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Cina ammette la bassa efficacia dei suoi vaccini contro il Covid-19: preoccupazione tra gli acquirenti esteri

Pubblicato: 11/04/2021 22:33

I vaccini sviluppati dalla Cina avrebbero una bassa efficacia contro il Covid-19, come ammesso a sorpresa dalle autorità di Pechino. La Sinovac, l’azienda cinese che ha sviluppato il CoronaVac, inoculato a 161 milioni di persone in Cina, ha esportato altre milioni di dosi comprate da Paesi principalmente asiatici e sudamericani.

Il Dragone cinese ha ampiamente fatto uso di quella che è stata chiamata “diplomazia dei vaccini” per allargare la sua zona di influenza. La scoperta della bassa efficacia, arrivata da alcuni ricercatori del Brasile, potrebbe ora mettere in crisi la strategia adottata sinora. La Cina, tra l’altro, non ha concesso l’approvazione di vaccini stranieri nel suo territorio, e starebbe ora cercando una soluzione per aumentare la sicurezza del vaccino della Sinovac contro il coronavirus.

Cina: il vaccino anti Covid-19 ha una bassa efficacia

L’ammissione sulla bassa efficacia del vaccino cinese, il CoronaVac, arriva da Gao Fu, direttore del Centro per il controllo e prevenzione delle malattie cinese. In una conferenza nella città di Chengdu, Gao Fu ha dichiarato che il vaccino “non ha alti tassi di protezione” e che “È ora sotto valutazione formale se dovremmo usare vaccini differenti da differenti linee tecniche per il processo di immunizzazione“.

Le autorità di Pechino stanno considerando diverse opzioni per aumentare l’efficacia del vaccino, come aggiustare il dosaggio, modificare l’intervallo tra le due dosi o mischiare vaccini differenti. È al vaglio anche impiegare la tecnica dei vaccini a base mRna, usata in Occidente dai vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna ad esempio, valutati con efficacia al di sopra del 90%.

I ricercatori brasiliani: efficacia vaccino cinese al 50,4%

L’efficacia del vaccino cinese sarebbe stata valutata da ricercatori brasiliani al 50,4% nei trials clinici. Una notizia uscita in gennaio che è stata confermata dalle autorità cinesi e che sta creando non poca preoccupazione tra i Paesi che hanno acquistato da Sinovac.

La Cina ha venduto milioni di dosi a Indonesia, Egitto, Turchia, Messico, Cile, in una corsa ai vaccini che ha visto una forte campagna di Pechino per promuovere il suo vaccino, contrapponendolo a quelli sviluppati in altri Paesi, specialmente Occidentali.

La diplomazia dei vaccini

Da quando il Covid-19 ha fatto irruzione nelle nostre vite, uno dei risultati più evidenti in ambito internazionale è stato l’assurgere del vaccino a nuovo strumento di soft power. L’espressione, coniata dallo studioso Joseph Nye negli anni Ottanta, si riferisce alla capacità di uno Stato di estendere la propria influenza tramite l’attrattività della propria cultura e dei propri prodotti.

Il mondo ha visto una netta contrapposizione nella corsa ai vaccini, con schierati come attori principali Russia, Stati Uniti, Unione Europea, Gran Bretagna e Cina. Gli effetti di questa guerra commerciale sono stati visibili, secondo alcuni osservatori, nel caso AstraZeneca, il vaccino anglo-svedese sviluppato a Oxford.

La strategia dei vaccini della Cina

La Cina, per bocca del presidente Xi Jinping, ha annunciato a maggio 2020 che il suo vaccino sarebbe stato un “bene pubblico globale“. Ma come analizzato da The Diplomat, l’esportazione di vaccini cinesi è diventata una campagna di Pechino per allargare la sua sfera d’influenza. La strategia messa in campo si è avvalsa di donazioni di campioni di vaccino della Sinovac in Asia e America Latina, e di prestiti per acquistare le dosi.

La Cina ha inoltre usato la “diplomazia dei vaccini” per sollevare la sua immagine dopo l’esplosione in tutto il mondo della pandemia di Covid-19, che ha avuto il suo epicentro iniziale a Wuhan. Il vaccino è diventato una bandiera per gli schieramenti, specialmente in Asia, dove il prodotto cinese ha dovuto misurarsi con la speculare politica della vicina India. Casi emblematici sono stati lo Sri Lanka e il Nepal, “contesi” per la vendita di vaccini dalle due ingombranti potenze.

La guerra dei vaccini

I vaccini contro il coronavirus non sono solo una questione di potere ma anche di soldi. Il mercato dei vaccini nel mondo, valutato fino al 2019 in circa 50 miliardi di dollari secondo Fortune Business Insights, è destinato a crescere fino a 104.87 miliardi entro il 2027, con un tasso annuo di crescita composto del 10,7%.

Il coronavirus e i vaccini per contrastarlo influiranno su questa crescita. Il valore del mercato per questa fetta di vaccini, riporta il report COVID-19 Vaccine Market – Global Outlook and Forecast 2021-2024, è valutato in 5 miliardi nel periodo tra il 2021 e il 2024.

Il futuro dipende dai vaccini anti Covid-19

Il vaccino va oltre il suo valore intrinseco e diventa l’unico mezzo per far ripartire l’economia mondiale, permettendo di riprendere i commerci e le attività economiche nel mondo globalizzato. Posti di lavoro e investimenti futuri dipendono da quanto gli Stati saranno in grado di immunizzare la propria popolazione.

La Cina svolge un ruolo cruciale in questa veste e in ballo non c’è solo estirpare la pandemia di coronavirus, ma l’influenza e gli equilibri nel mondo post-Covid.

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2021 12:18