Vai al contenuto

Carceri: in Italia tra suicidi, rivolte e condizioni igienico-sanitarie carenti la situazione è drammatica

Pubblicato: 07/01/2022 16:10

Due suicidi, un tentato suicidio e un’evasione in 24 ore sono gli eventi più recenti che segnalano l’allarmante situazione delle carceri italiane. I dati aggiornati ad oggi mostrano una situazione complessa e difficile, come denunciato anche dal Segretario Generale del sindacato della polizia.

Le carceri italiane necessitano interventi concreti e immediati

È ricordando questi avvenimenti che Gennaro De Fazio, Segretario Generale del sindacato della polizia penitenziaria, denuncia la grave situazione delle carceri italiane con un comunicato stampa pubblicato sulla pagina web del sindacato il 2 gennaio 2022. 

Il segretario del sindacato (UILPA Polizia Penitenziaria) sottolinea come i detenuti e gli operatori delle carceri vivano una situazione intollerabile da tempo. De Fazio chiede che il Governa intervenga con azioni “immediat(e) e tangibili, con un decreto che affronti l’emergenza e (con)  la contestuale messa in campo di una riforma unitaria e strutturale dell’intero sistema d’esecuzione penale”.

L’Italia carceraria condannata dalla Corte europea

Da anni si discute delle condizioni pessime in cui riversano molti istituti carcerari italiani. Nel 2013, i giudici europei hanno messo sotto accusa l’Italia carceraria. La Corte europea dei diritti umani, con la cosiddetta sentenza Torreggiani, ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). L’articolo in questione consiste nell’obbligo delle autorità di assicurare ad ogni prigioniero condizioni di detenzione compatibili con il rispetto della dignità umana. 

Il caso preso in esame dalla Corte europea riguardava i trattamenti subiti da sette persone detenute diversi mesi nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza, in celle triple e con meno di 4 metri quadrati a testa a disposizione.

Le condizioni dei sette detenuti non erano tuttavia un’eccezione: il sovraffollamento riguardava (e riguarda) moltissime carceri italiane e la Corte europea ha dato all’Italia un anno di tempo per rimediare. I provvedimenti presi dall’Italia hanno portato a una progressiva riduzione del tasso di sovraffollamento. Dal 2017, tuttavia, il numero di detenuti è aumentato di nuovo. 

Le carceri italiane in numeri

Spesso le carceri e il loro sistema vengono percepiti da coloro che ne stanno all’esterno come una realtà lontana e che poco ha a che vedere con la propria vita. Chi gode della libertà non ha, il più delle volte, un quadro chiaro di questo aspetto della nostra società. 

Di seguito riportiamo alcuni dati aggiornati al 31 dicembre 2021 e resi pubblici dal Ministero della Giustizia che potrebbero aiutare a comprendere meglio la situazione.

  • 189 le carceri in Italia;
  • 50.835 posti la capienza regolamentare totale;
  • 54.134 i detenuti effettivi nelle carceri italiane;
  • 17.043 i detenuti stranieri in Italia;
  • 37.631 i condannati definitivi;
  • 7.678 i condannati non definitivi;
  • 8.498 non hanno ancora ricevuto il primo grado di giudizio.

Il sovraffollamento nelle carceri italiane

In un rapporto pubblicato a marzo 2021 da Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, si possono leggere i seguenti dati:

  • 106,2% il tasso di sovraffollamento delle carceri italiane. Il tasso sulla capienza non tiene conto delle “situazioni transitorie” come la chiusura di determinati reparti. I reparti chiusi potrebbero riguardare 4000 posti e il tasso salirebbe quindi al 115%;
  • 196,4% il tasso di sovraffollamento del carcere più affollato, quello di Taranto dove i detenuti sono 603 contro i 307 posti previsti;
  • 98% la capienza considerata “fisiologica” in alcuni paesi. Il sistema carcerario dovrebbe, infatti, prevedere la disponibilità di posti liberi. In Italia, per raggiungere questa percentuale sarebbe necessaria una deflazione del sistema di 4000 unità (8000 tenendo conto dei reparti chiusi transitoriamente);

Le condizioni delle carceri italiane

Nel 2021, Antigone ha visitato 99 delle 189 carceri per adulti presenti sul territorio italiano. Qui di seguito riportiamo alcuni dati che sono emersi dalle visite e che delineano un quadro più preciso della situazione drammatica di molte carceri italiane:

  • in un terzo degli istituti visitati i detenuti avevano meno di 3 mq a testa di spazio calpestabile, al di sotto del limite per il quale la detenzione viene considerata inumana e degradante;
  • nel 40% delle carceri c’erano celle senza acqua calda;
  • nel 54% delle carceri c’erano celle senza doccia;
  • 15 istituti senza riscaldamenti funzionanti;
  • 5 istituti dove il wc non è un ambiente separato da luogo dove si dorme e vive.

