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Coronavirus, l’immunità innata potrebbe essere il segreto per non ammalarsi: cosa ha rivelato lo studio

Pubblicato: 01/02/2022 13:11

Nella lotta contro il Coronavirus gli studi sembrano aver individuato un possibile nuovo alleato. Si tratta dell’immunità innata, in grado di proteggere l’organismo dal Covid e anche dalla variante Omicron, in cui si nasconde una proteina dal ruolo molto importante. Ecco che cosa hanno rilevato i ricercatori coinvolti nello studio.

Covid, l’immunità innata può difendere anche dalla variante Omicron: lo studio

Lo studio è stato pubblicato su Nature Immunology e ha visto coinvolti l’Humanitas University, l’ospedale San Raffaele di Milano, la Fondazione Toscana Life Sciences e la Queen Mary University di Londra. Ha analizzato le molecole che si trovano nel sangue e nei liquidi biologici e che operano come degli antenati degli anticorpi. Tutto è iniziato a marzo 2020 quando i ricercatori dell’Humanitas hanno studiato l’interazione tra Covid e immunità innata, in particolare tra il virus e alcuni particolari geni, appartenenti a una famiglia di antenati degli anticorpi. L’immunità innata è la prima difesa dell’organismo e può affrontare circa il 90% dei problemi derivanti dal contatto virus e batteri. Da questa ricerca era emerso come una molecola dell’immunità innata fosse capace di legarsi alla proteina Spike del Coronavirus, bloccandolo. Tale proteina è chiamata Mbl, cioè Mannose Binding Lectin, e avrebbe mostrato la capacità di riconoscere e bloccare non solo la variante Delta del Sars-CoV-2 ma anche la Omicron.

Cosa è emerso dallo studio dell’immunità innata e come potrà essere impiegata in futuro

L’immunità innata, cui appartiene la proteina Mbl, è seguita dall’immunità adattiva, di cui si occupano gli anticorpi e cellule T e che viene potenziata per esempio dai vaccini, essendo una linea di difesa più specifica. Dopo questa scoperta, lo studio è passato ad analizzare geneticamente i dati dei pazienti dell’ospedale e li ha incrociati con quelli contenuti nelle banche dati di tutto il mondo. Ne è emerso come variazioni genetiche di Mbl sembrassero associate alla gravità dell’infezione da Covid. Ora, l’obiettivo dei ricercatori è capire se questa molecola può assumere un ruolo da candidato agente preventivo/terapeutico in potenziali farmaci contro il Coronavirus, grazie alla sua funzione simile a quella di un anticorpo.