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È morto Franco Battiato: addio al Maestro, summa di genialità e rapsodia

Pubblicato: 18/05/2021 08:27

È tristemente venuto a mancare il celebre Franco Battiato, anche soprannominato per la sua inconfondibile e impegnata penna “il Maestro” della musica, un’istituzione. Una notizia che dilania il cuore della musica italiana, di quell’ala di cantautorato autentico che ha saputo riscrivere la storia attraverso i testi, catturare emozioni e sentimenti in divenire con gli anni. Battiato si è spento questa mattina nella sua residenza.

È morto Franco Battiato, autentico visionario

Innovativo, geniale e praticamente impossibile da sintetizzare in poche righe che assurgerebbero a racchiudere una carriera distinguibile, nobile in ambito musicale quale è stata quella di Franco Battiato. Di questi momenti la triste notizia che annuncia la morte del cantautore sui generis, oltre qualsiasi tipo di categorizzazione. Il “Maestro”, come era stato battezzato nel panorama musicale italiano e internazionale, è morto a 76 anni. I funerali di Battiato saranno in forma privata.

Franco Battiato: l’esordio e l’amicizia con Gaber

Classe 1945, siciliano doc trapiantato poi a Milano, muove i primi passi nel mondo musicale proprio nel capoluogo lombardo cimentandosi in cabaret d’artista dove già bazzicavano personalità singolari quali Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Renato Pozzetto. Il noto “Club 64”, luogo in cui esibirsi nel cui pubblico si mescolavano altrettante personalità destinate a plasmare tra le mani l’arte musicale come Giorgio Gaber con il quale proprio a Milano strinse amicizia Battiato. È il 1967 quando con Alicata mette in piedi il duo Gli Ambulanti lanciati al pubblico proprio da Gaber stesso. Artista socialmente impegnato con la penna intrisa costantemente nel calamaio del reale, Gaber indirizza Battiato verso la sua prima casa discografica, Jolly, che lo individuerà come autore di “protesta”.

Franco Battiato: gli anni della sperimentazione e della gloria

Fortuito l’incontro, sempre nel medesimo anno, con un ancora sconosciuto Guccini che propone a Battiato di cambiare il suo nome da Francesco a Franco, proprio come ha scalato poi la vetta del paradiso musicale. La musica lo sconfina in Inghilterra e in Islanda dove sperimenta musica d’avanguardia servendosi si pseudonimi. Poi il ritorno in Italia, l’arrivo degli anni ’80 accolti con Patriots, un album ermetico che anticipò l’era più florida per Battiato segnato dall’album La voce del padrone.

Nel corso degli anni, stretto e avvolto dall’aurea dei suoi due più stretti collaboratori, Giusto Pio e Manlio Sgalambro, percorre le vie ancora poco battute, specie in Italia, dell’avanguardia esplorando il rock, sperimentando il plurilinguismo, attingendo per i suoi epigrammatici ed ermetici versi dai più grandi autori classici, da Callimaco ad Eraclito. Presenza da sempre eclettica ed enciclopedica, con la morte di Battiato viene a mancare un perno, un padre, una pietra miliare della musica italiana che con le sue parole l’ha impreziosita, rinnovata, spinta oltre i confini del banalmente concepibile trasformandola in lungimirante e geniale interpretazione.