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Quarantena e lavoro: quando non è retribuita e come influisce sul rischio di licenziamento

Pubblicato: 24/01/2022 12:05

Nelle ultime settimane sono in corso importanti cambiamenti per quanto riguarda la quarantena e la gestione delle assenze dei lavoratori risultati positivi al Covid. In alcuni casi, è stata rimossa la retribuzione per chi si vede costretto a restare a casa in seguito all’avvenuto contatto con un positivo. I sindacati hanno già richiesto una modifica della norme, a favore della tutela dei lavoratori.

Quarantena precauzionale Covid: non è più retribuita

Il mancato rinnovamento dei finanziamenti per le persone costrette a trascorrere periodi di quarantena dopo il 31 dicembre 2021 ha comportato un importante cambiamento nella situazione dei lavoratori italiani. Fino alla fine del 2021 infatti, chiunque si trovasse a vivere un periodo di quarantenaprecauzionale” percepiva l’indennità di malattia anche in totale assenza di sintomi. Dal primo gennaio però ciò non è più possibile. Cgil, Cissl e Uil, spiega il Corriere della Sera, hanno chiesto il ripristino del finanziamento. Rosanna Dettori di Cgi ha riferito: “Ci sembra un provvedimento indispensabile a tutela dei lavoratori”.

Il segretario del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro Giovanni Marcantonio ha definito la soluzione dello “smart working” come la “più indolore”. “L’alternativa è che il dipendente si metta in ferie (in questo caso è lui a perderci) o che sia il datore di lavoro a garantire permessi retribuiti aggiuntivi (in questo caso ci perde l’azienda)” ha aggiunto.

Figli in quarantena e genitori lavoratori a casa: cosa succede alla retribuzione

Alcuni genitori lavoratori stanno facendo i conti con la necessità di restare a casa da lavoro per restare con i figli in Dad. I questo caso, ricorda il Corriere, esiste un congedo parentale speciale “Sars Cov 2”, che prevede la retribuzione al 50%. Quest’ultimo è stato prorogato fino al 31 marzo. Marcantonio ricorda che questa misura è valida solamente nel caso in cui il figlio non abbia più di 14 anni.

Licenziamenti e quarantena: serve chiarezza

Gran parte dei contratti di categoria prevede un periodo di malattia di 180 giorni definito come “periodo di comporto”. Le norme impediscono che un lavoratore venga licenziato per tutta la durata di questo periodo. Fino al 31 dicembre, la quarantena veniva considerata come “malattia”. Proprio per questo motivo, è possibile che per alcuni i giorni in questione vengano superati. Al momento sembrerebbe essere poco chiaro se la quarantena possa essere considerata oppure no come malattia.