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Bonus anti-plastica, il contributo a fondo perduto per ridurre i rifiuti: chi potrà richiederlo

Pubblicato: 04/10/2021 12:53

È arrivato il provvedimento attuativo relativo al bonus anti-plastica. Si tratterà di un provvedimento a fondo perduto e si inserisce nell’ottica di ridurre la produzione di rifiuti, seguendo le linee europee di lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Ecco chi può richiederlo e quanto vale.

Bonus anti-plastica, chi può richiederlo e a cosa serve

Il bonus anti-plastica è stato pensato per gli esercizi commerciali e include sia quelli più piccoli, di vicinato, sia la media e grande distribuzione. L’agevolazione potrà dunque essere utilizzata per:

  • La creazione di spazi dedicati alla vendita di prodotti sfusi o alla spina, dunque senza impiego di imballaggi plastici;
  • L’apertura di nuovi negozi dedicati alla vendita di articoli sfusi.

Bonus anti-plastica: quali spese sono incluse nell’agevolazione

Per la fruizione del bonus sono accettate le seguenti spese:

  • Adeguamento dei locali;
  • Progettazione e realizzazione del punto vendita o dello spazio dedicato;
  • Acquisto delle attrezzature funzionali alla vendita di prodotti sfusi;
  • Arredamento o allestimento del punto vendita o dello spazio dedicato;
  • Spese per pubblicizzare l’iniziativa.

Non sono invece incluse le spese di acquisto o igienizzazione dei contenitori.

Bonus anti-plastica, quanto vale e come si presenta la domanda

Per questo bonus, che si configura come un contributo a fondo perduto, sono stati stanziati 40.000.000€, di cui metà per il 2021. L’agevolazione potrà valere fino a 5.000€ e non sarà cumulabile con altri incentivi che coprano le medesime voci di spesa. Nel provvedimento attuativo è specificato come lo svolgimento dell’attività di vendita dovrà avere un periodo minimo di 3 anni. In caso contrario, l’esercente vedrà revocato il contributo ricevuto.

Si attende dunque l’annuncio relativo alla data in cui sarà possibile presentare le domande. È già noto, però, che le spese sostenute nel 2020 dovranno essere comunicate entro 60 giorni da tale data tramite un’apposita piattaforma. Per quanto riguarda le spese sostenute nel 2021, invece, il termine ultimo per comunicarle sarebbe fissato al 30 aprile 2022. L’attinenza delle spese dovrebbe essere certificata tramite un’attestazione rilasciata dal presidente del collegio sindacale, oppure da un revisore legale iscritto nell’apposito registro, da un commercialista, da un perito commerciale, da un consulente del lavoro o ancora dal responsabile di un Caf.