Animal Equality è nata nel 2006 e festeggia quindi quest’anno, nel 2021, 15 anni di lavoro incessante dalla parte degli animali. La fondazione si deve a Sharon Nunez, Javier Moreno e Jose Valle che avevano come obiettivo quello di proteggere gli animali, tra allevamenti intensivi, maltrattamenti e tempo dedicato a creare un cambiamento duraturo nella società. The Social Post ha intervistato Alice Trombetta, Direttrice Esecutiva di Animal Equality Italia, per capire questo percorso durato 15 anni.
Animal Equality: il bilancio di questi 15 anni
15 anni di Animal Equality con la missione di proteggere gli animali. Come è andata?
Non potrei essere più fiera della strada percorsa finora e della straordinaria evoluzione di cui ci siamo ritrovati protagonisti. Sembra ieri, ed invece sono passati già 15 anni dalla prima dimostrazione pubblica di Animal Equality, quella che ha segnato la nascita della nostra organizzazione e segnato in qualche modo il nostro destino. Era infatti il 2006 l’anno in cui Sharon Núñez, Javier Moreno e Jose Valle, i fondatori di Animal Equality, si incatenarono davanti alle porte di un macello a Madrid in segno di dissenso verso la brutale pratica della macellazione, che ogni anno miete miliardi di vite animali. La protesta fu tanto semplice e pacifica quanto potente nella sua capacità di cogliere l’attenzione pubblica e creare dibattito. All’epoca le risorse erano davvero poche e i finanziamenti pari a zero, ma la visione era già chirurgica e consolidata. Da allora ne sono successe tante, ma una cosa è certa: da quel momento non abbiamo mai smesso di dedicare anima e corpo alla protezione degli animali. Negli anni abbiamo fatto la differenza per milioni di loro, senza mai fermarci: con professionalità e dedizione, siamo riusciti a guadagnare sempre più credibilità presso il pubblico e le istituzioni, abbiamo accorciato le distanze tra noi e i colossi dell’industria e abbiamo continuato a ottenere sempre più traguardi per gli animali confinati negli allevamenti e nei macelli. Il nostro messaggio si è diffuso a macchia d’olio, permettendoci di fondare uffici in ben 8 Paesi sparsi su tre diversi continenti.
Quali sono i maggiori successi ottenuti in questi 15 anni?
Potrei elencare davvero centinaia di piccoli e grandi traguardi raggiunti che considero personalmente fondamentali per il nostro percorso e la nostra missione ma, dovendo essere obiettiva, tra i successi più grandi in assoluto a livello internazionale c’è senza dubbio aver ottenuto l’approvazione di proposte di legge storiche volte all’introduzione di norme di protezione animale negli allevamenti e macelli di vari Stati del Messico, un Paese che fino a qualche anno fa non annoverava alcuna tutela nei confronti degli animali. Un altro risultato eccezionale, raggiunto solo grazie allo sforzo di coalizione con decine e decine di altre organizzazioni, è sicuramente quello raggiunto attraverso l’Iniziativa dei Cittadini Europei ‘End The Cage Age’, tramite cui abbiamo presentato all’Unione europea oltre 1,4 milioni di firme convalidate e grazie a cui la Commissione ha votato, nel giugno di quest’anno, per chiedere finalmente la fine dell’uso delle gabbie per gli animali allevati in tutti gli Stati Membri. Infine, è impossibile non menzionare le centinaia di politiche aziendali ottenute in soli 5 anni grazie al duro lavoro di sensibilizzazione del settore alimentare portato avanti dal nostro team con l’obiettivo di eliminare progressivamente le pratiche più crudeli dell’industria e ridurre in modo drastico la sofferenza patita da alcune delle specie più sfruttate al mondo, come galline e polli.
Quali sono le battaglie più combattute di questi anni da Animal Equality?
Molti dei successi più vasti raggiunti vanno naturalmente di pari passo ad alcune fra le battaglie più ardue portate a buon fine. Non voglio dipingere un quadro naïve ed eccessivamente roseo: per quanto le soddisfazioni – sia passate sia attuali – siano moltissime, altrettanto lungo è l’elenco attacchi, contrattacchi e colpi affondati nel corso degli anni a nostro danno da un’industria che ha interessi e valori spesso diametralmente opposti ai nostri. Più volte abbiamo subito battute d’arresto dovute a denunce a nostro carico da parte di colossi industriali, più volte il nostro lavoro di anni è risultato del tutto invisibile sui media a causa della grande influenza delle grandi aziende inserzioniste, più volte abbiamo provato il più profondo sconforto nel vedere archiviate istanze depositate a causa del disinteresse dilagante di autorità e istituzioni, troppe volte chi si è macchiato di atroci violenze nei confronti degli animali è uscito impunito da processi che abbiamo tentato di avviare. Come se ciò non bastasse, nonostante i grandi progressi ottenuti in alcuni parti del mondo, nel corso degli anni il numero di animali allevati globalmente è comunque aumentato e gli allevamenti sono diventati sempre più intensivi, confinando gli animali in spazi sempre più piccoli per produrre quantità di carne mai viste prima. Il mondo che desideriamo è quindi ancora lontano e i nemici molto agguerriti, ma la buona notizia è che la fiamma del cambiamento è ormai accesa, noi non ci fermeremo mai e la strada intrapresa, per quanto lunga, ha un unico punto di arrivo possibile: l’estensione definitiva della nostra considerazione morale a tutti gli animali, con la compassione e la protezione che ne conseguono.
