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Crisi energetica, dai rincari in bolletta alle difficoltà del settore alimentare: cosa sta succedendo nel mondo

Pubblicato: 25/10/2021 15:07

I rincari in bolletta stanno diventando realtà per famiglie e imprese, e sono la prima manifestazione da una crisi energetica diffusa a livello globale. Da dove sta partendo questa crisi e come si sta diffondendo in tutto il mondo, colpendo Paesi e settori molto diversi fra loro.

Le cause della crisi energetica cinese e le conseguenze a livello mondiale

Alla base della crisi energetica sembrano esserci la scarsità di carbone e l’inasprimento degli standard relativi alle emissioni, che si sarebbero tradotti in un forte aumento dei prezzi di questo materiale. La conseguenza è una drastica carenza di elettricità in Cina, che ne è il più grande esportatore a livello mondiale. Per La Stampa, i produttori cinesi avrebbero già esaurito la quota di quest’anno, perché la pandemia avrebbe provocato un incremento nella domanda di esportazione.

Il Governo cinese al momento starebbe aumentando la propria produzione di carbone nelle miniere e importando gas naturale, così da poter evitare di razionare ancora l’elettricità. Tale razionamento riguarda soprattutto le industrie ad alta intensità energetica, tra cui quelle dell’acciaio, dell’alluminio e del cemento. L’aumento del costo del carbone sta inoltre incidendo sull’industria navale, provocando congestioni negli approvvigionamenti e ritardi nelle consegne di prodotti in tutto il mondo.

Crisi energetica, quali sono i settori più colpiti in Cina e nel mondo

La crisi energetica sta colpendo in particolar modo il Nord-Est della Cina, con almeno 17 province e regioni che avrebbero dovuto ricorrere a tagli nella produzione di energia. Quest’area è responsabile di circa il 66% del prodotto interno lordo cinese. La crisi sta coinvolgendo diversi settori, con conseguenze a livello globale:

  • Carta e cartone. Il razionamento dell’elettricità e la temporanea chiusura delle fabbriche avrebbe diminuito, secondo i dati Rabobank riportati dal Sole24Ore, dal 10% al 15% l’offerta di questi materiali sul mercato mondiale;
  • Alimentari. Molti impianti, a causa della crisi dell’energia, hanno chiuso o ridotto la propria produzione: macchine per la mungitura e l’industria casearia, celle frigorifere per la conservazione della carne, trasformatori di soia per l’alimentazione animale e per l’olio per cucinare. La gestione dei raccolti e dei prodotti è dunque messa in difficoltà dalla carenza di elettricità, a cui si aggiunge anche l’aumento di prezzo dei fertilizzanti. Anche in questo settore, la Cina è tra i principali esportatori al mondo;
  • Settore elettronico. Anche le industrie attive in questo settore, in Cina, si sarebbero adeguate al razionamento dell’elettricità fermando la produzione di semiconduttori e chip;
  • Automotive. La carenza di chip e le chiusure delle aziende potrebbero presto coinvolgere anche le case automobilistiche che producono veicoli in Cina.

Crisi energetica, non solo la Cina: il blackout del Libano

Il Sole24Ore sottolinea come la crisi energetica cinese possa esporre numerosi Paesi a un indebolimento dell’economia: dai vicini Taiwan e Corea, fino all’Australia e al Cile che sono esportatori di metalli, passando anche per i partner commerciali come la Germania. Tra gli Stati più colpiti vi è anche il Libano, in cui la carenza di elettricità ha causato un blackout di 24 ore. In Libano, infatti, il 65% del fabbisogno nazionale è garantito dalla rete elettrica nazionale e pertanto non sarebbe nuovo a “blackout programmati”, secondo Repubblica. Due settimane fa, però, le 2 principali centrali elettriche del Libano sono state costrette a interrompere il servizio a causa dell’esaurimento del carburante, quasi introvabile. I generatori privati, poco diffusi perché molto costosi e inquinanti, non hanno potuto sopperire alla mancanza di elettricità per scuole, ospedali, trasporti pubblici e conservazione dei cibi.

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