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Le multinazionali del petrolio di fronte alle sfide per il cambiamento climatico

Pubblicato: 02/09/2021 12:17

Dopo essere sopravvissute al rovinoso crollo dei prezzi del petrolio nel 2020, le maggiori compagnie petrolifere sono chiamate a rispondere a nuove sfide “ambientali”. Nel 2021, organizzazioni internazionali come Iea e Ipcc hanno promosso l’idea della decarbonizzazione e la necessità di frenare l’uso di combustibili fossili. Negli Stati Uniti, il presidente Biden ha vietato nuovi contratti di estrazione di gas e petrolio sui terreni federali. Tutta la società occidentale sta spingendo per una riduzione delle emissioni. Come se la caverà l’industria petrolifera nei prossimi decenni di fronte a un atteggiamento da parte dei governi che si stanno sforzando a portare avanti politiche green? Quale contributo intendono fornire le multinazionali del petrolio agli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette entro il 2050?

Le multinazionali del petrolio di fronte alle sfide del cambiamento climatico

Le multinazionali e il mercato: le reazioni al cambiamento climatico

Negli ultimi mesi, un gruppo di azionisti attivisti guidato dall’hedge fund Engine No. 1 ha eletto tre nuovi membri al CdA di Exxon Mobil. La Royal Dutch Shell è stata obbligata da una sentenza di un tribunale olandese a ridurre le emissioni nette di carbonio del 45% entro il 2030. E gli azionisti di Chevron hanno votato a favore di un taglio delle emissioni totali di gas serra della società. Sicuramente si tratta di segnali chiari da parte del mercato. Allo stesso tempo, però, la società nel prossimo futuro avrà ancora bisogno di idrocarburi per i trasporti, l’energia, le sostanze chimiche, la plastica e i lubrificanti.

Gli scenari futuri: investimenti in risorse rinnovabili

Quali gli scenari possibili, quindi? Darren Peers e Craig Beacock, analisti degli investimenti azionari presso Capital Group, hanno provato a rispondere a questa domanda.BP, ad esempio, sta puntando fortemente sulle risorse rinnovabili, aprendo alla possibilità di rendimenti insoddisfacenti su questi investimenti. Chevron ed Exxon Mobil, dal canto loro, si sono mostrate meno disposte a una transizione verso aree delle energie alternative finora poco redditizie. Ma così facendo potrebbero correre il rischio che il loro approccio venga considerato inaccettabile dalla società. E, se la sentenza emessa nei confronti di Shell insegna qualcosa, è possibile prevedere che le compagnie saranno indotte ad adottare misure di riduzione delle emissioni facendo leva sulle leggi e sulle politiche vigenti. Questo significa che dovranno ridurre la loro impronta di carbonio a un ritmo più sostenuto” commentano gli esperti.

Una decarbonizzazione redditizia è possibile?

Per le compagnie petrolifere, il dilemma è come realizzare una decarbonizzazione che sia anche economicamente redditizia. È probabile che, ancora per diversi anni, la domanda di petrolio e gas continuerà a crescere, per poi stabilizzarsi e iniziare molto lentamente a diminuire. Questo possibile sviluppo è dovuto ai rapporti economici attuali: gli idrocarburi sono ancora il modo più conveniente di alimentare le società e la crescita dell’economia. “Se il mondo dovrà raggiungere l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050, saranno necessari investimenti massicci nelle fonti di energie alternative. Questa potrebbe essere un’enorme opportunità per le grandi compagnie petrolifere. Sempre che riescano a trovare un vantaggio interessante a livello di costo in una di queste aree” commentano Darren Peers e Craig Beacock.

Le multinazionali del petrolio di fronte alle sfide del cambiamento climatico

Cambiamento sì, ma a quale velocità?

La politica dei governi potrebbe influenzare la velocità del cambiamento nelle compagnie petrolifere e alterare i modelli di consumo, attraverso requisiti di cattura del carbonio o incentivi finanziari per i consumatori, che potrebbero promuovere il passaggio alle energie alternative. Per esempio, il pacchetto climatico “Fit for 55” proposto dall’Unione Europea prevede l’imposizione di un prezzo sulle emissioni causate dalle spedizioni e dai trasporti aerei, e il divieto di vendita di nuove automobili con motore a combustione interna entro il 2035.

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2021 12:21