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Presidente della Repubblica donna, è possibile? L’analisi di un contesto politico che si ostina a non cambiare

Pubblicato: 15/12/2021 12:00

In Italia dove ogni elezione del presidente del Consiglio o della Repubblica viene accompagnata da quella che potremmo definire -tristemente- una cantilena ormai venuta ufficialmente a noia: “I tempi sono maturi per una presidente della Repubblica donna. Si tratta infatti sempre della stessa frase, ripetuta in vari contesti da politici ed opinionisti interpellati sul tema, e che sembra quasi voler essere più un contentino, un gesto finalizzato a manifestare dei buoni propositi, che un intento vero e proprio. Ad oggi, infatti, nessuna donna ha mai ricoperto nessuna delle due cariche e potrebbe succedere la stessa cosa quando sarà ora di scegliere chi sostituirà Sergio Mattarella.

Presidente donna: la prima fu Nilde Iotti, che quasi arrivò a Palazzo Chigi

Per dire da quanto si parli dell’eventualità di unA leader al femminile per una delle due più alte cariche dello Stato, la prima ad andarci veramente vicino fu Nilde Iotti nel 1987, quando l’allora presidente Francesco Cossiga le conferì un incarico di governo con mandato esplorativo -poi risoltosi con un nulla di fatto. Per quanto riguarda la carica di Presidenza della Repubblica, un “caro pensiero” sull’eventualità di una presidente donna viene fatto a ogni elezione, ed ogni volta viene eletto un uomo.

Nel 2021 sta accadendo la medesima cosa: da giugno si favoleggia sull’eventualità che il Colle si tinga di rosa, con la solita giostra di nomi di più o meno probabili potenziali candidate, da Elisabetta Casellati a Liliana Segre, passando per Emma Bonino e Rosy Bindi (quest’ultima vista come una delle favorite in assoluto).

Presidente della Repubblica donna: gli appelli della politica

Eppure, non c’è motivo di credere che questa volta ci siano più probabilità che in passato di avere una presidente della Repubblica donna. Ce lo fa pensare lo stesso fatto che ci sia bisogno di specificare il fatto come un’anomalia, un cambiamento, una “nuova pagina”. In realtà la pagina è sempre la stessa, così come le richieste e come lo sono i nomi proposti: Emma Bonino fu uno dei nomi di punta menzionati nel 1999 e lo è anche oggi. Lei stessa ha sottolineato a Un Giorno da Pecora che ad essere cambiata negli anni non è la proposta, né i nomi, bensì le reazioni della politica: “Trent’anni fa mi ero esposta e all’epoca molti furono più che sorpresi. Ad esempio ricordo che Giuliano Amato aveva proposto, ad un certo punto, di pensare anche ad una donna: le reazioni furono talmente incredibili che Amato fu costretto a sottolineare di aver proposto una donna, non un coleottero”.

Sarebbe nelle parole e nelle reazioni, dunque, che si trova la risposta al perché ora, proprio ora, sarebbe tempo di una presidente della Repubblica donna. A sentire parlare la classe politica italiana del momento, una donna al comando serve come l’acqua nel deserto, tanto che molti capi partito e nella squadra di governo ritengono si tratti di un’eventualità ovvia: “Noi avremmo più di una donna in grado di ricoprire egregiamente il ruolo di Presidente della Repubblica” ha detto Matteo Salvini in un intervento ad Atreju, pur premettendo che “Berlusconi si chiama Silvio e non Silvia” e che quindi -guarda caso- la loro prima scelta rimarrebbe un’altra.

Mario Draghi e la parità di genere: “Siamo ancora lontani”

Mario Draghi è intervenuto più volte sul tema della parità di genere e delle donne in politica e, nel giugno scorso, in occasione del G20 Empower, aveva detto: “Siamo ancora lontani dal raggiungere una reale parità di genere ma le decisioni che assumiamo oggi determinano come la nostra società evolverà in futuro”. Al coro si uniscono anche politici come Romano Prodi, che nei mesi scorsi -riporta Ansa– ha commentato che l’idea di una presidente donna è “una bella prospettiva”. Al coro si è unito anche il ministro Stefano Patuanelli, che prima del consiglio Ue sull’agricoltura ha detto: “Il presidente Draghi ha le carte in regola anche per ambire a fare il presidente della Repubblica, ma a me non mi dispiacerebbe una donna al Quirinale”.

Eppure, a parole, l’Italia sembrava essere pronta già un presidente fa, quando Roberta Pinotti -allora ministro della difesa- nel 2014 dichiarava a Gente: “Non sarebbe male una donna al Colle, ma non ci si sente mai pronti per cose come questa: se poi succedono, uno prova a gestirle”.

Rosy Bindi: “Un’anomalia gli appelli”

Nel dibattito pubblico oggi come ieri, si parla dell’eventualità in questione come di una “felice e rivoluzionaria anomalia”, e si parla ancora spesso dell’elezione di una presidente donna in quanto tale, in pieno allineamento con una società, quella italiana, che vede le donne troppo poco spesso in poltrone dirigenziali e nella quale i consigli di amministrazione aziendale si ritrovano a forzare l’integrazione di un componente femminile per evitare l’imbarazzo di squadre di comando total-blu. L’approccio più lineare ai tempi che cambiano sembra averlo Rosy Bindi, il cui nome è stato fatto oggi come ieri per la poltrona presidenziale, e che discutendo nel merito della carica e non sulla mera necessità di una donna non meglio specificata al comando, ha dichiarato a La Stampa: “Trovo siano un’anomalia gli appelli in tal senso, dovrebbe essere normale prendere in considerazione questa ipotesi”.

Perché, allora, sentiamo ripetere questi appelli così di sovente? La risposta potrebbe essere nel fatto che la società è in effetti cambiata, ma forse solo ad un livello percettivo: sono lontani i tempi in cui l’ipotesi di una presidente donna generava reazioni di indignazione e sgomento, e siamo invece nell’era del politically correct: forse desiderare veramente una presidente donna non è necessario, ma fingere di desiderarla lo è.

Il Presidente della Repubblica donna che sfonderà il tetto di cristallo

Non si può infatti negare l’evidenza di una staticità nociva: il desiderio urlato quanto aleatorio di una donna al comando e la tiritera dei soliti 4 nomi che, nonostante il passare degli anni -e l’avanzare dell’età delle protagoniste- sono sempre gli stessi confermano che il cambiamento sembra essere richiesto più in nome di un sentimento politically correct che di una pretesa vera e propria. La situazione, purtroppo, non sembra essere circoscritta al solo contesto italico: nel novembre 2016 Hillary Clinton, durante il concession speech successivo alla sconfitta alla corsa presidenziale, si rivolse alle donne americane e disse: “Anche se non abbiamo ancora sfondato il più alto e il più duro soffitto di cristallo, so che un giorno qualcuna lo farà, e spero sarà più presto di quanto si creda”. Purtroppo il tetto di cristallo nominato da Clinton potrà essere sfondato solo qualora ci si rifiuterà di accettarne l’esistenza, ovvero quando il dibattito non avrà più senso, perché una donna presidente non verrà considerata un’anomalia rispetto al contesto.

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2021 09:54