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Afghanistan, talebani ormai vicini a conquistare Kabul. I motivi dietro al crollo: “Era prevedibile”

Pubblicato: 14/08/2021 14:58

Sembra ormai questione di ore, poi anche la capitale dell’Afghanistan cadrà sotto il controllo dei Talebani. Ogni ora che passa, sono sempre più vicini a Kabul e in tutto il Paese stanno incontrando scarsa resistenza da parte di quell’esercito che la Coalizione Internazionale, Italia inclusa, ha impiegato anni e anni a formare. Le ragioni dietro la caduta dell’Afghanistan sono numerose, ma quasi tutte erano prevedibili all’indomani del ritiro delle truppe americane.

Afghanistan in mano ai Talebani: anche Kabul pronta a cadere

100 km, 50 km, 11 km: ad ogni aggiornamento proveniente da Al Jazeera ed emittenti arabe, si scandisce il conto alla rovescia per la caduta di Kabul, data ormai per certa. Con la conquista della capitale, i Talebani riusciranno laddove avevano fallito a fine anni ’90 e inizio 2000, quando l’offensiva americana aveva respinto l’avanzata. Ad Agi, il generale dell’Esercito Giorgio Battisti, il primo comandante del contingente italiano in Afghanistan, ha parlato proprio delle cause che hanno portato alla situazione attuale, sotto l’occhio della politica internazionale per i suoi potenzialmente drammatici risvolti.

Si rischia, come ha sottolineato anche il commissario europeo Gentiloni, di buttare via anni di impegno italiano per formare un governo stabile in un Paese storicamente tribolato. “In questi 20 anni abbiamo dato un’impulso alla società afghana che era chiusa nel grigiore del regime talebano – ha detto Battisti – quindi penso e spero che sia difficile che i Talebani comunque riescano a imporre quel loro regime che era così chiuso come 20 anni fa“. Ma l’ottimismo finisce qui, perché dalle prime testimonianze dei sempre più numerosi territori afghani occupati dai Talebani sembra venga già reimposto il burqa, la sharia e vengano presi di mira radio e media.

Perché l’Afghanistan sta cadendo in mano dei talebani? Le ragioni del crollo

Tutto è iniziato con il ritiro delle truppe annunciato dall’amministrazione Trump e confermato da quella Biden. Con gli Stati Uniti, anche gli Alleati hanno iniziato ad abbandonare il Paese. Fanno impressione le tempistiche di questa avanzata talebana: l’8 giugno è stata ammainata la bandiera italiana, il 12 luglio le forze alleate hanno lasciato Herat e un mese dopo la stessa città è caduta. “Sono sorpreso – dichiara Battisti ad AgiMa bisogna fare una premessa: già due anni fa, i principali vertici militari americani che si erano succeduti al comando della missione avevano preannunciato che le forze di sicurezza afghane non erano capaci di sostenere da sole l’eventuale offensiva talebana“. Vent’anni di preparazione, insufficienti: “Quindi era una cosa prevedibile, previdibilissima. I tempi in cui i Talebani sono riusciti a occupare più della metà dell’Afghanistan, sono invece stati sottovalutati, perché si pensava che le forze di sicurezza, il governo afghano, potessero tenere almeno per qualche altro mese“.

C’è quindi molta mestizia nel vedere come le cose in Afghanistan stiano precipitano così velocemente: “Un effetto domino […] Si è creato questo spirito della sconfitta, questa idea che ormai c’è poco da fare, per cui i militari preferiscono arrendersi, sono convinti che l’onda talebana sia irreversibile” sottolinea Battisti.

La caduta dell’Afghanistan può favorire Al Qaeda e l’Isis

La situazione nel Paese medio-orientale, al centro di drammatiche lotte sin dagli anni ’90, è preoccupante perché rischia di inserirsi in un quadro regionale molto più complicato. L’Afghanistan è un crocevia strategico ed uno dei più grandi produttori di oppio al mondo. Se cade, non è una buona notizia per nessuno: “Crea un vuoto di potere nel quale potranno svilupparsi, riprendere fiato, le formazioni terroristiche storiche: Al Qaeda, l’Isis che si è impiantato in Afghanistan dopo la cacciata dall’Iraq e dalla Siria, con l’intento di creare il Califfato“. Il pericolo è proprio che lo Stato fallito diventi terreno fertile per formazioni terroristiche con ambizioni sull’Occidente. “Ci sarà un’ulteriore esportazione, un ulteriore flusso di droga, i Talebani e le altre formazioni terroristiche si finanziano con la droga“.

Il fallimento in queste ore sembra diretta conseguenza delle scelte dell’Occidente, che pare aver voltato le spalle all’Afghanistan: “Il problema è che b – dice il generale Battisti, che cita un altro celebre fallimento americano – Avvenne così anche nel 1975 con il Vietnam del Sud […] Negli accordi di Parigi del 1973 aveva chiesto al Vietnam del Nord un decente intervallo prima di occupare il Vietnam del Sud. Sono stati due anni. Alla fine il Vietnam del Sud è caduto“. Questione di ore e anche l’Afghanistan conoscerà lo stesso destino: 20 anni di impegno internazionale per dar vita ad uno Stato solido e sicuro spazzati via nel giro di un paio di mesi.