Si complica la situazione di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, alle prese con l’inchiesta che ha investito Fratelli d’Italia alla vigilia delle elezioni amministrative. A tirarli in ballo è uno dei principali volti dell’inchiesta che ha sollevato sospetti di riciclaggio e finanziamento illecito in campagna elettorale, oltre che di atteggiamenti fascisti e razzisti: il “Barone nero” Roberto Jonghi Lavarini.
Roberto Jonghi Lavarini, il Barone Nero attacca Salvini e la Meloni da Instagram
È stata l’inchiesta Lobby Nera di Fanpage a scoperchiare il vaso di Pandora di Fratelli d’Italia. Oltre 100 ore di girato, frutto di 3 anni di infiltrazione tra gli ambienti del partito di Giorgia Meloni, hanno portato all’apertura di un’indagine per sospetto riciclaggio e finanziamento illecito da parte della Procura di Milano. Tra i nomi coinvolti, c’è il capodelegazione al Parlamento europeo per FdI Carlo Fidanza (che si è auto sospeso ieri) e anche Roberto Jonghi Lavarini, il “Barone Nero” che già alle spalle una condanna per apologia al fascismo.
Dal suo profilo Instagram, inguaia Matteo Salvini e Giorgia Meloni pubblicando un post con due foto assieme ai leader di Lega e Fratelli d’Italia, che si sono affrettati in queste ore a prendere le distanze da qualsiasi atteggiamento razzista o fascista. “Nel nostro movimento non c’è alcun spazio per atteggiamenti ambigui sull’antisemitismo e sul razzismo, per il paranazismo da operetta o per rapporti con ambienti dai quali siamo distanti anni luce, né per atteggiamenti opachi sul piano dell’onestà” ha detto la Meloni, ma il Barone Nero non ci sta ad andare giù da solo.
Inchiesta FdI, il Barone Nero: “Non fate finta di non conoscermi“
Nel post, Roberto Jonghi Lavarini ha scritto: “Sono assolutamente indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che, mio malgrado, in questo frangente, ho l’onore e onere di rappresentare“. Poi ha aggiunto: “Il 5% di voti della ‘destra radicale’ fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare, nei comuni e nelle regioni, come alle elezioni politiche“. Suona come una minaccia quindi, recapitata ai due leader del centrodestra proprio il giorno prima delle elezioni.

In un altro comunicato dal titolo “Note difensive” riportato da numerose fonti, Jonghi Lavarini dichiara inoltre: “Non appartengo a nessuna loggia massonica o associazione segreta, anzi, pur conoscendo diversi massoni, tutti ne conoscono la mia contrarietà e opposizione“. Il riferimento è ad alcuni passaggi dell’inchiesta Lobby Nera in cui asseriva di far parte di “un gruppo trasversale, diciamo esoterico, dove ci sono diversi massoni. Poi c’è tutto un filone di ammiratori di Hitler, in più abbiamo un nostro informale servizio di informazioni e sicurezza, abbiamo una rete di ex militari“. E giustifica così questo gruppo: “È solo una chat whatsapp, molto eterogenea, di appassionati di miti, tradizioni, misteri, ufo, magia, castelli infestati da fantasmi, Evola e Guenon, come Atlantide e le Piramidi, lo Yoga ed il Tibet. E, comunque, non siamo ancora riusciti a vederci di persona“
Lobby Nera, per Giorgia Meloni è una “polpetta avvelenata” a Fratelli d’Italia
In mezzo al fuoco incrociato, Giorgia Meloni ad un comizio elettorale ha definito l’inchiesta di Fanpage – nel cui estratto video si parla chiaramente di lavatrici per riciclare denaro, di finanziamenti in nero, battute razziste e molto altro – “una polpetta avvelenata a pochi giorni dal voto amministrativo“. Per la leader di FdI, “in uno stato di diritto non sarebbe mai accaduto“.
Sempre ieri, anche l’auto sospeso Carlo Fidanza ha rigettato ogni accusa: “Non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari e che non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita“. Sia lui che Jonghi Lavarini hanno annunciato azioni legali per ripulire il proprio nome.