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Arcuri indagato: l’ex commissario per l’emergenza Covid è indagato per abuso d’ufficio e peculato

Pubblicato: 18/10/2021 16:10

Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, è indagato dalla Procura di Roma per il caso sulla fornitura di mascherine provenienti dalla Cina. Per lui le accuse sarebbero di peculato e abuso d’ufficio. Arcuri è indagato anche per corruzione, ma per questa accusa la Procura ha chiesto l’archiviazione.

Domenico Arcuri è indagato

L’ex Commissario per l’Emergenza Covid è stato ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma, in merito all’inchiesta sulle mascherine. A rivelarlo sarebbe l’ufficio stampa dell’ex Commissario, che spiega che “è stato così possibile un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l’Autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall’origine dell’indagine Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto“, riporta Ansa. La stessa indagine coinvolge, tra gli altri, anche gli imprenditori Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis.

Le mascherine sequestrate

La Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina e risultate “non regolari”, nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato proprio Domenico Arcuri. “L’esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto tanto dall’Agenzia dogane di Roma” e anche dai “consulenti nominati” dai pm ha dimostrato che la “gran parte” dei dispositivi “non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En“, ma non solo, “addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute“, scrive la Procura di Roma nel decreto di sequestro riportato da Ansa.

Appare necessario procedere al sequestro probatorio di tutte le mascherine chirurgiche e di tutti i dispostivi di protezione attualmente giacenti. Sia di quelli appartenenti a partite giudicate inidonee, sia quelli appartenenti a partite non esaminate – potenzialmente inidonee o pericolose – non essendo stato possibile, in base alle informazioni ottenute dalla Struttura Commissariale, distinguerli da quelli di partite esaminate con esito regolare al fine di garantire la possibilità della perizia, evidentemente necessaria per la prova di responsabilità penale e per l’accertamento di idoneità“, si legge ancora nel documento dei magistrati.