Il caso del fondo Archegos continua a far discutere tra gli addetti ai lavori dei mercati finanziari, con alcune teste che sono saltate e perdite da capogiro per le banche d’affari coinvolte nella maxi-vendita di titoli dell’hedge fund gestito da Bill Hwang.
Sponda Credit Suisse
A pagare di più le conseguenze della mancata copertura della margin call da parte di Archegos è la banca svizzera Credit Suisse, a cui il pagamento non pervenuto causa una perdita di 4,7 miliardi di dollari, come fatto sapere ieri dallo stesso management della banca.
E, proprio tra gli executives di Credit Suisse, si registrano le prime defezioni per via dello scandalo: Brian Chin, amministratore delegato del ramo di Investment Banking della società di servizi finanziari svizzera, lascerà il 30 aprile. Lara Warner, Chief Risk & Compliance Officer, si è dimessa dal consiglio di amministrazione di Credit Suisse con efficacia da martedì.
Ma non è tutto. Perché Credit Suisse vuole seriamente vederci chiaro, capire come mai sia stata fornita tanta garanzia a un fondo gestito da un ex analista di Tiger Management – Bill Hwang, appunto – che già aveva avuto problemi con la SEC, ovvero la Consob americana. Infatti, la società elvetica ha affermato che due indagini saranno svolte da “parti esterne”. L’inchiesta sarà incentrata sulla questione degli hedge fund e sui fondi di finanziamento a Greensill.
“Queste indagini saranno supervisionate da un comitato speciale del consiglio di amministrazione e non solo si concentreranno sulle questioni dirette derivanti da tali questioni, ma rifletteranno anche sulle conseguenze più ampie e sulle lezioni apprese“, ha affermato Credit Suisse.
Non solo Archegos
Come avete letto, Credit Suisse ha perso soldi recentemente anche per via di un altro “affare” sbagliato, legato a Greensill. Questo errore (eufemismo) ha portato alle dimissioni di Brian Chin, a capo dell’Investment Banking della società. All’inizio di marzo, Credit Suisse ha nominato un nuovo responsabile della gestione patrimoniale e ha affermato che avrebbe separato l’unità dalla divisione International Wealth. Ciò è avvenuto nel tentativo di recuperare fondi per gli investitori a seguito della sospensione e liquidazione dei fondi di supply chain finance – con un valore patrimoniale netto di 10 miliardi di dollari – gestiti da Credit Suisse Asset Management con asset originati e strutturati da Greensill Capital.
Sempre all’inizio di marzo, Credit Suisse aveva avviato la liquidazione di quattro fondi di finanziamento dal volume totale di circa 10 miliardi. A innescare questa mossa era stata la decisione dell’assicuratore nipponico Tokio Marine di non voler rinnovare la copertura dei titoli di debito di Greensill Capital detenuti nei fondi della banca svizzera e gli investitori dei fondi rischiano ora forti perdite mentre Greensill ha presentato addirittura una domanda di insolvenza.
I titoli di debito acquistati dai fondi di Credit Suisse erano emessi da Greensill e garantiti da prestiti fatti dalla società britannico-australiana ad altre aziende e, per limitare il rischio, Greensill aveva stipulato un’assicurazione sul credito. Nei documenti di marketing riguardanti il più grande dei quattro fondi, dal volume di 7,3 miliardi di dollari, Credit Suisse assicurava ai clienti che i titoli di debito erano a basso rischio.

La furbizia di Goldman Sachs e Morgan Stanley
Nelle ultime ore, però, sono emersi altri particolari interessanti legati allo scandalo Archegos. Mentre avevamo già detto di Goldman Sachs, che avrebbe perso poco in quanto i prestiti al fondo erano collateralizzati, stupisce il tempismo con cui Morgan Stanley abbia abbandonato le posizione nel fondo di Bill Hwang, ovvero la sera prima che Archegos vendesse 20 miliardi di dollari di posizioni per coprire le margin call.
Secondo un’inchiesta di CNBC, Morgan Stanley ha venduto circa 5 miliardi di dollari in azioni dalle bet di Archegos a un piccolo gruppo di fondi speculativi giovedì 25 marzo, secondo fonti che hanno chiesto di restare anonime, proprio un giorno prima che Archegos liquidasse le proprie posizioni. Questo tempismo ha fatto storcere il naso a parecchi. Inoltre, pare che Morgan Stanley abbia avuto il consenso di Archegos a trattare in giro per le sue azioni giovedì sera e la banca ha offerto le azioni a un prezzo scontato, dicendo agli hedge fund che i titoli facevano parte di una margin call che avrebbe potuto impedire il collasso di un cliente anonimo.
Ma la banca d’investimento aveva informazioni che non ha condiviso con gli acquirenti di azioni: il paniere di titoli che stava vendendo era solo l’inizio di un’ondata di vendite senza precedenti da parte di Morgan Stanley e di altre cinque banche d’investimento a partire dal giorno successivo.
Alcuni dei clienti si sono sentiti traditi da Morgan Stanley perché non hanno ricevuto notizie su quel contesto cruciale, secondo una delle fonti, e gli hedge fund hanno appreso in seguito solo dalla stampa che Hwang e i suoi Prime Broker si erano riuniti giovedì sera per tentare un ordinato scioglimento delle posizioni, un compito difficile considerando il rischio che le informazioni sarebbero trapelate.
Ciò significa che almeno alcuni banchieri di Morgan Stanley conoscevano l’entità della vendita e che era improbabile che la società di Hwang si sarebbe salvata. Essere a conoscenza di ciò ha aiutato Morgan Stanley e la rivale Goldman Sachs a evitare perdite perché le società hanno rapidamente ceduto azioni legate ad Archegos. Morgan Stanley e Goldman hanno rifiutato di commentare le indiscrezioni di CNBC.
Morgan Stanley era il più grande detentore dei primi 10 titoli scambiati da Archegos alla fine del 2020, con circa 18 miliardi di dollari di posizioni complessive, secondo un’analisi dei documenti depositati dai partecipanti al mercato. Ciò significa che Morgan Stanley avrebbe potuto subire perdite per circa 10 miliardi di dollari se non avesse agito rapidamente.
La teoria del complotto
Come se non bastasse, ecco arrivare i complottisti anche su un caso finanziario complesso – ma al tempo stesso semplice per chi mastica finanza – come quello di Archegos.
C’è chi pone dubbi sull’anno di nascita di Hwang, chi crede che ci sia una spinta cinese dietro la vendita copiosa di titoli – un tentativo del governo di Pechino di minare la stabilità di Wall Street – e chi si chiede come mai l’investitore, potendo, non ha cercato di tamponare le perdite, andando incontro a un suicidio finanziario. Secondo altri, infine, ci sarebbero molti più casi simili a quelli di Archegos che, se venissero fuori, colpirebbero duramente la finanza a stelle e strisce.
Se si tratta solo di complotto o c’è una base di verità, lo scopriremo prossimamente, dato che la SEC ha avviato un’indagine per capire meglio cosa abbia portato al caos innescato dalla liquidazione di posizioni di Archegos.
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