La carenza di personale nelle carceri

Un altro grave problema che affligge le carceri italiane e ne deteriora le condizioni, aumentando la disorganizzazione e i malfunzionamenti, è la significativa carenza di personale.

Negli istituti mancano agenti di polizia penitenziaria (a marzo 2021 la carenza era di 4.636 agenti, secondo i dati raccolti da Antigone), funzionari giuridico-pedagogici (le figure che aiutano i detenuti nel loro percorso riabilitativo sia durante la detenzione che dopo) e funzionari amministrativi. Antigone ha rilevato come i direttori di carcere spesso siano a capo di più di un istituto.

I suicidi in carcere

Altri dati che impongono quantomeno una riflessione sulle condizioni dei detenuti sono quelli relativi ai suicidi. I dati più recenti pubblicati dal Ministero della Giustizia riguardanti eventi critici all’interno delle carceri si riferiscono all’anno 2020. Il valore assoluto di suicidi è stato 61. Secondo Antigone, mettendo in relazione il numero di persone detenute mediamente quell’anno e il numero di suicidi si ottiene un tasso di 11 casi di suicido ogni 10.000 persone, un valore nettamente più alto rispetto a quello degli ultimi anni. 

Secondo un articolo pubblicato il 5.12.21 da Il Dubbio (uno dei quotidiani che pone più attenzione sulla situazione delle carceri) nel 2021, 51 detenuti si sono suicidati.

A pochi giorni dall’inizio del 2022, i suicidi avvenuti sono già 2. Dietro ai casi di suicidio le cause possono essere molteplici: possono influire sia alcune componenti personali che elementi esterni, come ricorda Antigone. L‘associazione nota che tra il 2013 e il 2017, anni in cui il tasso di sovraffollamento si era ridotto per via della sentenza Torreggiani, anche il numero di suicidi era diminuito. Con l’aumento del sovraffollamento, e quindi condizioni di detenzione meno dignitose, è aumentato nuovamente anche il numero di suicidi. 

La pandemia e le rivolte nelle carceri

Sebbene nel 2020 il numero medio dei detenuti sia calato rispetto agli anni precedenti, seguito di una disposizione straordinaria volta ad arginare la diffusione del virus, il numero di suicidi è stato molto alto.

La pandemia ha reso la vita in carcere ancora più difficile: con la sospensione di tutti i colloqui con i parenti, permessi e visite di volontari, i detenuti hanno vissuto in uno stato di isolamento ancora maggiore rispetto a quello che già caratterizzava la realtà carceraria pre-covid. Oltre che con la privazione dei contatti esterni, i detenuti hanno dovuto fare i conti con condizioni igienico-sanitarie molto scarse. Il sovraffollamento, in una situazione già così precaria, non aiuta.

Questi fattori hanno contribuito ad aumentare preoccupazione e nervosismo, sfociati anche nelle rivolte avvenute a inizio marzo 2020. Queste hanno interessato 6.000 detenuti, portato alla morte di 13 detenuti e al ferimento di 40 agenti della polizia, secondo quanto riferito dal Ministro della Giustizia nella seduta parlamentare dell’11.03.20.

Il Dubbio riporta che nell’ultimo monitoraggio settimanale del Ministero della Giustizia sui casi di positività al Covid-19 nelle carceri i detenuti positivi sono 804 su 53.142 presenze. Sono, invece, 876 i poliziotti positivi su 36.939. La campagna vaccinale procede anche in carcere: le dosi di vaccino somministrate ai detenuti sono 96.604.

Le violenze in carcere

Negli ultimi anni, tre casi di violenze in carcere hanno suscitato particolare scalpore: quelle presumibilmente avvenute su un detenuto ad opera di 5 agenti nel carcere di Monza nel 2019, quelle a Torino venute a galla nel 2019 e quelle avvenute ad aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per le quali ci sono 108 imputati nel processo iniziato a metà dicembre scorso. 

La riforma delle carceri

Il quadro che emerge da queste ricostruzioni non è, in conclusione, rassicurante. Secondo quanto scritto sul Quotidiano online del Ministero della Giustizia, la ministra Marta Cartabia ha affermato “Da gennaio il carcere sarà la mia priorità“, impegnandosi con i membri della Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario a individuare e introdurre “possibili interventi concreti per migliorare la qualità della vita all’interno degli istituti penitenziari”.