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Quota 100 in “pensione”, quali sono le alternative secondo sindacati e governo: le novità per i lavoratori

Pubblicato: 08/09/2021 10:23

Il 2021 manderà in “pensione” Quota 100, con una manovra che dovrà mettere d’accordo Governo e Sindacati. Mentre questi ultimi chiedono una Quota 41 aperta a tutti, dal Governo sembra arrivare una strategia diversa, capace di ridurre i costi per lo Stato e di favorire i lavoratori allo stesso tempo. Ecco qual è la direzione in cui si starebbe muovendo il Governo Draghi.

Pensioni, chi potrà smettere di lavorare a 56 anni

La strategia del premier Draghi, al momento, appare improntata al rinnovamento e al rafforzamento delle misure speciali di pensionamento già in vigore, allargando la platea di beneficiari. In questo modo, potrebbero aumentare le circostanze e le opzioni di uscita dal lavoro a partire dai 56 anni per alcune categorie di lavoratori. In particolare, si starebbe lavorando per rafforzare le seguenti misure di pensione anticipata:

  • Pensione anticipata a 56 anni per coloro che usufruiscono della Legge 104;
  • Pensione a 57 anni per chi usufruisce della Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA). La RITA può essere adoperata dai lavoratori che abbiano versato un minimo di 5 anni di previdenza complementare, rimanendo inoccupati per 24 mesi. I lavoratori rimasti inattivi per un periodo inferiore, possono comunque godere della pensione anticipata con la RITA, rispettando però requisiti aggiuntivi;
  • Pensione anticipata a 57 anni per i caregiver;
  • Quota 41 continuerà a essere in vigore per i lavoratori precoci, cioè coloro che abbiano avuto 1 anno di contributi versati prima di compiere 19 anni. Per questa categoria sarà possibile ritirarsi dall’attività lavorativa con 41 anni di contributi;
  • Gli scivoli aziendali saranno rafforzati. In particolare, i lavoratori del settore privato potranno andare in “isopensione” a 60 anni, usufruendo di uno scivolo aziendale di 7 anni massimi. Questa opzione può essere usata da tutte le attività che superano i 15 dipendenti. Per le imprese con almeno 100 dipendenti invece sarebbe previsto il contratto di espansione, ampliato dal DL Sostegni bis, che prevede la possibilità di pensionamento anticipato a 62 anni con uno scivolo pensionistico di 5 anni massimi;
  • Opzione Donna dovrebbe diventare una misura permanente, quindi non soggetta a un rinnovo annuale, permettendo alle donne di andare in pensione con 35 anni di contributi, a partire dai 58 anni se dipendenti o a 59 anni se autonome. A questa potrebbe essere aggiunta la Quota Mamma, cioè un bonus contributivo con il quale andare in pensione 1 anno prima per figlio;
  • Ape Sociale potrebbe infine coinvolgere più beneficiari. Questo anticipo pensionistico a 63 anni di età piò essere richiesto con 36 anni di contributi per chi svolge lavori gravosi, mentre gli inoccupati o coloro che assistono un parente disabile possono ottenerlo con 30 anni di contributi. Nel 2022 dovrebbe essere ampliata la categoria dei lavori considerati gravosi e dovrebbero essere ammessi i lavori usuranti. Inoltre, Ape Sociale dovrebbe essere integrato di un nuovo bonus contributivo: uno “sconto” di 1 anno sulla pensione per ogni 10 anni di attività lavorativa consecutiva svolti.

Pensioni, cosa succederà nel 2022 dopo Quota 100

Per i lavoratori esclusi dalle forme di pensione anticipata, nel 2022 scadrà Quota 100 con il pensionamento a 62 anni e 36 di contributi. Per loro dovrebbe quindi verificarsi uno scalone di 5 anni, cioè si potrà andare in pensione solo a 67 anni compiuti.

Nel XX rapporto annuale, l’INPS ha avanzato due proposte per affrontare la spinosa questione dello scalone:

  • Pensione a doppia quota: consentirebbe ai lavoratori il pensionamento a 63 anni, con il versamento della sola parte contributiva della pensione. Al compimento del 67esimo anno di età riceverebbero l’assegno intero, completo della parte retributiva;
  • La nuova Quota 100 economica, con il pensionamento a partire dai 64 anni e con 36 anni di contributi.