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Cittadinanza a Patrick Zaki: che succede ora che anche la Camera ha approvato la mozione

Pubblicato: 07/07/2021 16:58

La Camera ha approvato la mozione per concedere la cittadinanza a Patrick Zaki, l’iter parlamentare è ora completo dato che anche il Senato aveva dato la sua approvazione lo scorso aprile. Ora la palla passa al governo, ma cosa succede ora esattamente?

Cittadinanza a Patrick Zaki: l’iter adottato

L’iniziativa parlamentare per promuovere la richiesta di una mozione per concedere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki si rifà ad una legge, la n. 91 del 1992, articolo 9 comma 2, dove si legge: “La cittadinanza italiana può essere concessa con decreto del Presidente della Repubblica sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la cittadinanza può essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato“. 

Il 14 aprile scorso, il Senato ha approvato la mozione con 208 voti a favore e 33 contrari, e alla Camera, il 7 luglio, con 358 voti a favore e 30 astenuti. Ora la palla passa nelle mani del governo.

I parlamentari: “Ora il governo faccia la sua parte”

Ora dunque, la palla passa al Consiglio dei Ministri e, come spiegato dai primi firmatari Lia Quartapelle e Filippo Sensi del PD, la mozione “Impegna il governo ad avviare tempestivamente, mediante le competenti istituzioni, le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana; a continuare a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione; a continuare a sostenere, nei rapporto bilaterali con l’Egitto a in tutti i consessi europei ed internazionali- si legge su Ansa l’immediato rilascio di Patrick Zaki e di tutti i prigionieri di coscienza: difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti politici finiti in carcere solo per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti fondamentali“.