Vai al contenuto

Sara Pedri ginecologa scomparsa a Trento, ex primario e sua vice indagati: l’ipotesi della Procura

Pubblicato: 21/10/2021 10:25

Due persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul caso di Sara Pedri, la ginecologa 31enne scomparsa il 4 marzo scorso e non ancora ritrovata. Si tratterebbe dell’ex primario Saverio Tateo e della vice Liliana Mereu, del reparto di Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento in cui la giovane lavorava.

Sara Pedri ginecologa scomparsa a Trento, ex primario e sua vice indagati per maltrattamenti

La notizia della novità nel caso di Sara Pedri è emersa poche ore fa, riportata da Chi l’ha viso? e dall’avvocato della famiglia della ginecologa scomparsa, Nicodemo Gentile. Saverio Tateo e Liliana Mereu, rispettivamente ex primario e sua vice presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara (in cui operava la giovane che, secondo le accuse, avrebbe vissuto pressioni e vessazioni sul posto di lavoro), risulterebbero indagati. La Procura di Trento ipotizzerebbe il reato di maltrattamenti.

Pochi giorni fa il via libera al licenziamento di Tateo e ancor prima, nell’agosto scorso, con un’informativa alla Procura i carabinieri del Nas avevano chiesto l’iscrizione degli stessi due nomi per il medesimo reato. Tateo e Mereu, riporta Ansa, il 12 luglio scorso, all’esito di valutazione da parte della Commissione interna istituita dall’Azienda sanitaria di Trento, sarebbero stati assegnati ad altro incarico.

Sara Pedri scomparsa, le indagini su presunti maltrattamenti e demansionamenti a Trento

La scomparsa di Sara Pedri ha acceso un faro sul presunto tessuto di maltrattamenti e demansionamenti che la giovane ginecologa forlivese, insieme ad almeno altre 13 persone tra medici e infermieri secondo gli inquirenti, avrebbe subito sul posto di lavoro.

All’interno del reparto di Ginecologia del Santa Chiara di Trento, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi avrebbero prestato servizio e dalla stessa famiglia di Sara Pedri, il clima non sarebbe stato affatto facile, con presunte pressioni e umiliazioni reiterate ai danni del personale. Una cornice di tensioni che, a detta dei parenti della 31enne, avrebbe inciso profondamente sulla sua vita fino a determinarne gli eventi cristallizzati nella sparizione misteriosa del 4 marzo scorso.

Sara Pedri: le testimonianze nell’alveo dell’inchiesta

A corredo della narrazione sulle presunte vessazioni subite da Sara Pedri, una serie di testimonianze poi confluite nell’alveo dell’inchiesta. Una, in particolare, restituirebbe al caso riflessi sinistri ed è stata resa a Chi l’ha visto? da una ex collega: “Ogni volta che andavo a lavorare, pregavo Dio di fare un incidente, rompermi le gambe o restare paralizzata per rimanere a casa per sempre (…). Non puoi portare il tuo dipendente a questo livello, ti fanno lavorare per tre, ti ammazzano di lavoro, e quando ti ammali ti mandano in disciplinare perché ti sei permessa di metterti in malattia, fino a farti fuori“.

La commissione interna all’Azienda sanitaria avrebbe condotto 110 audizioni riscontrando “fatti oggettivi e una situazione critica nel reparto“, riferisce Ansa, contro la versione dell’ex primario che, attraverso i suoi legali, avrebbe invece parlato di menzogne e illazioni nel vortice di una campagna diffamatoria nei suoi confronti. Raggiunto dai microfoni di Chi l’ha visto?, Tateo ha voluto mantenere il riserbo e non rispondere alle domande: “È un momento particolare“.

Sara Pedri: parla il legale della famiglia

L’avvocato che assiste i familiari di Sara Pedri, Nicodemo Gentile, ha parlato di quanto sarebbe accaduto prima della scomparsa. “Ha subito, verso il 20-21 gennaio, un attacco importante. In sala operatoria è stata colpita su una mano, si parla anche del lancio di un bisturi, ed è stata allontanata. Questo sicuramente integra un violento attacco anche fisico e quindi maltrattamento. E poi c’è l’abuso dei mezzi di correzione e disciplina. Sara racconta, ci sono testimonianze a iosa“.

Secondo quanto riportato dal legale, la ginecologa sarebbe stata persino costretta a stare da sola in una stanza, seduta per ore. “Attaccata verbalmente – ha dichiarato Gentile –, colloqui con modalità inquisitoria. Si parla addirittura della richiesta di una porta insonorizzata per le urla“.

Secondo la sorella di Sara Pedri, i maltrattamenti sarebbero stati “continui” in quella struttura, tali da “arrivare ad annientare l’identità di una persona, perché è quello che è stato: a un certo punto lei si è spenta e non ha creduto più in se stessa“. In alcuni messaggi vocali alle amiche, la 31enne lamentava una situazione difficile sul posto di lavoro, arrivando a uno sfogo nitido: “Non ne posso più, questa è la verità“.