Vai al contenuto

L’affare Dreyfus: la storia vera del film L’ufficiale e la spia, in onda il 7 gennaio 2022 su Rai 3

Pubblicato: 07/01/2022 17:21

Venerdì 7 gennaio 2022 va in onda, su Rai 3, alle 21:20, l’ultimo film di Roman Polanski: L’ufficiale e la spia. Il lungometraggio, uscito nel 2019, tratta la storia vera riguardante l’affare Dreyfus, un errore giudiziario frutto dell’antisemitismo e del clima francese di fine XIX secolo. Il film, in particolare, racconta le indagini del tenente colonnello Georges Picquart, che si impegnò a far scagionare il condannato. Ripercorriamo la storia dell’affare Dreyfus, i suoi protagonisti e le sue ripercussioni sociali e politiche.

Cos’è l’affare Dreyfus e chi furono i protagonisti

L’affare Dreyfus è stato un conflitto politico e sociale scoppiato nella Francia del XIX secolo, dal 1894 al 1906. Il conflitto nacque dopo l’accusa di tradimento e spionaggio nei confronti del capitano Alfred Dreyfus, di origini ebraiche, a favore dell’Impero tedesco.

L’accusato, dopo un lungo e contorto processo, si scoprì essere innocente e gli storici identificano il vero colpevole nel maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy. Infatti, la condanna di Dreyfus fu un errore giudiziario, ancora oggi raccontato nei libri di storia per la sua enorme importanza a livello sociale e politico. Tutto quanto avvenne per una concomitanza di eventi: l’antisemitismo era diffusissimo nella società francese dell’epoca e il Paese aveva recentemente perso l’Alsazia e parte della Lorena a causa della Germania di Bismarck.

Il popolo francese era quindi schierato in due fazioni: da un lato c’erano giornali e politici antisemiti, ambienti ecclesiastici e monarchici, che sostenevano saldamente la colpevolezza di Dreyfus. Dall’altro lato, repubblicani, socialisti e radicali che ritenevano Dreyfus innocente e che, tuttavia, vennero minacciati, condannati o trasferiti. Alcuni, come lo scrittore Émile Zola, dovettero scappare e rifugiarsi in altri Paesi.

La figura principale che combatté per far scagionare Dreyfus fu il capo dei servizi segreti militari, Georges Picquart. Grazie a lui si scoprirono la falsificazione delle prove e il vero colpevole, nonostante fu condannato nel suo tentativo di far trapelare la verità sul processo.

Alla fine, fu un compromesso politico a salvare Dreyfus e a liberarlo, nel 1899. Insieme a lui fu liberato anche Picquart ed entrambi furono reintegrati nell’esercito qualche anno dopo.

La reazione degli intellettuali e l’antisemitismo

Il 13 gennaio 1898 Émile Zola pubblicò J’accuse, un testo che si propose come un’accusa a militari e reazionari per aver complottato a danno di un ufficiale innocente. Il giorno dopo la pubblicazione del J’accuse, Zola e un gruppo di scrittori, artisti e scienziati scrissero Il Manifesto degli intellettuali, con cui si sostenne la necessità di rivedere il processo e le accuse contro Dreyfus, divenendo così soggetti politici attivi a tutti gli effetti. 

Il caso Dreyfus fu un evento importantissimo poiché impose all’opinione pubblica francese anche una riflessione sull’antisemitismo. Dopo la sconfitta di Sedan, in cui la Francia cedette l’Alsazia e parte della Lorena alla Germania, gli ebrei diventarono un capro espiatorio su cui ricondurre le cause della sconfitta. 

Furono accusati di essere poco leali nei confronti della Francia e vennero dipinti come soggetti a capo della finanza e delle banche pronti a complottare contro la propria patria. Queste accuse, costruite su falsità e pregiudizi, erano propagandate su giornali, opuscoli e libri antisemiti. 

Su questo caso di errore giudiziario sono stati basati diversi film, saggi, libri di narrativa e tanto altro. L’ufficiale e la spia, il lungometraggio più recente, ha vinto il Gran premio della giuria alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e racconta per filo e per segno tutta la vicenda, vista dagli occhi di una delle vittime.