A gennaio la portata del Po è stata in netto calo, tanto da raggiungere livelli che sono solitamente rilevabili nel periodo estivo. Secondo l’Autorità Distrettuale del fiume Po, nel primo mese dell’anno la portata del maggiore fiume italiano ha fatto segnare un -25% rispetto alla media mensile. Nel quadro climatico attuale, con una cronica assenza di pioggia in molte zone del bacino, le associazioni del settore si dicono preoccupate e sottolineano le possibili ricadute negative per l’agricoltura.
Siccità e mancanza di precipitazioni: calano le riserve idriche
Nel monitoraggio effettuato dall’Autorità Distrettuale del fiume Po, l’apporto delle risorse idriche stoccate nei laghi e sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico è pari al -51% rispetto alla media del periodo 2006-2020. È probabilmente proprio questo il dato più negativo: se una minore portata del Po potrebbe rientrare in un periodo di “magra” invernale, è l’assenza di precipitazioni piovose e nevose a rappresentare la vera anomalia.
L’innevamento, nelle zone alpine di Piemonte e Lombardia, viene definito come “molto scarso” e ha raggiunto valori del -57,6% rispetto alle medie. Tale elemento finisce per ripercuotersi su tutte le risorse idriche del Nord Italia, a cui l’agricoltura attinge sopratutto in periodi di prolungata siccità.
Ad eccezione del Garda, tutti gli altri grandi laghi presentano importanti deficit di riempimento nel confronto con gli inverni del passato. Il Lago di Como registra un -66%, quello d’Iseo un -33%, mentre nel Lago Maggiore mancano circa 50 milioni di metri cubi di acqua, con un’altezza di 4,3 centimetri sullo zero idrometrico di Sesto Calende. Un valore, sottolinea l’Autorità Distrettuale, che è tipico del tardo periodo estivo.
Cambiamenti climatici e danni all’agricoltura: le possibili soluzioni
La situazione risulta preoccupante non solo per l’assenza di precipitazioni in alcune zone del Nord, in cui non piove ormai da quasi due mesi, ma anche per il possibile impatto degli incendi, favoriti dal forte vento. Secondo la Coldiretti, il futuro richiederà idee e progetti innovativi per affrontare i cambiamenti climatici: “La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana – afferma in una nota l’associazione – con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno, soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti”.
Lo scorso dicembre la Conferenza Istituzionale permanente, convocata presso l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po – MITE, ha dato il via libera ad una nuova sperimentazione che porterà il livello del Lago Maggiore da 1,25 a 1,50 metri per i prossimi 5 anni: lo scopo di questa regolazione è di garantire una maggiore riserva d’acqua ai territori di valle, anche nei momenti di prolungata siccità.
Nella stessa direzione sembra andare il progetto di Coldiretti e Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), che prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio.
“L’idea è di costruire, senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale, laghetti in equilibrio con i territori – spiega Coldiretti – che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”.