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Vaccini anti Covid ai bambini: spunta una data per il via alle prime somministrazioni in Italia

Pubblicato: 29/11/2021 11:11

C’è un orizzonte temporale per l’avvio delle somministrazioni di vaccino anti Covid ai bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, e a parlarne è Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Una proiezione ch accorcia i tempi in attesa che l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) si pronunci sull’estensione della campagna vaccinale ai più piccoli (decisione attesa per questa settimana). Locatelli parla anche dello scenario quarta dose.

Vaccini anti Covid ai bambini: quando potrebbero iniziare le somministrazioni

I bambini dai 5 agli 11 anni potrebbero accedere al vaccino anti-Covid prima di Natale. Ad affermarlo, ai microfoni di SkyTg24, è Franco Locatelli del Cts. A suo avviso, sostenere di aver deciso “troppo in fretta” sulle somministrazioni destinate a questa fascia sarebbe inappropriato, alla luce delle valutazioni finora condotte e dall’attesa decisione di Aifa (che dovrebbe pronunciarsi questa settimana).

Secondo Locatelli, le inoculazioni agli under 11 dovrebbero iniziare il 23 dicembre prossimo “perché per quella data saranno disponibili le formulazioni pediatriche“. Attualmente si starebbe vagliando l’ipotesi di destinare una parte degli hub proprio ai più piccoli.

Covid e variante Omicron, lo scenario quarta dose non è escluso

Mentre il mondo fa i conti con la nuova variante sudafricana Omicron, e si interroga sull’efficacia del vaccino in merito alle evoluzioni del Coronavirus, secondo quanto sottolineato dal coordinatore del Cts italiano, Franco Locatelli, “ad oggi nessuna variante si è dimostrata resistente all’effetto dei vaccini“, ferma restando la necessità di una terza dose. Sull’ipotesi di una quarta dose, Locatelli sostiene non si possa escludere.

Nel corso del suo intervento a SkyTg24, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico ha dichiarato che attualmente “è eccessivo” preoccuparsi per Omicron. Va tenuta sotto controllo, ha affermato Locatelli, senza sottovalutare, ma neppure “drammatizzare”: “Tutto ci fa ipotizzare che sia più contagiosa. Dobbiamo capire se ci sia una maggiore patogenicità, ma sembrerebbe di no, anche se la popolazione del Sudafrica è più giovane rispetto a quella italiana. Quindi va valutato accuratamente con studi rigorosi”.