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Giulio Regeni, spunta un nuovo teste: depistaggio pianificato ancora prima del ritrovamento del corpo

Pubblicato: 14/04/2021 17:18

Cominciano a diffondersi alcuni dettagli inerenti agli interrogatori di alcuni testi che, in vista del processo Regeni, hanno voluto testimoniare sulla morte del ricercatore di Fiumicello.

Tra le persone che verranno ascoltate il prossimo 29 aprile a Roma ci sono anche 3 individui che si sono presentati spontaneamente alle autorità italiane in Egitto, e che hanno raccontato di avere informazioni su come avrebbero agito gli ufficiali della National Security Agency, fin dall’omicidio di Regeni, e di come i depistaggi sarebbero stati organizzati ben prima del ritrovamento del cadavere sul bordo di una strada di El Cairo. Inoltre, per la prima volta, sarebbe stato reso noto il nome del “torturatore” di Giulio Regeni, ovvero dell’uomo che coordinò la sua prigionia e le sevizie a suo carico per un tempo di 9 giorni, prima di ucciderlo.

Giulio Regeni: udienza preliminare il 29 aprile

Il 29 aprile, in udienza preliminare, i Giudici decideranno se rinviare a giudizio i 4 militari egiziani accusati di aver rapito e, nel caso di uno di loro, ucciso Giulio Regeni. Le accuse a loro carico sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali aggravate e concorso in omicidio aggravato. Nelle scorse settimane sono diverse le persone che si sono fatte avanti, in Egitto, con le autorità italiane, ma solo le testimonianze di 3 persone sono state ritenute valide, ed hanno confermato le dinamiche già conosciute dalla procura di Roma.

Giulio Regeni: la testimonianza del teste

Uno di loro, rimasto anonimo per questioni di sicurezza, ha in particolare chiarito come fosse in rapporti con Mohamed Abdallah, sindacalista e ritenuto uno di coloro che “vendette” Giulio ai servizi segreti, il quale gli rivelò, nel 2016, che i depistaggi sulla morte di Regeni erano già stati pianificati dal 2 febbraio, ovvero immediatamente dopo che il ricercatore fu ucciso. Il Corriere della Sera riporta ciò che il teste avrebbe raccontato in fase d’interrogatorio, spiegando di aver rivisito il sindacalista Abdallah subito prima che il cadavere venisse ritrovato: “Ho notato che era particolarmente spaventato mi ha spiegato che Giulio Regeni era morto e che quella mattina lui si trovava nell’ufficio della State security, in compagnia di un ufficiale di polizia che lui chiamava Uhsam, quando quest’ultimo aveva ricevuto la notizia della morte di Regeni”.

Giulio Regeni: rivelato il nome del presunto “torturatore”

Fu sempre Abdallah a raccontare al teste che, fin dall’inizio, era stata elaborata la versione della “banda di rapinatori” e del ritrovamento di documenti di Regeni: il piano sarebbe stato orchestrato proprio dalla National Security.

Al momento, inoltre, diversi testi concorderebbero con la tesi che vede Magdi Abdelal Sharif, maggiore dell’esercito, come principale torturatore di Giulio Regeni: fu lui, secondo diverse persone, la persona che torturò e seviziò Giulio per 9 giorni, prima di ucciderlo.