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Microchip, produzione colpita dalla crisi di materia prima: le prime conseguenze nel mondo della tecnologia

Pubblicato: 03/11/2021 19:06

Tra le conseguenze della crisi delle materie prime, che si sta estendendo a vari settori produttivi, c’è anche la carenza di microchip. Gli effetti stanno coinvolgendo i mercati tecnologico e informatico, ma anche quello automobilistico. Cosa sta succedendo e quali potrebbero essere le conseguenze più immediate.

Crisi dei microchip e delle materie prime: in che modo sta coinvolgendo la produzione

La crisi dei microchip sarebbe cominciata a seguito dell’aumento nella richiesta di semiconduttori. Si tratta di elementi fondamentali per il funzionamento dei dispositivi tecnologici che, al momento, stanno risentendo dell’attuale crisi energetica globale. Questa crisi ha infatti indotto numerosi Paesi, in primis la Cina, a chiudere temporaneamente le fabbriche impiegate in diversi settori produttivi. Trattandosi del principale fornitore mondiale, la crisi ha già oltrepassato i confini asiatici e si sarebbe diffusa a vari settori produttivi. Neanche le grandi aziende sarebbero immuni alla carenza di microchip: tra gli altri, i fornitori Apple avrebbero registrato difficoltà a soddisfare la domanda di semiconduttori, sempre più forte soprattutto in Cina e negli Stati Uniti. L’agenzia Agi riferisce infatti come Apple abbia recentemente ridimensionato la produzione di iPad, preferendo destinare le componenti alla produzione di iPhone 13, prodotto per cui sarebbero previste vendite maggiori.

Crisi dei microchip, cosa potrebbe succedere nei prossimi anni

La domanda di microchip è cresciuta del 35% in tutto il mondo nel 2021, coinvolgendo anche il settore automotive che richiede sempre più componenti elettroniche. La produzione faticherebbe a soddisfare la richiesta delle aziende e, secondo La Stampa, la crisi dei semiconduttori potrebbe durare fino al 2023, perché sarebbe causata da problemi estesi in vari comparti: logistica, accesso alle materie prime e forniture energetiche. Numerose aziende si starebbero già adeguando, ridimensionando i volumi di produzione e assicurandosi quante più risorse possibili tra quelle che al momento sono disponibili. Si prevede infatti che i marchi con più potere d’acquisto siano già intenzionati a stipulare accordi a lungo termine con i fornitori anche per i prossimi anni.