebbe continuato a scrivere *qual’è (ricordo che l’asterisco indica che la forma è agrammaticale) ripercorrendo le orme di alcuni grandi scrittori del passato come Landolfi e Pirandello che furono, secondo lo scrittore campano, sostenitori della forma apostrofata. Ma le lingue vive non funzionano così, anche se fosse, anche se Pirandello e Landolfi in passato usarono la forma apostrofata, non si può mai e in nessun caso paragonare l’italiano contemporaneo con quello usato nei secoli passati.
Se ragionassimo in questo modo potremmo usare tranquillamente anche alcune forme della seconda persona del congiuntivo che adoperava normalmente Giacomo Leopardi ai suoi tempi, oggi totalmente errate, come abbi e facci, contenute nelle Operette Morali, forme che assoceremmo più al ragionier Fantozzi che al grande scrittore di Recanati. Proprio per questo, lo scrittore che ha vissuto secoli fa non può essere preso a modello, o meglio, la sua grammatica non può essere presa sempre a modello, perché spesso, nella storia della lingua, è capitato che forme corrette, col tempo, siano diventate errate e, viceversa, che forme considerate errate in passato, oggi non siano più tali (vedi sé stesso con l’accento, e forse in un futuro sarà corretto anche usare piuttosto che con valore disgiuntivo).
Qual è: la grafia corretta e la sua spiegazione
Tornando al nostro amato fumettista, sono sicuro che l’errore non sia figlio dell’ignoranza, ma piuttosto dell’abbassamento momentaneo della soglia dell’attenzione. Certi errori capitano quando si inserisce il “pilota automatico” e si lascia che la mano si faccia guidare dall’orecchio e dall’abitudine. In fin dei conti nella nostra lingua esistono diverse particelle interrogative che ricordano la forma qual è: quant’è, quand’è, ecc. Queste due forme richiedono l’uso della lacrimuccia, che tra l’altro è molto più immediata e istintiva nella scrittura a mano (usata dai fumettisti anche se su un tablet) che nella scrittura con la tastiera.
Qual è scritto con l’apostrofo, oggi, continua a essere un errore. L’avverbio oggi, l’ho usato proprio per richiamare il discorso che ho fatto qualche rigo sopra: la lingua cambia e magari un giorno, chi lo sa, sarà accettata anche o solo la forma apostrofata. Ma non oggi! Infatti qual è è e resta un caso di troncamento (o apocope) e non ha bisogno dell’apostrofo proprio perché qual esiste come forma autonoma, e se la cava benissimo anche da solo, senza l’aiuto né della vocale né dell’apostrofo, tanto che all’occorrenza lo adoperiamo per formare espressioni come qual buon vento, ogni qual volta, nel qual caso, ecc.