Come vi aspettate i prossimi 15 anni?
I prossimi 15 anni di Animal Equality saranno identici ai primi 15 in termini di passione e di visione, ma con un focus ancora più mirato ad accrescere in modo decisivo la nostra professionalità e autorevolezza presso pubblico e istituzioni al fine di raggiungere risultati sempre più importanti, concreti e duraturi per miliardi di animali allevati a scopo alimentare, specialmente da un punto di vista legislativo.
Cosa serve ancora in Italia e in Europa per definirsi Paesi che rispettano gli animali?
In termini normativi, l’Unione europea è sicuramente una delle realtà più avanzate al mondo quando si parla di protezione e considerazione degli animali. Spesso però manca di implementare e far rispettare adeguatamente le stesse leggi che promulga, e questo è senza dubbio uno degli aspetti sui cui c’è ampio margine miglioramento
nonché alte aspettative da parte dei cittadini. L’Italia, in questo senso, è tristemente nota come uno dei Paesi con i più grandi tassi di violazione delle direttive europee. Un’altra falla dell’UE è tutt’ora quella di lasciar spesso prevalere gli interessi economici su quelli di persone, animali e ambiente che si prefigge di proteggere, continuando ad esempio a promuovere prepotentemente il consumo di carne e derivati animali in tutti gli Stati Membri e incentivandone la produzione attraverso la distribuzione a pioggia di generosissimi fondi al settore zootecnico; e questo nonostante sia ampiamente dimostrato come quest’ultimo, oltre a essere responsabile della mattanza di miliardi di esseri senzienti ogni anno, sia la fonte principale di emissioni di gas serra al mondo, oltre che fattore trainante di altri fenomeni distruttivi come deforestazione, inquinamento del suolo e delle acque, depauperamento delle risorse naturali. Crediamo che sia ora di tramutare i buoni propositi in azioni, e uno dei modi più efficaci per raggiungere la tanto discussa e agognata ‘neutralità climatica’ è smettere di finanziare gli allevamenti intensivi una volta per tutte, promuovendo una transizione green a partire dal nostro sistema produttivo alimentare che preveda un sempre minor consumo di proteine animali a favore di prodotti a base di proteine vegetali.
Qual è la mentalità delle persone verso queste tematiche? E quali differenze avete notato in questi primi 15 anni?
Non possiamo che constatare con piacere come la sensibilità pubblica verso la protezione degli animali sia sempre più alta, toccando picchi mai visti prima d’ora soprattutto in Europa, dove la sensibilità in crescita non è semplicemente nominale, ma si traduce spesso nel coinvolgimento concreto delle persone nelle iniziative private e pubbliche volte al miglioramento degli standard di vita degli animali confinati negli allevamenti. Il merito va in larga parte al lavoro infaticabile di associazioni per i diritti animali, volto a rendere le sofferenze degli animali allevati a scopo alimentare sempre più visibili all’occhio pubblico, ma d’altro canto questo fenomeno non è che il dispiegamento di una verità che abbiamo sempre portato dentro: la maggior parte delle persone non vuole
alcun male per gli animali, molti anzi vogliono il meglio per loro, e nel momento in cui vengono forniti di un’informazione trasparente sono perfettamente in grado di trarre le proprie conclusioni e compiere scelte morali in autonomia.
Quali sono i progetti futuri?
I progetti in serbo e le forme in cui li porteremo avanti sono davvero tantissimi, ma possiamo affermare con certezza che sia nel breve che nel medio termine il nostro focus principale continuerà a essere la difesa delle specie più invisibili, che soffrono in maggior numero e nei modi più crudeli, come le galline ovaiole, i polli allevati per la
carne, i pesci allevati in acquacoltura, nonché i pulcini maschi crudelmente abbattuti nel loro prima giorno di vita all’interno dell’industria delle uova. Continueremo inoltre a lavorare incessantemente per cambiare in meglio il quadro normativo – sia europeo sia italiano – che regola le fasi di trasporto e di macellazione, entrambi ambiti che causano infinita sofferenza agli animali e in cui abbiamo un elevatissimo potenziale di impatto.