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Centro o c’entro? Come usare i gemelli diversi della grammatica per non sbagliare cosa centrare o quando c’entrare

Pubblicato: 05/07/2021 08:37

All’interno della nostra grammatica esistono “due” modi diversi per fare centro.
Le due forme quasi gemelle, centrare ed entrarci, alcune volte creano problemi a qualche scrivente italiano.
Tutta colpa della pronuncia, anche se dovrebbe essere diversa, come vedremo, o forse è colpa della poca abitudine alla lettura e alla scrittura?

Dicevamo che sono due forme quasi gemelle, perché non sono proprio identiche, visto che c’entro e centro, non differiscono solo per grafia, una forma si scrive con l’apostrofo e l’altra no, ma anche nella pronuncia.

Cèntro: cosa significa e come usarlo

Cèntro si dovrebbe pronunciare con la prima vocale aperta; mentre per la forma c’éntro la vocale e è chiusa. Si dovrebbe, attenzione, perché noi parliamo di grammatica e non di dizione. Infatti, in tutte le prime pagine di una qualsiasi grammatica che si rispetti, si avvertono sempre il lettore e la lettrice che la grammatica è tollerante nell’accettare le pronunce regionali e tutti, più o meno, pronunciamo una parola o una serie di vocali in modo “errato”, non standard, esclusi i doppiatori, ma quella è un’altra storia e un altro mestiere. Tra l’altro, come non è detto che un grammatico pronunci tutte le parole in modo corretto, parimenti non è detto che un doppiatore conosca in modo eccelso la grammatica. E se qualcuno vi dovesse riprendere, potete sempre fare il nome di qualche grande linguista a caso, magari del Centro Italia, che dice tranquillamente esémpio al posto del più corretto esèmpio, e dòpo al posto del più corretto dópo, senza per questo essere spernacchiato. Vedere e ascoltare qualche intervista su YouTube per credere.

Ma torniamo alla lezione di oggi. Partiamo dal primo verbo, centro, centrare, il quale non presenta nessun tipo di problema. Il verbo centrare significa fare centro, colpire un bersaglio fisico, usando ad esempio l’arco e le frecce, o metaforico, come gli obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere. Sì, perché se abbiamo fatto centro in un Luna park al gioco delle freccette e del bersaglio e abbiamo vinto un orsetto di peluche per la ragazza che ci piace, di conseguenza in senso figurato potremmo aver fatto centro anche nel suo cuore. Oppure, abbandonando gli esempi amorosi, prosaicamente una squadra di calcio può fare centro, centrando un obiettivo stagionale, come quello di vincere il campionato. Tutti questi bei ragionamenti, ovviamente, valgono anche per tutte le altre persone:

Marco non centra mai un canestro; oppure, Noi non centriamo una vittoria da settimane. Esternazione amara di un tifoso di calcio.

C’entro: come si usa e qualche esempio

C’entro, invece, rispetto alla sua quasi forma gemella, ha in più un apostrofo, nato dalla caduta della «i», presente nell’avverbio di luogo ci, davanti a entrare: c’entro, c’entra, c’entriamo ecc. La forma c’entro, incluse tutte le altre persone, significa avere o non avere a che fare con qualcosa o con qualcuno. Infatti usiamo spesso questa forma per incolpare qualcuno: Tu, c’entri!; per discolparci o per discolpare qualcuno: Io non c’entro niente! / Lui non c’entra!; o per far sapere sempre a quel qualcuno che il suo ragionamento c’entra come i cavoli a merenda: Ma che c’entra?

Il problema di c’entra, per molti, non risiede solo nell’apostrofo, ma anche quando bisogna formare l’infinito, perché questo non è *c’entrare, come si potrebbe pensare (anche scrittori affermati cadono e sono caduti in passato in questo errore), ma è entrarci. Quindi, fate attenzione, e quando scrivete, come sempre, non affidatevi troppo all’orecchio, alla logica e al pilota automatico.