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Ikram Nazih la studentessa italo-marocchina arrestata e condannata a 3 anni e mezzo di carcere per un post

Pubblicato: 29/07/2021 18:29

Ikram Nazih è una studentessa di 23 anni di origine italo-marocchina, condannata a 3 anni di carcere in Marocco per un post pubblicato su Facebook e ritenuto offensivo da parte delle autorità religiose.

L’accusa è quella di oltraggio all’Islam, ma la storia di Ikram Nazih ricorda molto da vicino quella di un altro studente, Patrick Zaki, in carcere in Egitto con l’accusa i terrorismo sempre per dei post pubblicati su Facebook e ritenuti dal governo egiziano atto di terrorismo. Anche Ikram è stata arrestata non appena messo piede in aeroporto in Marocco, a differenza di Zaki però, è stata già processata e condannata.

Ikram Nazih: chi è la studentessa in carcere in Marocco

Ikram Nazih è una studentessa di nazionalità italo-marocchina che si trova in questo momento in carcere in Marocco. Ha 23 anni, classe 1998 ed è nata a Vimercate, provincia di Monza e Brianza, da genitori marocchini ed iscritta alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Marsiglia, in Francia.

Lo scorso 20 giugno, stando alle informazioni raccolte fino ad ora, Ikram Nazih è stata arrestata al suo arrivo presso l’aeroporto di Casablanca. Ikram si era recata lì per una vacanza che sarebbe dovuta durare fino a luglio per la festa del sacrificio, ma non è mai tornata. Pare che al momento del fermo alla dogana, Ikram abbia fatto vedere solo il passaporto marocchino e poi è stata presa in custodia perché cittadina marocchina accusata di oltraggio alla religione di Stato.

Il processo e la condanna a Ikram Nazih

Dopo aver passato una settimana ai domiciliari in casa della famiglia in attesa del processo, Ikram Nazih è comparsa davanti ai giudici il 28 giugno ed è stata condanna in primo grado a 3 anni e mezzo di carcere e al pagamento di una multa di 50 mila dirham, ovvero circa 4’800 euro. La giovane è stata accusata di villipendio all’Islam per aver pubblicato un post satirico.

L’offesa all’Islam che Ikram Nazih avrebbe fatto risalirebbe al 2019. Si tratterebbe di un post condiviso sul suo profilo Facebook in cui la Sura 108 (versetto del Corano dedicato all’abbondanza e al sacrificio) sarebbe stato riscritto con parole blasfeme.

Il post pubblicato da Ikram Nazih

Secondo quanto si legge sul Fatto Quotidiano, si sarebbe trattato di una vignetta satirica nella quale il versetto era stato ribattezzato versetto whiskey, paragonando l’abbondanza a quella del whiskey. Pare fosse un post molto diffuso all’epoca che Ikram si sarebbe solo limitata a condividere ma non scrivere, nonostante lo abbia rimosso, qualcuno tra i suoi contatti l’avrebbe denunciata alle autorità religiose.

Quest’ultime hanno provveduto a denunciare Ikram per vilipendio alla religione aggravata dalla condivisione sui social network. Proprio l’aggravante avrebbe allungato la pena di un anno e mezzo; secondo la legge islamica infatti la pena minima è di due anni, che possono diventare 5 se la diffusione avviene ad esempio via social.

Chi sta seguendo la vicenda di Ikram Nazih

Il consolato italiano onorario di Marrakech sta seguendo da vicino la vicenda di Ikram Nazih. La situazione sarebbe estremamente delicata, il consolato sta cercando di raccogliere più informazioni possibili dato che dal Marocco non sono arrivate comunicazioni ufficiali, riferisce Repubblica, “Stiamo seguendo il caso che è particolarmente delicato” ha detto Armando Barucco, ambasciatore italiano a Rabat.

Il caso è stato ripreso dal deputato della Lega Massimiliano Capitanio, tra i primi a denunciare l’accaduto e promotore della battaglia per ottenere la libertà di Ikram. Capitanio, riferisce Il Post, ha anche annunciato di voler depositare un’interrogazione parlamentare e ha chiesto al governo italiano di intervenire ufficialmente per la sua scarcerazione. “Le notizie che giungono dal Marocco sono di una gravità inaudita e impongono un intervento immediato e risolutivo. Dopo il tragico caso di Saman ci troviamo di fronte a un altro episodio che, se confermato, dimostra l’incompatibilità dell’estremismo islamico con la nostra democrazia” ha detto.

Capitanio ha anche chiesto di verificare che questo genere di “monitoraggi” via social stiano diventando prassi: “(…) Chiediamo inoltre un approfondimento per capire se quello di Ikram sia un caso isolato o se sia in corso un monitoraggio, anche attraverso i social, dei comportamenti e delle libertà dei cittadini con doppia cittadinanza, perché questa seconda ipotesi sarebbe grave e preoccupante. Un ringraziamento all’ambasciatore e ai consoli che stanno garantendo almeno una visita settimanale in carcere alla ragazza per farle sentire il supporto e la vicinanza dello Stato” si legge su Il Cittadino.

La richiesta di grazia al re Mohammed VI

È stato sempre Capitanio a rendere noto che Ikram Nazih sia riuscita a ricevere in carcere la visita del console italiano. I suoi legali ricorreranno in appello, con la speranza di riuscire a ribaltare la sentenza in primo grado. Le associazioni umanitarie hanno chiesto la grazia per Ikram al re Mohammed VI sia in occasione di  Eid al-Adha, la festa del sacrificio  sia in occasione della festa del Trono (che solitamente ricorre il 30 luglio e prevede che il re conceda la grazia).

Re Mohammed VI è l’unico garante in Marocco che può ristabilire una giustizia equa, grazie alla sua visione proiettata verso il futuro. Questa condanna ci ha portato grande imbarazzo e rischia di dare una visione distorta del Marocco, parificandolo a quegli Stati che non rispettano i diritti umani e, in particolare, i diritti delle donne”, ha detto Abdallah Khezraji, presidente dell’organizzazione italo-marocchina per i diritti umani. 

Nel comunicato stampa ripreso dall’Agenzia Nova: “Il Marocco, invece, ha fatto passi importanti verso il riconoscimento dei diritti delle donne tramite la moudawana, il codice delle donne, ed è anche per questo che chiediamo con l’occasione della Festa dell’Agnello di oggi o delle Festa del Trono, il prossimo 30 luglio, che Nazihm, una ragazza che ingenuamente può avere scritto qualcosa che può avere offeso la sensibilità religiosa di qualcuno, venga rilasciata grazie all’intervento del Re Mohammed VI, in quanto garante attento e sensibile agli equilibri sociali del Marocco, salvaguardando il ruolo e l’importante funzione che il Marocco ricopre nell’ambito della comunità internazionale”.

Occhi puntati sul ricorso in appello per Ikram

Speriamo che la sentenza di primo grado possa essere ribaltata in appello, dopo aver accolto i chiarimenti arrivati dalla difesa. La diplomazia sta facendo di tutto e confidiamo assolutamente nella giustizia e nelle autorità locali per l’esito positivo di una vicenda molto complessa

Il caso di Ikram Nazih è finito anche in Parlamento, il ministro Di Maio ha infatti riferito in merito alle vicende con protagonista la studentessa italo-marocchina. “L’Italia ha il dovere di dialogare con le autorità marocchine, perché il caso Ikram potrebbe non rimanere isolato” ha detto ancora Capitani.

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2021 15:20